I funerali del vicecomandante della Polizia Locale, Antonio Campa
Le lacrime di Cutrofiano hanno accompagnato il vicecomandante della Polizia Municipale, Antonio Campa, verso l’ultimo viaggio. Ad attenderlo all’uscita da casa c’era un picchetto composto di suoi colleghi dei paesi vicini (I vigili locali non potevano proprio essere fra questi, tanto era il dolore che li aveva colpiti), molti i sindaci del circondario, i primi cittadini dell’Unione dei comuni della Grecìa Salentina, della cui enclave il paese è parte importante. Tanti, ancora, gli impiegati comunali che lo avevano conosciuto nel corso della sua vita lavorativa. Ma, soprattutto, tutta la gente di Cutrofiano ha reso l’ultimo saluto al suo amico poliziotto. Anche Carabinieri e Polizia di Stato sono stati presenti con una loro rappresentanza.
Si muove piano il corteo, quasi a voler trattenere il lento procedere del corteo che un destino crudele ha portato via. Una assenza che “lascia un vuoto incolmabile nella comunità”, per dirla con il sindaco, Oriele Rolli. Un agente, ha continuato il primo cittadino, “ rispettoso delle istituzioni, nostro- mio grande amico, legatissimo ai valori della famiglia, punto di riferimento per tutto il paese; nonostante il fatto che eravamo anche coetanei, abbiamo fatto le scuole elementari insieme, in servizio non mi chiamava mai per nome, come- peraltro fanno tutti- ma sindaco”. A questo punto – data l’analogia del cruento episodio che ha portato alla morte – è stato inevitabile il ricordo dell’ex comandante Franco Russo che, qualche anno fa, decise di togliersi la vita. Un colpo che il paese deve ancora metabolizzare. “Quante cose avete da raccontarvi”, immagina Rolli, l’emozione tronca le parole in gola. A scrivere la parola fine alla vita del povero Antonio, com’è noto, è stata la sua passione per la pesca. Un incauto movimento su quegli scogli appuntiti della Palascia, in località Palombara – a sud del porto di Otranto, gli sarebbe stato fatale. Probabilmente, ha perso l’equilibrio cadendo in una fossa a testa in giù: non c’è stato niente da fare. Lo hanno trovato i marinai della Capitaneria di Porto e la Guardia di Finanza.
E’ toccato a don Enzo Giannachi, parroco della parrocchia Santa Maria della Neve, presso la quale si è celebrato il rito funebre, inviare un messaggio di speranza e di conforto ad una comunità sconvolta dalla tragedia. “Quanti segreti hai portato con te, caro Antonio, “ ha commentato il sacerdote, “ci sarà un invisibile filo che legherà per sempre la tua famiglia al tuo ricordo, alla tua gente, ai tuoi colleghi che, umanamente, si chiederanno tutti perché di questa tragedia”. Un perché che non avrà una risposta se non nella speranza dell’eternità, perché“neanche un dramma come questo potrà mettere in dubbio la nostra fede in Cristo”. Comunque, questa tragedia contiene in se un grande messaggio, ha continuato don Enzo: ”siate sempre pronti”. Perciò, invita a vivere una vita cristiana, “come quella che ha vissuto il nostro Antonio”.
Basterà per consolare i famigliari? Smarrito ed emozionato il comandante della Polizia Locale del luogo, Mino Durante, ha ricordato l’amico, “le spiccate doti umane e professionali”. A privarci della sua presenza è stato “un destino beffardo e crudele, ci ha portato via l’amico, il collega straordinario: non ti dimenticheremo mai”, ha concluso il comandante. All’uscita della chiesa accolgono la salma le note del concerto – “Aranjuuez”- di John Williams, per ricordare l’appassionato amico chitarrista. Incombono le prime ombre della sera sul paese quando la salma si avvia verso l’ultimo viaggio, il buio scende nel cuore dei cutrofianesi.