Legge sui “piccoli borghi”: 40 comuni Leccesi ne beneficeranno. M5S: “valorizzare le piccole realtà”
Approvata definitivamente al Senato la legge sui “piccoli borghi”, che prevede di finanziare gli investimenti nei piccoli Comuni con meno di 5.000 abitanti, schiacciati dai vincoli del Patto di Stabilità, con un fondo da 100 milioni di euro per il periodo 2017-2023. In Puglia ne beneficeranno 85 comuni (in pratica uno su tre dei 258 totali): dal più piccolo Celle San Vito, in provincia di Foggia, con circa appena 200 abitanti al salentino Andrano (4.962 residenti stando agli ultimi dati disponibili). La più interessata tra le province sarà quella di Lecce con 40 paesini. La legge intende portare sostegno per lo sviluppo strutturale, economico e sociale di questi territori, cercando di combattere lo spopolamento puntando su banda larga, alberghi diffusi, misure per il contrasto al dissesto idrogeologico con contributi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, la tutela dell’ambiente, la messa in sicurezza di strade ed edifici scolastici e la promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta.
Per accedere ai finanziamenti, i piccoli comuni dovranno rientrare almeno in una di queste categorie: essere centri collocati in aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico, oppure caratterizzati da marcata arretratezza economica, o anche comuni soggetti a spopolamento o con disagio insediativo sulla base di specifici parametri (indice di vecchiaia, numero di occupati, …). Anche frazioni piccole con questi requisiti, incluse in comuni superiori ai 5 mila abitanti, potranno fare domanda di accesso agli stanziamenti. I fondi previsti complessivamente sono 100 milioni (10 milioni di euro per l’anno 2017 e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023) e gli investimenti serviranno a opere di riqualificazione con interventi pubblici di aree di particolare pregio all’interno dei centri storici. I comuni potranno anche comprare immobili dismessi per contrastare lo stato di abbandono e degrado, acquisire o stipulare intese per il recupero di case cantoniere e di stazioni ferroviarie non più utilizzate, nonché stipulare convenzioni con le diocesi e altri enti religiosi riconosciuti per tutelare il patrimonio artistico e valorizzare cammini e circuiti storici. Inoltre, alcune risorse vengono messe a disposizione per il piano istruzione che riguarda il collegamento delle scuole poste in aree rurali e montane, l’informatizzazione e la progressiva digitalizzazione della didattica e soprattutto il sostegno all’avviamento di imprese giovanili. Oltre ciò, il testo prevede la possibilità di destinare soldi per la banda larga in quei comuni dove gli operatori di telecomunicazioni non hanno interesse a investire e quindi non ancora attrezzati con reti di connessione veloce e ultraveloce. Infine, per i centri sprovvisti di servizio postale ci sarà l’opportunità anche di stipulare apposite convenzioni, di intesa con le organizzazioni di categoria e con la società Poste Italiane, al fine di dare modo al cittadino di pagare imposte e fare vaglia presso gli esercizi commerciali.
“Un importante provvedimento che regala a tante realtà altrimenti dimenticate una grande opportunità per il futuro – dichiarano i deputati pugliesi Giuseppe L’Abbate ed Emanuele Scagliusi (M5S) – Si tratta di un percorso durato anni, iniziato a settembre 2013 e proseguito su spinta della nostra collega Terzoni con l’obiettivo di salvare e valorizzare i borghi d’Italia a rischio spopolamento ed estendere così alle aree interne una politica di sviluppo sinora incentrata quasi solo sulle grandi città. Interventi fondamentali per ristabilire il tessuto economico e sociale dei comuni che vivono una vera e propria crisi demografica – concludono Scagliusi e L’Abbate – nonché un ventaglio di possibilità di utilizzo dei fondi pubblici molto vario che rappresenta una grandissima opportunità per numerose zone della Puglia”.