“Chicco Rizzo”: antica Masseria didattica della Grecìa Salentina
Il poeta latino Virgilio, nel I secolo a.C., esaltava l’ideale del locus amoenus, non solo come semplice topos narrativo, bensì come luogo di fuga dalla realtà, un’isola che non c’è, un’immagine della serenità. A questo penso, percorrendo il sentiero costeggiato dagli imponenti e nodosi ulivi e dai muretti a secco che porta alla “Masseria Chicco Rizzo”, una delle più antiche masserie salentine.
Utilizzata nel Settecento come stazione di sosta e ristoro per chi viaggiava con cavalli e carrozze. Congiungeva due delle principali strade commerciali dell’epoca: quella che da Otranto portava a Gallipoli e quella che da Roca portava verso Lecce. Originariamente di proprietà dei nobili Granafei, signori di Sternatia, contava su un’estensione di circa 180 ettari. Anche oggi ricade in quel feudo, a cavallo con quello di Martignano.
Si estende- per gran parte- su quelle che si identificano come le Serre di Martignano, tra la splendida campagna che separa i due paesi della Grecìa Salentina.
In quel tempo, la campagna, in generale, costituiva la più importante fonte di reddito della povera economia contadina. Volendo ripercorrere brevemente la storia che ha portato alle antiche masserie distribuite su tutto il territorio, che è insieme costume, ricorderemo che il proprietario dovendo scegliere un responsabile (lu massaru) cui affidarne la gestione, seguiva alcuni criteri specifici collaudati. Tra questi: la consistenza dei beni personali da questi recati in dote e la componente lavorativa che il suddetto riusciva a garantire.
A sua volta il massaro, in un tacito contratto, affidava in mezzadria la gestione di alcuni appezzamenti, direttamente ai coloni.
Nella pace estatica della Masseria Chicco Rizzo, in un volo quasi pindarico, è facile immaginare la sarta, il contadino, il calzolaio, il falegname (tutti artigiani chiamati a giornata), e- soprattutto- i contadini a lavoro nei campi.
Tutti personaggi che costituivano l’economia del luogo. Eccoli!, li vediamo coltivare il grano dorato, allevare il bestiame, raccogliere le olive una ad una (lavoro riservato, per la maggior parte alle donne), produrre il formaggio e recarsi con il traino tirato dal cavallo ai mercati di Martano, Maglie e Lecce per la vendita. Fare il pane e crescere i figli era un lavoro delle donne( fra i tanti cimeli dell’epoca vi è anche presente una madia (la mattra).
In questa atmosfera è facile immaginare le madri intonare canti gioiosi. Una vita agreste con le stalle, i granai, le volte annerite dal fumo dei camini, il profumo del tabacco. Ed ancora, una campanella che scandiva i momenti collettivi della giornata. Tra questi, l’allegro scampanellio per chiamare la comunità intorno all’unico piatto da cui attingere. Il tutto si svolgeva in una perfetta simbiosi tra datore di lavoro e lavoratore. L’Azienda agricola della Masseria Chicco Rizzo propone, oggi, un’accoglienza agrituristica che unisce, in un gioco di rimandi, la modernità all’eternità, il colore dell’oggi alla dolce sfumatura di ieri.
Recentemente ricostruita la muratura sul fronte e ribaltata la volumetria originaria sulla parte posteriore, il luogo coniuga il massimo comfort alla sana tradizione architettonica e culturale salentina.
Possiamo ammirare, quasi intatta, la finissima lavorazione della pietra leccese sulle colonne portanti, e la pregiata pietra carpara, gialla, tenace e resistente, utilizzata per le volte delle varie sale.
Attualmente dispone di tredici camere con venticinque posti letto ( ma non si esclude in futuro la possibilità di un ampliamento per il raggiungimento dei quaranta posti, limite previsto dalla legge regionale per le aziende agrituristiche). Le camere a disposizione presentano un’offerta variegata con camere singole, doppie e triple. Ognuna dispone di un arredamento unico ed originale. Aria condizionata, frigobar, tv, connessione gratuita in wi-fi e cassaforte, oltre al bagno, naturalmente.
Fra queste, inoltre, è presente la prestigiosa stanza con l’antico “letto del nonno”, finissimo manufatto dell’eccellenza artigiana salentina. Tra gli spazi comuni per gli ospiti vi è il ristorante, che propone le prelibatezze della cucina del luogo fatta di tradizione e riscoperta del piacere della convivialità. I pochi prodotti tipici non del luogo provengono da cooperative che producono specie autoctone e bio.
La Masseria, fra l’altro, ha recentemente ottenuto il riconoscimento del marchio “Ospitalità italiana – Quality approved” della Camera di Commercio di Lecce. Ma, è stata- anche- riconosciuta quale Masseria Didattica dalla Regione Puglia, perché in grado di proporre un percorso descrittivo dell’architettura rurale e della produzione, rigorosamente in regime biologico. Fra queste, ricordiamo l’olio extra-vergine d’oliva a denominazione di origine protetta (Dop) Terra d’Otranto, orgoglio della proprietà. Ed ancora, l’antico granaio trasformato brillantemente in una sala conferenze dotata di sistemi internet e di video-proiezione, una mostra permanente del compianto pittore Nico Rizzo, ed una vasta biblioteca, che mantiene la struttura originale.
Ma, se tutto ciò è stato possibile lo si deve alla determinata passione dell’attuale proprietario, Donato Carcagnì, cresciuto in quel luogo, che ha vissuto la trasformazione seguendola passo dopo passo. Nel rispettoso recupero dei luoghi e della memoria. Non poteva essere diversamente.
Maria Luisa Stomeo