La Storia
Il giornale si chiamerà “Corte Grande”. Per quanto semplice nei termini, la comunicazione di Salvatore Caracuta, diviene perentoria nel tono, tanto che riduce allo zero lo spazio di discussione. Sarà una seconda mamma, ho pensato. Comunque qualcosa di molto vicino ai suoi più profondi sentimenti. Mi viene da ridere ma mi trattengo. L’arcano, mica poi tanto, si libera dei suoi panni segreti per spiegare che la “ Corte grande” è una delle eredità comuni a tutti i martanesi che costituisce una parte importante dell’identità del paese, il senso dell’appartenenza. Erano abitazioni che si affacciavano su un cortile comune. Hanno vissuto anni di completo abbandono. Ora, qualche lungimirante si sta adoperando per recuperarle.
All’interno, le vecchie catapecchie stanno divenendo delle camere accoglienti e confortanti. Ma i muri esterni portano incisi i segni della storia. Icone, come piazza Assunta e la sua festa. Come la “Candelora”, come quel pizzico di pazzia, “ o fiuro att’is’paccia ene s’Martana” (il fiore della pazzia è a Martano), ricordava lo studioso grico: costituiscono l’orgoglio e l’identità del popolo. Insomma uno di quei posti che costituiscono l’eredità e le radici dei martanesi , a ricordo della loro storia. Era il posto in cui scorreva la vita quotidiana di un gruppo di povere famiglie. In questa, si gioiva e si soffriva insieme. Si attingeva acqua, elemento preziosissimo, all’epoca, dal pozzo comune. Si apprendevano e si davano le notizie. Si confidavano segreti. Si viveva di quella solidarietà quotidiana spicciola, fatta di scambi in natura: di pane, di sale, di olio. I ragazzi crescevano forti, protetti ed accompagnati da valori semplici ma importanti, per la vita. Appunto:la corte era la vita. Soprattutto, è il posto in cui vorremmo – idealmente – farvi entrare, come fosse una piazza aperta. Dove tutti i martanesi, da protagonisti, sono invitati a guardare lo scorrere quotidiano. Senza segreti, senza paravento. Invitando i ragazzi a curiosare. Per capire di più delle cose che li riguardano. Per dire loro che ci sono tante cose belle e pulite, per cui vale la pena di vivere intensamente. Per quanto non c’è da illudersi, perché oggi – per loro- è dura, veramente. Per raccontare alla gente delle cose che sfuggono ai ritmi di una vita sempre più vorticosa e distratta. Per togliere i muri dal palazzo di città. Per scoprire quante sedie, di grande od infimo potere, sono occupate e da chi. Per scoprire quanta gente è in piedi, da sempre. Per far posto a chi non ne chiede, ma la merita.
Per fare tutto questo serve quel pizzico di follia della quale si è detto. Ma per Martano vale la pena. Ormai il paese è riconosciuto per la centralità che riveste in numerosi servizi, importanti. Ed altri ancora saranno dislocati sul territorio, a breve. Confluiranno molti altri dai paesi che fanno parte dell’Unione dei comuni della Grecìa Salentina. Ospita, da quando è stato istituito, il Distretto socio-sanitario dell’Asl. Gli Istituti superiori che vi insistono sono riconosciuti fra i più qualificati. Sono un fiore all’occhiello per il paese. D’altro canto manca il lavoro. Quello che c’è, rientra per gran parte fra il precariato diffuso. Martano soffre di queste piaghe, oggi. Con il suo più importante settore edile in affanno. La filosofia napoletana dell’arrangiarsi, trova applicazione in ogni espressione di sopravvivenza. Noi, per quanto privi di armi di fronte a questa piaga, faremo il nostro dovere di informare, di diffondere eventuali buone notizie. Con passione ed attenzione. Ma, e qui viene il difficile, vorremmo farlo con simpatia e con garbo. L’uscita di un giornale è, di suo, un piacevole, quanto importante evento. Che comprende, oltre ad un impegno economico notevole, anche tanto lavoro, sacrifici, idee. Mutuando la frase più celebre di Martin Luther King, anche noi avremmo un sogno ambizioso da realizzare: aiutare il paese a crescere, nel miglior modo possibile. Stimolare i giovani ad interessarsi del loro futuro, avvicinandoli alla Politica. La scrivo con la maiuscola perché mi piacerebbe dimostrare che non tutto è marcio. Perché è difficile ma non impossibile volare alto. Perché se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Ragazzi! E’ importante.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato a questa prima uscita ed a coloro che ne hanno finanziato il progetto. Un abbraccio ed un ringraziamento di cuore, a tutti. Proviamoci. Ad maiora.
Fernando Durante