Martano: l’ambito di zona apre un centro d’ascolto per i ludopatici
L’Ambito di Martano apre un centro di ascolto per dipendenti da gioco. Una iniziativa stimolata dalla esigenza di dare ai giocatori una opportunità per cambiare vita, un tentativo per uscire dal circolo vizioso: alimentare un speranza, in sostanza. E’ un problema particolarmente sentito dalle famiglie dei questi giocatori che- per stare dietro al vizio- hanno mandato in frantumi la propria vita e quella degli altri, indebitandosi. Ci sono- veramente- situazioni penose, al limite della sopravvivenza. Non sono pochi i casi in cui si sono registrate separazioni, mandato in aria brillanti carriere professionali, distrutto famiglie.
E non mancano le casalinghe attratte dalla speranza di facili guadagni, che trovano sfogo alle proprie frustrazioni. Nel tentativo di dare una speranza per uscire da questo cappio che strangola giorno dopo giorno, la cooperativa Etra, ha avviato il progetto. Anche se il problema non è- comprensibilmente- di facile soluzione. Anzi, si presenta carico di incognite. Non ha nascosto le difficoltà di far partire il servizio, Alessandro Nocco, delegato dalla Provincia, né il presidente dell’Ambito, Alessandro Costantini, nella presentazione del progetto dal titolo: “A che gioco giochiamo? Linee d’Ombra d’azzardo e dipendenza”- Non far fare game over alla tua vita.
Il problema viene affrontato alla stregua di una malattia, “questa dipendenza diventa patologica, è un terribile strumento per far soldi a spese di disperati, lo Stato ci guadagna”. Ma come si muoverà l’iniziativa? Premesso che l’impresa è difficilissima e fallire sarebbe un punto di non ritorno, le direttive si muovono su tre linee. In sintesi: bisognerebbe fare rete con i Servizi sociali, coordinare le azioni con Asl e Sert, coinvolgere le famiglie, pubblicizzando l’esistenza del servizio, soprattutto, lavorare nelle scuole. Ma non basta. Per dirla con il presidente Costantini: “la riuscita dell’azione dipende in larga parte dalla passione che ci mettiamo dentro”. E questa, al momento, c’è tutta.
Fernando Durante
Che dire?
apprezzo sempre le opinioni e i commenti del direttore, sempre in tema e sempre intelligenti!
Speriamo che questo progetto dia i suoi frutti, e che faccia capire a chi è vittima di questa malattia, che dilapidare i propri risparmi e quelli dei loro cari, produce solo danni che si vanno ad aggiungere ad altri danni, quindi e’ bene fermarsi in tempo, prima che sia troppo tardi!
L. M.
Ci sono stata all’inaugurazione di questo centro d’ascolto e sinceramente credevo di trovare un pò piu’ di persone oltre i responsabili del progetto e alcune associazioni no profit…io ci sono stata perchè non mi vergogno di dire che ci sono passata e sò cosa vuol dire entrare in questo circolo vizioso…ora per fortuna sono ritornata sulla retta via e spero di vero cuore che anche le altre persone che sono in questo “INCUBO”,possano risvegliarsi e chiedano aiuto…non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto,e non bisogna pensare ai giudizi della gente,tanto la gente critica per ogni cosa,l’importante è allontanasi da quelle macchine infernali….
Anch’io ci sono stato a quell’incontro, cara Marianna. Ti confesso che non mi attendevo niente di più. Come tu sai, le persone che hanno quella dipendenza non vogliono ammetterlo, in parte hanno vergogna del giudizio degli altri e, comunque, sperano che domani sia quello giusto per smettere senza l’aiuto di nessuno. Invece, un giorno dopo l’altro, il tempo passa e quella dipendenza diventa un vero e proprio incubo che non lascia spazio a null’altro. Niente dignità, niente famiglia, niente altri interessi. In quella sede, nel mio piccolo intervento, peraltro, ho sottolineato la difficoltà di far avvicinare quella gente, perchè ho percepito- quasi- una piccola sottovalutazione del problema. E’ tutto scritto: bisogna ntervenire su percorsi segnati. Immagino che non sia così. E spero- anzi- di sbagliarmi e che il progetto produca frutti. Incrociamo le dita e chissà che, nel silenzio della propria coscienza non nasca una insperata volontà di smettere e ci si avvicini all’unica soluzione possibile, parlandone, mettendosi veramente in discussione? Sperare non costa ma fallire sarebbe un errore irrimediabile. Il percorso d’uscita è lungo e difficile. Ma, ora ci sono i soldi disonibili per finanziare il progetto. Cosa accadrà quando finiranno? Fernando Durante