Caso Peep: il fatto amministrativo risale a tre anni fa
I consiglieri di minoranza smentiscono alcun coinvolgimento nell’esposto alla Procura.
Non è mai bello sentire che la Procura è entrata nel Palazzo di città. Vuol dire che i cittadini di quella città possono essere stati raggirati da chi loro avevano mandato ad amministrarli con onestà. Ci si sente traditi. Purtroppo accade sempre più spesso. E’ di oggi la notizia che anche per il sindaco di Martano, Massimo Coricciati, è stato aperto un fascicolo dalla Procura della Repubblica di Lecce per “tentato abuso di ufficio”.
Il fatto risale al 2011. Era uno dei primi della nuova giunta, in cui lo stesso sindaco era stato presente. Si approvò il cambio di destinazione d’uso di un ampio terreno confinante con il Poliambulatorio, da verde a suolo residenziale, di proprietà del neoeletto sindaco, di alcuni suoi parenti e di altri privati. Sul piatto della bilancia a rendere meno indigesta la minestra le proprietà offrirono un pezzo di terreno da destinare ad una struttura che dovrà ospitare il “Dopo di Noi”, in via di ultimazione. Accoglierà indigenti e diversamente abili rimasti senza assistenza familiare. Il rimanente terreno sarebbe stato liberato per edilizia residenziale. Si andava a modificare anche il Prg, naturalmente.
La gente rimase perplessa da quella decisione, interpretando la cosa come la realizzazione di interesse privato da parte del neo primo cittadino. Forse è stata inopportuna l’approvazione di quella delibera, come primo atto: “cominciamo bene”, commentò la popolazione. Dimostrando, peraltro, tanta, troppa ingenuità per la presenza del sindaco in quella seduta che diventava elemento che invalidava l’atto. La legge impone l’allontanamento dell’amministratore interessato alla decisione. Ci si rese conto, solo successivamente che quell’atto era illegittimo. Tanto che la stessa giunta corse ai ripari annullandolo per “autotutela”. Successivamente, però, passò in Consiglio, nonostante i rilievi avanzati dalle opposizioni. A sollecitare l’intervento della Procura sarebbe stata una segnalazione a firma di due consiglieri di opposizione. Ma, Antonio Bovino smentisce che mai nessun consigliere di minoranza avrebbe firmato un esposto del genere. “Noi abbiamo avanzato solo osservazioni alla Regione. Per scelta ci siamo, solo, interessati all’attività politica ed amministrativa escludendo ogni ricorso alla magistratura, mai una denuncia penale”. Perciò, conclude, chi ha firmato quell’atto avrebbe realizzato un falso e millantato credito: “quei nomi sono falsi”. Il sindaco si dichiara di affrontare con serenità la situazione. Andrà in tribunale entro venti giorni a dare spiegazioni e difendere le proprie scelte. Rimanendo sempre convinto che quell’atto ha portato beneficio al paese: “su quel terreno che abbiamo donato è in via di conclusione la struttura del “Dopo di noi”. Con quell’atto abbiamo evitato di perdere un consistente finanziamento da parte della Regione”.
Ora- però- si apre un altro capitolo meno auspicabile ma più pericoloso che potrebbe mettere in crisi la stessa amministrazione.
Fernando Durante
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