PERCHE’ MAI MATERA?
La mancata promozione di Lecce a Capitale europea della Cultura, dopo il vagheggiato sorpasso della favorita Matera, e’ risuonata l’altro ieri nel quartiere generale locale, confluito nel Museo, come un’ amara sconfitta.
Quasi come una squalifica, a punteggio-zero.
L’insuccesso ha risvegliato tanti dal sogno delle “Eutopie”, il tipo di proposte elaborate in questa competizione, custodite dal Comune in parte come “arma segreta” decisiva per la vittoria.
Ma, i dissensi (senza tralasciare le competenze snobbate) che si erano manifestati in citta’ nel corso della vicenda sono aumentati dopo l’ enfatizzata accoglienza della Commissione giudicatrice e la presentata citta’, per un giorno “vivificata” da fantasmagoriche effervescenze;
Per il Sindaco originale potenziale per un lancio nel futuro, rispetto alla concorrente ripiegata sul passato.
Eppure la “solita Matera dei sassi”, liquidata perche’ priva di ferrovia ed aereoporto, ha conquistato i Commissari valutatori con progetti culturali armonizzati sulle presenze dal valore universale del “luogo”, con iniziative semplici, come il rituale della panificazione..
Non mancano ora interpretazioni maliziose sull’ insuccesso, per depotenziare i leaders pugliesi, ma resta ineludibile ripensare al modello di gestione di una citta’, ristretta al “Barocco”, raffinata, accogliente, fortunata nuova meta turistica, grazie anche al “Salento”, dove prevale il paternalismo clientelare e caricatevole, la logica del “primato”, tra l’individuale e l’elettorale, una cultura fra l’eccellenza ed il ricreativo.
Che fare dunque del nostro ampio, antico e recente patrimonio culturale, sempre solo ben decantato?
Giacomo Grippa
(responsabile D.A. Lecce).
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Il solo fatto di movimentare la città per il giorno della visita dei commissari rende l’idea del comportamento tipico dell’italiano-leccese medio: cercare di ottenere un qualcosa che non merita millantando qualcosa che nella quotidianità non esiste.
Vedere Perrone che abbraccia Nandu Popu sulla frase “la cultura è rivoluzione” è decisamente patetico.
E il perchè di tutto ciò l’ho capito quando ho saputo che a Matera è stato assegnato un premio da 1 milione di euro…
Che fare? Imparare l’arte dell’umiltà non molto praticata in generale, ma dal leccese “doc” in particolare. Non si vive di solo pane, come non si vive di solo barocco, Santa Croce e annessi e connessi. Si vive anche e soprattutto di anima, sentimenti, semplicità vera e non effetti speciali e manierismo. Lecce è una gran bella dama vestita di pizzi e ornamenti, ma senz’anima. A volte invece un sasso può scaldare il cuore.