Tasse e debiti: un binomio inscindibile
Aumentano la tasse ed aumentano i debiti. Funziona così in Italia. Non c’è da sorprendersi. Ed ovviamente nemmeno Martano rappresenta un’eccezione. Il consiglio comunale del 9 settembre (anche se con i voti contrari di 7 consiglieri) ha introdotto il pagamento della Tasi con quasi il massimo dell’aliquota. In ogni caso, come ben sanno i contribuenti martanesi, non è la prima volta che il conto da pagare è salato. Ci sono già altri precedenti, quello più recente è rappresentato dalla mini Imu versata un paio di anni fa. Una vessazione che allora si poteva evitare recuperando quarantamila euro dalle casse comunali. Ma niente, l’idea di diminuire la pressione fiscale per lasciare maggiore liquidità nelle tasche delle famiglie e delle imprese in tempo di crisi non rientra nelle volontà di questa amministrazione. Tasse e debiti sembrano un binomio inscindibile dell’azione politica di questi ultimi cinque anni. Ma, sarebbe il caso di provare a dare delle spiegazioni fattibili di questo fenomeno. Come ben sapete e come ho già scritto altre volte dalle colonne di questo giornale il debito pubblico enorme che la nostra città sta accumulando non si è tradotto in nessun servizio o prestazione pubblica a vantaggio dei cittadini. Anzi, la qualità dei servizi pubblici sembra allontanarsi sempre di più da cannoni accettabili. Basta dare uno sguardo alla manutenzione del verde pubblico. Giusto per fare l’esempio più lampante. Ma l’elenco potrebbe essere ancora più lungo. Quindi, come si spiega questo binomio inscindibile che sta trascinando Martano verso punti sempre più bassi? La spiegazione è semplice e gli atti amministrativi sono accessibili a chiunque abbia voglia di spendere qualche minuto per comprendere. L’ingente spesa pubblica che fa aumentare il debito e di conseguenza le tasse si perde in mille rivoli che rappresentano interessi specifici ma che anche se messi tutti insieme non rappresentano il bene comune. Detta così è una considerazione astratta. Entrando meglio nello specifico lo spendi e spandi ha riguardato tutto e tutti. Dalle opere pubbliche (fontana e manutenzione annessa) alle piccole spese inutili. Emerge da questa gestione del denaro pubblico, ma non è un fenomeno esclusivamente martanese, una visione privatistica della democrazia. Un esercizio del potere a vantaggio di pochi. Chi è dentro è dentro chi è fuori è fuori. E rappresenta esattamente il motto attorno al quale si è mosso il sistema politico italiano negli ultimi anni. Incapace di riconoscere i bisogni e le aspirazioni al di fuori del proprio orticello, del retrobottega di partito. Questa visione è diventata ancora più riconoscibile con lo smarrimento delle grandi idee del Novecento (le ideologie, per meglio intenderci). Senza questi grandi apparati di idee i rapporti di potere sono emersi nella loro crudezza. L’auspicio è che dalla critica a questo modo di operare possano emergere delle bussole in grado di orientare diversamente chi sarà chiamato dagli elettori governare il paese nei prossimi anni. In primis, il binomio tasse e debiti andrebbe sostituito con quello trasparenza e solidarietà. Tradotto in maniera più specifica, bisogna restituire una possibilità a tutti. È fondamentale, può rappresentare una piccola speranza, soprattutto di questi tempi. Ed a proposito di tempi non si conoscono ancora quelli delle primarie del centrosinistra. Ma sembra che si faranno. A quanto pare nessuno vuole sottrarsi al confronto con i cittadini. Una scelta saggia. Condivisibile. In linea con l’evoluzione e le trasformazioni della democrazia occidentale, sempre meno legata ai partiti e sempre più attenta alle dinamiche dell’opinione pubblica. Come testimonia il recente calo degli iscritti in quasi tutti i partiti europei.