Lotta alla Xylella: “Scienziati aiutiamo il Salento”. Nobel Valentini: “Fitopatia più spaventosa e devastante della storia”
Una giornata intensa di confronto, promossa da Coldiretti Lecce nel Must (museo storico di Lecce), per fare il punto su tutti i progetti di ricerca e per illustrare le prospettive della coltura più importante del Mediterraneo, ormai sotto scacco di Xylella che ha fatto la sua comparsa anche in altri Paesi europei.
Nel summit sulla ricerca per la lotta al patogeno, il premio Nobel Riccardo Valentini ribadisce la necessità di un’attenzione collettiva internazionale per affrontare quello che il fisico, dirigente del Centro Euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici, definisce come “la fitopatia più spaventosa e devastante mai vista a livello internazionale a memoria d’uomo”. “Il dramma xylella fastidiosa nel Salento è un problema di portata storica, per questo lancio l’appello ai colleghi di tutto il mondo affinché vengano qui a vedere cosa sta succedendo e provino, ciascuno per le proprie competenze, a collaborare nella ricerca di una soluzione”.
Dagli ioni e chelati per ridurre i sintomi del dissecamento rapido ai nano-fitofarmaci di ossido di rame e zinco, dai sovrainnesti con varietà resistenti ai sensori per monitorare lo stress idrico della pianta. Sono stati analizzati nel dettaglio i 12 progetti di cui Coldiretti Lecce è partner o promotore: Biocodiro, Nanotool, Tapass, Biosavex, Sogesom, Tyto Alba, Convivio, Demetra, Antitode, Ponte, Xf Actors, Passatadolive. “Come Centro euromediterraneo per i cambiamenti climatici – spiega Valentini – siamo impegnati, al momento, nell’eleborazione attraverso il super computer della sede leccese, di previsioni climatiche per capire che influenza avrà il clima sulla diffusione dell’epidemia. Siamo inoltre impegnati in un progetto che prevede l’applicazione di sensori sulle piante che ne rilevano in tempo reale, su internet, la quantità di acqua e l’eventuale stress idrico, sintomo della malattia. Un sistema di monitoraggio della funzionalità fisiologica degli ulivi che permette di intervenire tempestivamente”.
Dopo i saluti del sindaco di Lecce Carlo Salvemini, il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno ha sottolineato come “questi progetti di ricerca testimoniano l’effettiva realizzazione del laboratorio a cielo aperto da noi da sempre auspicato. Non vogliamo creare facili illusioni per gli agricoltori ma non possiamo lasciare nulla di intentato per salvaguardare il patrimonio olivicolo. Vogliamo dunque tracciare traiettorie di futuro e di speranza per il nostro territorio”. Anche l’assessore regionale alle Attività produttive, Loredana Capone, ha sottolineato l’importanza di un piano di rigenerazione del paesaggio rurale “perché gli ulivi sono paesaggio culturale”.
Nei vari interventi, Antonio Pepe, direttore del Distretto agroalimentare regionale, ha illustrato il progetto Tapass, cluster regionale per l’emergenza xylella, “un progetto – ha detto – che ha messo in sinergia in modo virtuoso studiosi e istituzioni”. Mentre, Giuseppe Ciccarella dell’università del Salento, ha parlato dell’impiego delle Nanotecnologie nelle strategie di contenimento di xylella (progetti Tapass, Demetra e Nanotool). “Gli ulivi sono le nostre fabbriche perché producono ricchezza. Al contempo sono fonte di attrazione turistica”. Ha poi dettagliato alcune linee di studio del suo gruppo, tra cui la messa a punto di nano vettori di carbonato di calcio che rilascino sostanze biocide all’interno della pianta.
Donato Boscia (Cnr Ipsp di Bari) ha fatto il punto dei risultati delle ricerche portate avanti a partire dal 2013 dal Cnr barese, dal germoplasma resistente (Leccino e Favolosa) ai metodi di contenimento e controllo della malattia. Ha poi parlato dei due progetti quadriennali europei, Ponte e Xf Actors, con partner da tutto il mondo, che si occupano di xylella.
Federico Lanotte (Cnr Bari) ha illustrato il progetto “Quick tollerance test”, ovvero lo studio delle resistenze di alcune cultivar di olivo al batterio effettuando sovrainnesti con la tecnica definita “a pezza” (che garantisce la possibilità di attecchimento del 90%). “Aver trovato due cultivar resistenti, Leccino e Favolosa, su 15 analizzate è una percentuale molto alta e ci fa ben sperare considerando l’immensa varietà di germoplasma olivicolo nel Mediterraneo”, ha detto Lanotte.
Giovanni Mita (Ispa Cnr Lecce) ha acceso i riflettori sullo studio relativo all’impiego di acque di vegetazione, ricche di polifenoli, per valutare eventuali benefici nelle piante per contrastare il batterio. Dai primi dati risulta un effetto inibente delle acque di vegetazione, almeno in vitro. “Stiamo ora monitorando la situazione in campo in due oliveti, a Surbo e ad Ugento”, ha spiegato Mita, “e stiamo valutando l’impiego di varie tipologie di polifenoli per valutare le diverse risposte”.
Giovanna Mangialardi del team del professore Angelo Corallo (Università del Salento) ha concluso gli interventi scientifici parlando di strategie di valorizzazione territoriale e recupero di ecosistemi frammentati e danneggiati. “Le aree di agricoltura ad alto valore naturale sono il 30% della superficie regionale pugliese e tra di essi vi sono gli oliveti secolari. Il Salento vede in questo momento fortemente compromesso il valore paesaggistico. Per questo – ha detto l’ingegnere urbanistico – assieme ad altri studiosi stiamo elaborando un piano dettagliato con delle proposte e delle soluzioni per il recupero della biodiversità del territorio, attraverso ad esempio alla creazione di parchi agricoli, ovvero parti del territorio che vengono assimilate per caratteristiche e perimetrate e riqualificate “.
“Grazie all’apporto di tutti questi progetti di ricerca – ha concluso il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – iniziamo a vedere un futuro meno buio grazie anche all’impegno di studiosi pugliesi che godono di grande credito internazionale. Ora l’impegno di tutti è quello di dare una boccata d’ossigeno alle nostre aziende. Otterremo a breve la deroga del divieto di impianto degli ulivi nell’area infetta e da lì possiamo ripartire”.