Link Lecce, proposte per il nuovo anno: “Vogliamo un’università accessibile”
Nell’ultimo Consiglio di Amministrazione dell’Università del Salento, prima del nuovo anno, si è discusso del bilancio unico d’Ateneo di previsione autorizzatorio per l’anno 2018 e delle linee di indirizzo per la definizione della nuova offerta formativa da attivare nel prossimo anno accademico.
Il bilancio, ad una prima lettura, sembra mostrare un ateneo in una salute certamente migliore rispetto a quella degli anni precedenti. Però, “non possiamo ignorare e dimenticare gli ingenti tagli che nel corso dell’ultimo triennio hanno portato il nostro ateneo a ridurre cospicuamente ogni singola voce di spesa, mettendo spesso a rischio l’erogazione dei servizi essenziali” – spiegano i rappresentanti dell’Associazione studentesca Link Lecce, che hanno presentato alcune proposte che verranno approfondite ed analizzate nelle prossime sedute.
“Un primo necessario investimento da fare riteniamo sia quello sul diritto allo studio, implementando le borse di studio erogate dall’ateneo (contratti di collaborazione studentesca, borse di incentivazione alla frequenza e borse di tutoraggio) – dichiara Pantaleo Sergio, consigliere di Amministrazione per Link Lecce – rendendo così il nostro Ateneo più accessibile per un più alto numero di studenti che potrebbero d’altra parte mettere a disposizione le proprie competenze per la crescita dell’intera comunità studentesca”.
Un ulteriore strumento che risulterebbe valido in termini di realizzazione dei sopracitati obiettivi è quello della valorizzazione dell’internazionalizzazione dell’offerta formativa e dell’incentivazione della mobilità studentesca attraverso l’aumento delle borse di studio e di mete così da far diventare l’Ateneo più attrattivo e competitivo sul piano nazionale ed internazionale e di aumentare i fondi europei destinati all’Università del Salento nei prossimi anni e rendere questa pratica autosostenibile.
Relativamente alle risorse impegnate per lo sblocco parziale del turn over e ai punti organico finanziabili, è stato istituito un gruppo di lavoro per stilare una proposta che tenga dentro sia i pensionamenti dei prossimi anni sia il numero di ricercatori precari che da anni aspettano invano una stabilizzazione.
“È stato approvato il documento di indirizzo per l’offerta formativa da attivare nel prossimo anno accademico. I dati sulle immatricolazione e sui corsi partiti per la prima volta quest’anno sembrano essere nel complesso positivi, ma dobbiamo tener presente il dato ancora parziale, in quanto le iscrizioni chiudono a fine aprile dopo la sessione di laurea straordinaria primaverile, relativo alle magistrali, che risulta negativo.
Infatti se consideriamo questo risultato in relazione all’obiettivo di miglioramento dell’offerta formativa per contrastare la dispersione scolastica, appare chiaro che il sistema messo in campo fino ad ora non risolve il problema, ma è solo una soluzione temporanea: gli studenti che decidono di cominciare il percorso di studi universitario nell’Ateneo, sono in parte costretti ad andare via per finire gli studi magistrali. Pertanto abbiamo richiesto di ampliare il documento inserendo anche una strategia di implementazione ed innovazione delle lauree magistrali, fino ad ora prese poco in considerazione”.
Il nuovo costo standard, approvato nel Decreto Mezzogiorno, slega parzialmente il rapporto diretto tra finanziamenti statali e numero di studenti e permette di immaginare e di investire sulla costituzione di corsi/curricula magistrali diversificati che sfruttino l’organico docente sovrabbondante nell’Ateneo. In questo modo si avrebbero ricadute positive in termini di FFO e si combatterebbe anche il fenomeno della dispersione studentesca e dell’esodo dal Sud per motivi di studio.
“Abbiamo ritenuto inoltre fondamentale riportare durante la discussione alcune nostre considerazioni sul numero chiuso. Riteniamo che il nostro Ateneo abbia negli ultimi anni previsto ingiustamente e in maniera ingiustificata una limitazione alle iscrizioni ai corsi di laurea”. I dati mostrano come, ad esempio per ingegneria civile e scienze ambientali, questa limitazione sia superflua in quanto non si raggiunge effettivamente il numero di iscritti previsti e come spesso l’imposizione del numero chiuso penalizza i corsi di studio stessi.
Occorre ripensare alle politiche di accesso all’istruzione universitaria, partendo da un’analisi effettiva dei bisogni e delle richieste degli studenti in entrata e in uscita dai corsi triennali e dai corsi magistrali, in modo da rendere l’Università del Salento un Ateneo aperto e accessibile e che permetta agli studenti di poter avere una formazione coerente con i propri interessi e le proprie scelte.