Patto dei Sindaci: Martano ha il suo Piano d’azione per l’energia sostenibile.
Da tempo Corte Grande segue con grande interesse la questione del “Patto dei Sindaci”, con interventi e incontri pubblici cittadini. A quasi tre anni e mezzo dall’inizio dell’iter, nell’aprile 2014 la Commissione europea ha finalmente approvato il Piano d’azione per l’energia sostenibile (PAES) redatto dal Comune di Martano. La città possiede dunque un documento di ricognizione di alcune tipologie di interventi da poter sviluppare nel settore dell’efficientamento energetico e dell’energia sostenibile. Tuttavia ora, tra il dire e il fare, rimane aperto il problema centrale del finanziamento di queste azioni. Quali fondi utilizzare? Come poterli intercettare? Con quali tempi?
Il Patto dei Sindaci è il principale movimento europeo che vede coinvolte le autorità locali e regionali nell’obiettivo di aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei loro territori. Attraverso il loro impegno i firmatari del Patto intendono raggiungere e superare l’obiettivo europeo di riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2020.
I firmatari del Patto si impegnano a predisporre un Inventario di Base delle Emissioni (IBE, ovvero la quantificazione di anidride carbonica rilasciata in atmosfera per effetto del consumo energetico che si verifica sul territorio comunale) e a presentare un Piano d’azione per l’energia sostenibile (PAES), vale a dire il documento che definisce le modalità e le azioni attraverso cui si intende raggiungere l’obiettivo della riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2020.
In provincia di Lecce sono stati 83 i comuni ad aver sottoscritto il “Patto dei Sindaci”. Il Comune di Martano vi ha aderito nel novembre 2010 e, dopo una serie di ritardi che hanno accomunato gran parte delle città firmatarie della provincia di Lecce, ha deliberato il proprio PAES il 29 novembre 2012. Il documento è stato infine approvato dalla Commissione europea nell’aprile 2014.
L’Inventario di Base delle Emissioni per Martano assume come anno di riferimento il 2009, a partire dal quale sarà misurato l’obiettivo dell’abbattimento della quota di CO2 prodotta a livello comunale. L’IBE ha individuato negli edifici e nel sistema della mobilità comunale i maggiori responsabili dell’emissione di anidride carbonica. Infatti, nel 2009 sono state prodotte a Martano 25.945 tonnellate di CO2, dovute in larga parte alla combustione per il trasporto (13.511 t), al consumo di energia elettrica (8.503 t) e alla combustione per il riscaldamento degli edifici (3.931 t).
L’obiettivo del PAES di Martano è quello di ridurre la produzione di anidride carbonica di almeno il 24%, il che equivale ad abbattere di qui al 2020 una quota di CO2 pari a 6.225 t. Considerati i valori demografici di Martano, su ciascuno di noi grava cioè la responsabilità di abbattere 0,65 t di produzione di anidride carbonica di qui al 2020. Obiettivo non da poco, visto che, tanto per fare un esempio, a Martano esistono 57 autovetture ogni 100 abitanti (compresi gli anziani e i bambini) e che nella nostra città il consumo pro-capite di energia elettrica è pari a 1.737 kWh.
Per raggiungere questo obiettivo il Piano individua 4 aree prioritarie di intervento: a) riduzione dei consumi e aumento dell’efficienza energetica degli edifici; b) incentivazione della mobilità sostenibile; c) impulso alle fonti rinnovabili di derivazione fotovoltaica e solare; d) partecipazione attiva dei cittadini.
Nella prima area sono previsti interventi come la riqualificazione dell’illuminazione pubblica con passaggio alla luce a LED; la riqualificazione degli edifici pubblici comunali (il Palazzo comunale, gli edifici scolastici e gli impianti sportivi) attraverso la sostituzione degli impianti termici, il miglioramento dell’involucro esterno, l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti delle scuole e la costruzione di una tettoia fotovoltaica sugli spalti del campo comunale; l’efficientamento energetico delle oltre 4000 abitazioni private presenti sul territorio di Martano attraverso sgravi fiscali o sovvenzioni.
Nel secondo settore di intervento, il PAES intende incentivare la mobilità sostenibile attraverso la costruzione di marciapiedi e piste ciclabili (via Mameli, vicinale Capasa, vicinale in direzione Carpignano Salentino); la messa a regime di una zona a traffico limitato nelle aree di Piazza Assunta e via Trinchese.
Nel terzo settore di intervento, il PAES si pone l’obiettivo di incrementare la produzione di energia fotovoltaica. Dopo aver registrato il ritardo culturale di operazioni che hanno portato a installare sul territorio comunale quasi esclusivamente impianti a terra di grandi dimensioni che deturpano il paesaggio e consumano suolo fertile (6.482 kWp a terra su 6.716 kWp totali), il Piano esprime una decisa opzione verso la soluzione da tempo invocata di installare il fotovoltaico sui tetti, per l’autogenerazione diffusa.
Ultimo e decisivo ambito è quello della promozione di eventi di sensibilizzazione per la mobilità sostenibile.
Si tratta, evidentemente, di una serie di misure che se sviluppate con determinazione potrebbero portare a un deciso miglioramento della salubrità dell’ambiente e della qualità della vita nella nostra città. Carmine Blasi, consulente del Comune di Martano per la redazione del PAES, si dichiara soddisfatto dell’approvazione del Piano, sottolineando come esso stia già indirizzando l’attività amministrativa verso determinate tipologie di intervento (su tutti, l’efficientamento dell’illuminazione pubblica di alcune strade). La mole delle azioni previste dal PAES richiede tuttavia una disponibilità di finanziamenti che attualmente non è prevista ed è fuori portata: se nel prossimo futuro le amministrazioni non saranno in grado di attirare risorse e mettere a disposizione voci di bilancio per il cofinanziamento delle azioni previste del Piano, il rischio che esso possa rimanere lettera morta o che possa essere realizzato solo in parte sarà molto alto. Per questo, come sottolinea Blasi, «è importante che la nuova programmazione [europea n.d.r.] di investimenti 2014-2020, contenga azioni di sviluppo specifiche per i Comuni virtuosi che hanno implementato i PAES», sebbene «i Comuni devono comunque partire con i propri piani, utilizzando anche altre risorse, e al tempo stesso lavorare sinergicamente (amministratori, tecnici, stakeholder) per intercettare tali finanziamenti».
La responsabilità futura delle singole amministrazioni appare tanto più stringente quanto più si considera che il ruolo della Provincia di Lecce, che fino a questo momento ha tentato di coordinare il processo di implementazione del Patto dei Sindaci tra gli 83 comuni, entrerà presto in un cono d’ombra a causa dello svuotamento delle competenze finora attribuitegli. Del resto, l’Amministrazione provinciale ha già mancato il primo colpo: la scelta di finanziare una cabina di regia per tutti i PAES salentini, invece che contribuire direttamente alla realizzazione dei singoli piani, è stata bocciata dagli organismi comunitari.
Quella che si apre ora è una strada incerta, dove a fare la differenza sarà la capacità delle singole amministrazioni di tenere fede ai propri strumenti di pianificazione, perseguendone tenacemente la realizzazione.
Antonio Bonatesta
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