Occhi Che Raccontano
“Ho scelto di raccontare la Shoah dal punto di vista dei bambini, perché sono gli unici che riescono a narrare la realtà così com’è, senza filtri.” – Queste le parole che, l’autore e attore Fabrizio Saccomanno, ha rivolto agli studenti dell’Istituto S. Trinchese di Martano dopo aver rappresentato lo spettacolo “Shoah, frammenti di una ballata”.
“Mi è stato affidato un progetto inerente alla Shoah – aggiunge – Non volevo accettarlo. E’ difficile parlare ai giovani e coinvolgerli raccontando loro di qualcosa che, per fortuna, non hanno vissuto, qualcosa di molto complicato da esprimere in uno spettacolo.
Già da giorni sulla bacheca della sede d’Istituto era presente una locandina che annunciava la programmazione dello spettacolo, prodotto da Farm Lecce e organizzato dal Consiglio Regionale della Puglia in occasione della Giornata della Memoria.
Mai, però, gli studenti, una volta aperto il sipario, si sarebbero aspettati di trovare un panorama alquanto minimalista: l’autore, infatti, appare seduto su una sedia a piedi scalzi e, accanto a lui, vi è un’altra figura di rilievo, il musicista albanese Admir-Shkurtaj, che accompagna la voce recitante col suono della fisarmonica.
E’ proprio con la melodia della musica – a volte malinconica, altre spensierata – che Saccomanno procede con il suo racconto, presentando ai ragazzi quattro diversi scenari, tutti ambientati in luoghi e anni differenti, ma che hanno una cosa in comune: la tragedia della Shoah raccontata tramite gli occhi innocenti di bambini a cui, sicuramente, è stata negata la gioia e la spensieratezza dell’infanzia, e costretti a vivere una cruda e tremenda realtà, dominata da un odio assurdo e incomprensibile.
Com’è solito fare dopo ogni suo spettacolo, Fabrizio Saccomanno si è fermato per dialogare con i ragazzi, rispondendo a domande e chiarendo alcuni dubbi.
In particolare ha spiegato qual è stato il suo modo di prepararsi a parlare della Shoah ai giovani: “Quando mi hanno assegnato questo compito, ho subito pensato che andasse oltre le mie capacità. Non appena cominciavo a raccontare, finivo nell’iperbolico. Continuavo a rileggere centinaia di testimonianze, ma al momento della restituzione tutto si faceva buio. Così ho deciso di partire da zero, di cancellare tutto ciò che sapevo sulla Shoah e partire dall’inizio, per poi continuare a studiarla passo dopo passo.”
Anche gli studenti, molto probabilmente, hanno azzerato le loro conoscenze per lasciarsi trasportare da una visione del tutto nuova della Shoah, e a fine spettacolo i loro occhi hanno cominciato a brillare di interesse, curiosità, ma soprattutto di dolore, rapiti da parole e musica così magnificamente coinvolgenti.
Rossella Refolo