Vinitaly: crescita delle esportazioni del vino pugliese
Il settore del vino in Puglia ha fatto segnare un +18,2% di crescita delle esportazioni nel 2016 e un volume d’affari di oltre 110 milioni di euro.
Grande exploit della Puglia dei rossi, degli spumanti e dei vini rosati che in 3 anni registrano un balzo record del + 122% (fonte UIV), rappresentando il 40% della produzione nazionale con oltre 1 milione di bottiglie l’anno. In sintesi 1 bottiglia su 4 di rosé ‘Made in Italy’ è pugliese. Sempre i rosati fanno registrare una crescita dei consumi superiore, in controtendenza rispetto al dato generale, secondo il quale negli ultimi 50 anni il consumo di vino è sceso in media dell’1% annuo.
Inaspettatamente la Puglia vive il boom degli spumanti, dove grande è la capacità di innovazione dei produttori pugliesi che hanno puntato, soprattutto, sulla distintività e sul legame con il territorio e la cultura locale per vincere la competizione sul mercato globale, facendo concorrenza a territori storicamente imbattibili.
Ad oggi sono 6 le IGP (Indicazioni Geografiche Protette) ‘Tarantino’, ‘Valle d’Itria’, ‘Salento’, ‘Murgia’, ‘Daunia’, ‘Puglia’ e 29 i vini pugliesi DOP (Denominazione di Origine Protetta) che detengono un valore inestimabile, intrinseco al prodotto agroalimentare ed alla professionalità imprenditoriale, che va salvaguardato a difesa della salute dei consumatori e a caratterizzazione della specificità dei prodotti regionali sul mercato globalizzato.
“Il vino oggi testimonia un processo di rigenerazione realizzato da un sistema di imprese che si è posto l’obiettivo – ha aggiunto Angelo Corsetti – di offrire nel bicchiere un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, di paesaggio, di testimonianze artistiche e naturali. Si tratta di un patrimonio di innovazione e competitività acquisite che va tutelato dagli attacchi dell’agropirateria che colpisce anche la Puglia ed i nostri vini sono a forte rischio imitazione. Ecco a cosa servono i marchi di qualità, a difenderci dagli attacchi dei falsari e a valorizzare la tipicità e la localizzazione del prodotto. La rintracciabilità ed i marchi, peraltro, non sono meri principi teorici e filosofici, piuttosto valori economici che le imprese agricole e l’intero territorio di produzione devono recuperare”.