E’ morto Alfredo Ancora
Piango la prematura scomparsa di Alfredo Ancora. Piango la morte di un amico, oltre che collega.
Piango la morte di un uomo che non ha mai piegato la schiena. Ricordi suoi, tanti. Da bambino era cresciuto a casa. Ogni volta che tornava a Zollino (non di rado) e passava da casa di mia madre ricordava quell’episodio del ciuccio che non voleva tenere in bocca. Allora la mamma glielo aveva legato dietro le orecchie. Negli anni settanta era a Milano con la famiglia, per lavoro.
Non mancavi mai di venirmi a trovare in stazione dove lavoravo presso l’Ufficio Informazioni, riscoprivi le tue radici, mai dimenticate, peraltro. Anche perché, dovevi raggiungere Bologna per un corso alla Pirelli prima di essere assunto. Fino a quando, un giorno non mi hai detto: “torno giù, a Calimera, mi sono innamorato”. Avevi gli occhi della felicità: ti eri innamorato di Lina Apostolo, la tua attuale moglie. Cosa farai? Ti chiesi. Non lo so, mi rispondesti, “qualcosa farò”.
Poi seguì l’assunzione al Quotidiano, lavoravi in Tipografia. Quando scopristi di avere la cirrosi epatica non ti scomponesti: “ è una malattia starò attento alle indicazioni dei medici. Sono stato a contatto con sostanze epatotossiche per molto tempo in tipografia, queste sono le conseguenze”. Prima della crisi che ti ha condannato eri felice per l’arrivo del tuo primo nipote, figlio della nostra collega, Paola. Ti sentivo felice come quando ti eri innamorato di tua moglie. Addio mio caro amico. Difficile sarà dimenticarti.
Fernando