RESOCONTI A MARGINE DELL’INCONTRO SUL DISSECCAMENTO DEGLI OLIVI
Il 3 novembre scorso si è tenuto nella sala consiliare del Comune di Martano un incontro pubblico su “Disseccamento ulivi: analisi, sperimentazioni, legislazione regionale”, promosso dal Forum Ambiente e Salute e Spazi Popolari con il patrocinio dell’Amministrazione comunale. La copiosa partecipazione di pubblico ha messo in evidenza quanto la questione sia sentita presso la cittadinanza e gli operatori economici. Inquesto senso, l’incontro ha rappresentato l’avvio di un percorso di ascolto e di attivazione che vedrà l’Amministrazione impegnata nei prossimi mesi. Il territorio è in cerca di risposte a quanto sta accadendo da alcuni anni a questa parte. Le sfide poste dal disseccamento degli olivi sono epocali e non possono essere sopportate dall’opinione pubblica senza l’ausilio dei suoi presidi scientifici, istituzionali, politici e di partecipazione civica, chiamati a fornire strumenti di interpretazione e soluzioni ai problemi sociali ed economici posti dall’epidemia. La questione principale è data, tuttavia, proprio dal rapido cortocircuitare del discorso pubblico e dalla rottura del rapporto tra scienziati, istituzioni e territorio, che ha assunto rapidamente le classiche sembianze dei conflitti tipici della nostra contemporaneità:“alto” vs “basso”, “globale” vs “locale”. Il punto di collasso è stato rappresentato dall’ambigua correlazione tra il batterio Xylella fastidiosa (Xf) e il disseccamento degli olivi, su cui si è configurata la drastica risposta delle istituzioni basata sul regime di emergenza e sull’abbattimento degli olivi (“infetti” e contermini). Al di là del ruolo che i ricercatori baresi hanno avuto nell’indicare Xf quale principale responsabile del contagio, provocando l’attivazionedel protocollo comunitario di quarantena, la portata del piano di eradicazioni è “coperto” dal“principio di precauzione”. In base a questo principio, riaffermato nella vicenda Xylella da un recente sentenza della Corte di Giustizia europea, nel momento in cui valutazioni e dati scientifici non consentano di determinare con certezza il grado di rischio, occorre comunque reagire rapidamente per salvaguardare la salute umana, animale o vegetale. Nel nostro caso, dunque, abbattere gli olivi, anche se questi sono infetti in modo presunto o anche sequesti sono sani ma vicini a presunti alberi infetti. Si tratta delle regole che allo stato attuale normano il nostro diritto ambientale. Le stesse norme che consentono di intervenire in caso di esplosioni all’interno di fabbriche, sebbene non si conosca con esattezza l’entità del danno prodotto sull’ambiente e sull’uomo. Le regole, e dunque i principi cui sottendono, non sono né buone né cattive. La loro efficacia o la loro desiderabilità dipendono dal contesto in cui si applicano. Metterle in discussione è legittimo, soprattutto se si tocca il paradosso per cui lacura somministrata rischia di essere più distruttiva della malattia. Questo però ha necessariamente un prezzo, il più importante dei quali è stato la polarizzazione del discorso pubblico, già radicalizzato dall’incertezza scientifica, dalla violenza della risposta istituzionale e dalle dinamiche della comunicazione sui social media.Questi ultimi, come è noto, non favoriscono il confronto tra idee diverse ma, al contrario, attirano le nostre preferenze all’interno di “echo chambers” – pagine, gruppi di discussione ecc. – in cui semplicemente troviamo conferma delle nostre convinzioni di partenza, rafforzandole e radicalizzandole.Nei ristretti limiti di questo articolo è impossibile ripercorrerel’intera vicenda Xylella, di cui v’è ampia e documentata traccia sul web. E’ possibile solo fare alcune valutazioni e provarea tracciare una prospettiva che consenta alle amministrazioni locali di non piombare in un immobilismo impotente, schiacciate dall’enormità della collisione tra sapere scientifico, politicae correnti di opinione pubblica. Una prima considerazione da fare è che, al netto dei complottismi, la soluzione arriverà solo dalla scienza ed essa ha i suoi tempi e i suoi protocolli che vanno rispettati. La seconda è che è necessario sostenere massimamente la ricerca scientifica. Terzo, nel vuoto e nei ritardi della scienza e della politica, il territorio si organizza producendo una sua risposta: è giusto ed è bene che sia così. Cura delle campagne e degli oliveti, ritorno alla terra, eliminazione della concimazione chimica, messa al bando dei pesticidi, sperimentazione di buone pratiche agricole. Questa è la risposta che una partedel territorio ha elaborato al problema del disseccamento degli olivi. Se da una parte essa è auspicabile e condivisibile, dall’altra non può avere la pretesa di validarsi scientificamente da sé, né di essere omnicomprensiva e fare negazionismo su tutto il resto. La risposta elaborata dal territorio, in quanto tale, è una narrazione – nell’accezione positiva del termine– non una risposta scientifica al problema della presunta responsabilità di Xf o del disseccamento. Attiene cioè ai desiderata e ai principi con cui organizzare le nostre società e ilnostro modo di produrre e consumare, e non ai protocolli di validazione della scienza. Solo accettando questa premessa la mobilitazione prodotta da una parte del territorio può uscire dall’autarchismo militante che ha sotteso alla sua costruzione e socializzarsi nel senso più ampio del termine, contribuendo alla soluzione del problema. L’Amministrazione comunale di Martano, sostenendo l’incontro del Forum, ha voluto fare un investimento proprio nella socializzazione della risposta del territorio al problema degli olivi. Sul terreno incerto del disseccamento, un’amministrazione ha il compito di colmare la distanza che passa tra un portatore di interessi diffusi (un pensionato statale o un insegnante sensibili ai temi ambientali) e uno di interessi materiali (un proprietario di un terreno di olivi, uno dei tanti nella zona grigia di chi non si mobilita, non si pronuncia, non sperimenta ma è colpito allo stesso modo di quei pochi che lo fanno), includendo nell’equazione anche le realtà produttive e cooperative del territorio. Cioè l’economia, l’agroalimentare, il turismo, laproduzione materiale e anche immateriale delle nostrecomunità. In de nitiva, incontri come quello di Martanopartono dalla consapevolezza che la portata del problema sia tale da non potersi risolvere attraverso un con- itto tra civiltà e mondi contrapposti. Occorre allargare le maglie del confronto, responsabilizzare le istituzioni, destrutturare le narrazioni egemoni e contrapposte per liberare tutte le voci e governare gli interessi in campo.