“La Fattoria – un Mondo da Ritrovare per Ritrovarsi”
Sperimentazione metodologico-didattica per l’integrazione degli alunni diversamente abili
E’ cominciato tutto cinque anni fa, durante il progetto teatrale “I musicanti di Brema”. I piccoli attori dai 5 ai 10 anni erano alle prese con la preparazione dei costumi e con la difficoltà di imitare gli amici animali della nota fiaba dei Fratelli Grimm. Così un bel giorno noi insegnanti, coinvolte nel progetto, decidemmo di far incontrare i nostri teatranti con i protagonisti reali della fiaba.
L’esperienza in fattoria fu bella, interessante, coinvolgente per adulti e bambini … Il gestore della “Verde Fattoria Didattica”, un abile “istrione”, ben introdusse gli alunni nel mondo meraviglioso e per molti sconosciuto, della vita in campagna. Diede loro l’occasione di provarsi quali pastori, agricoltori, massari pronti a sfruttare i prodotti della terra. Capimmo subito che un’esperienza così non poteva essere breve, aveva bisogno di essere sperimentata per più tempo per lasciare tracce indelebili, perché la finzione si trasformasse in modus vivendi. L’anno successivo, quindi, preparammo la sperimentazione metodologico-didattica per l’integrazione degli alunni diversamente abili, in fattoria! Vi presero parte 35 alunni, formando un gruppo eterogeneo per età e capacità. Coinvolgemmo l’Amministrazione Comunale per poter raggiungere “La Verde Fattoria Didattica” di Calimera a bordo di un simpatico scuolabus.
L’avventura ebbe così inizio: era l’anno 2008.
All’avvio di ogni anno scolastico la domanda è d’obbligo: in fattoria si va? La risposta fino ad ora è stata positiva da parte di tutti: alunni, famiglie, scuola e Comune.
Perché? -io mi chiedo- se dotiamo le aule di scuola primaria di Lavagna Interattiva Multimediale, abbiamo laboratori d’informatica e laboratori scientifici super attrezzati, corsi d’Inglese…?
Perché? -io mi chiedo- se realizziamo PON di Scienze, d’Italiano, di Matematica, tutto così attuale, così moderno, così all’avanguardia… non basta per un progetto formativo?
Perché? -io mi chiedo- tutti concordiamo nel riconoscere il bisogno di riappropriarci di gesti antichi, di vecchie sensazioni, odori, sapori … Cos’è? Nostalgia di maestrine di un piccolo paese? O vero bisogno educativo? Forse una nuova emergenza educativa? Cosa vogliamo da questa esperienza o meglio che cosa ci dà?
In primo luogo ci dà gioia e quando siamo felici tutto è più affrontabile: il disappunto con l’altro, la fatica, il perseverare in un compito anche se gravoso, la differenza fra me e l’altro.
La campagna, gli animali sembrano avere poteri magici: azzerano le diversità, in quanto ognuno riesce a trovare la sua dimensione, il suo punto di contatto con se stesso, con l’ambiente e con il compagno. L’aiuto reciproco, la solidarietà, la partecipazione, il fare si realizzano naturalmente.
L’ambiente e le attività provocano istintivamente la collaborazione del compagno più vicino: il secchio pieno d’acqua è troppo pesante da portare da solo, strigliare l’asino è meglio farlo in due o in tre, per bagnare il pane duro e impastarlo con la crusca ci vogliono quattro mani almeno, poi bisogna portarlo alle galline… e c’è da portare al pascolo gli ovini, da curare l’orto… attività tutte che è bello, divertente e necessario fare in compagnia.
E’ un’esperienza che favorisce, con semplicità, il nascere di abilità sociali come il peer tutoring (l’insegnamento reciproco), la peer collaboration (la collaborazione fra pari).
All’interno della masseria i bambini si impegnano a svolgere le mansioni necessarie a portare avanti, con responsabilità e cura, animali e piante. Emergono naturalmente abilità organizzative negli spostamenti, nel passare da una attività all’altra e nell’uso degli attrezzi da lavoro.
Non sappiamo se lo spirito di collaborazione, la solidarietà, la curiosità e la gioia che hanno caratterizzato il laboratorio siano destinati a durare e a rafforzarsi nel tempo. Ciò che è certo, è che l’esperienza vissuta resterà nel cuore di chi vi ha partecipato come momento significativo nel lungo cammino verso lo sviluppo della personalità.
La speranza è che questi giovanissimi possano diventare adulti rispettosi e consapevoli, perché ogni uomo ha il diritto di coltivare e di esprimere al meglio ciò di cui la natura lo ha dotato, più o meno generosamente.
La speranza è che le creature conosciute in fattoria rimangano in ciascuno quali fonti di rinnovata relazione uomo-natura, in un dialogo equilibrato tra esseri che si riconoscono abitanti dello stesso pianeta, non più estranei o antagonisti gli uni agli altri, per una musica corale.
Concetta Trovè