La cripta di Borgagne: un tesoro ignorato
Nei racconti delle nostre nonne spesso compaiono storie di tesori nascosti (le cosiddette “acchiature”), sepolti sotto terra o nei muri di case e palazzi antichi. Nei secoli precedenti, in molte località del Salento, si è attuata una vera e propria caccia alle “acchiature”, allorché uomini affamati di ricchezza, magari visitati di notte da un folletto, si lanciavano, con le vanghe e con le mani, a scavare, svellere, scoprire, riesumare…
Eppure nel paese di Borgagne questa “fame” , questa frenesia nel riportare alla luce quelli che potrebbero essere davvero dei tesori per il paese, sembra non interessare più nessuno.
Infatti, proprio nel cuore del paese, sotto la piazza Sant’Antonio, da secoli giace sepolta e ignorata quella che potremmo definire un’ “acchiatura storica”: una cripta bizantina di cui purtroppo pochi sono a conoscenza. E’ Cosimo De Giorgi, poliedrico intellettuale leccese di fine Ottocento (lo scopritore dell’anfiteatro di Lecce, per intenderci), a parlarci di questa cripta e del perché essa non è oggi più visibile: “Presso questa chiesa [la Parrocchiale], scavando sotterra, fu rinvenuta una bellissima cripta con santi greci dipinti a fresco sulle pareti. Nel 1860 fu vandalicamente interrata per formare una piazza dinanzi alla parrocchiale”. Alcuni decenni dopo, al De Giorgi faceva eco Medea, aggiungendo solo che vi era stato trovato un frammento di pietra con l’iscrizione “LUCASSTATIM”, di incerta origine.
Ammettiamo che questa cripta esista per davvero, come ci dicono queste fonti: perché mai dovremmo ritenere una grotticella con qualche santo affrescato un tesoro?
Per tre motivi ben precisi, io ritengo. Prima di tutto per il valore storico di un tale rinvenimento: lo studio della cripta basiliana di Borgagne, e una sua eventuale datazione precisa, permetterebbero di approfondire la conoscenza sul rito monastico greco in un paese in realtà fuori dalla Grecja salentina eppure conosciuto nei paesi griki con un nome griko, quello di “Vrani”. C’è poi una motivazione relativa all’importanza dell’identità: come molte altre cripte nel Salento, questa sepolta nel cuore del paese potrebbe essere davvero il nucleo originario di Borgagne, la prima cellula abitativa del borgo agricolo nato intono al X-XI secolo. Infine, la scoperta e soprattutto la fruibilità di un sito archeologico del genere, posto di fronte alla chiesa parrocchiale e accanto alla rinata torre dell’orologio, comporterebbero un arricchimento per la piazza di Borgagne e la possibilità di uno sfruttamento anche turistico del sito (operazione già attuata da molti paesi salentini, che si sono affrettati a rendere visibili le proprie cripte, non a celarle).
Eppure, adesso che il paese ha finalmente la possibilità di cogliere un’occasione d’oro per riportare alla luce questo tesoro, sembra invece volersela fare scappare. Infatti, nonostante l’attuale amministrazione comunale stia attuando proprio in questi giorni lavori di riqualificazione della piazza, con il rifacimento del manto stradale, nessuno parla di cripte, nessuno ne vuol sapere, alla sola parola “scavo” tutti scappano, fanno orecchio da mercante, roteano gli occhi in segno di disagio.
“Se la cripta non si vede non esiste”, questo è il pensiero più diffuso.
Noi invece speriamo che quella cripta la si cerchi con “fame” e con la voglia di scoprire un nuovo tesoro, perché ancora una volta non si debba concludere con le parole di De Giorgi che, su questa storia, nel 1882, così chiosava: “E’ doloroso per noi il dover chiudere ogni serie di questi bozzetti con una scena di vandalismo! E quel che è peggio la nostra voce si perde nel deserto, dove crescono rigogliose le piante dell’indifferenza e dell’ignoranza!”.
Alberto Rescio
infatti l’ultima volta coprirono tutto con una bella colata di cemento. Qualcuno scatto anche delle foto, ma non credo che sia servito a molto, così come non credo che gli attuali scavi andranno ad intaccare quel manto di cemento.
Da studentessa di Beni Culturali non posso che essere entusiasta di tale scoperta ed anche molto curiosa di visionare i segreti nascosti sotto quel manto stradale, che da quel che posso leggere risalirebbero addirittura al periodo bizantino; purtroppo però a qualsiasi amministratore comunale diventerebbero bianchi i capelli al solo sentire la parola “scavo” in quanto la nostra Sovrintendenza interromperebbe all’istante i lavori mandando all’aria qualsiasi progetto urbanistico per delle analisi chimico-umanistiche. Anziché essere contenti sarebbero scocciati dal rinvenimento di qualsiasi cosa.
nn avendo avuto riscontro in mail vi comunico che la foto qui pubblicata è stata presa da melendugno.net. Quando ci fu la grandinata, il sig Muscatello me ne disse tante, minacciando una diffida nei miei confronti. A quanto pare ho fatto scuola.
Poichè so che questo mio intervento sarà moderato vi chiedo, cortesemente, o di citare la fonte o di prendere una fotocamera e di fare voi una foto, magari + aggiornata della mia.
grazie.
Francesco Cappello
Salve Signor Cappello,
la foto non è stata presa da melendugno.net. Comunque, onde evitare sterili polemiche, le assicuro che nel giro di qualche giorno sarà sostituita.
La ringrazio per la segnalazione.
La redazione
melendugno.net/wordpress/wp-content/gallery/piazze/borgagne.jpg
se controlla le info della foto scoprirà che è stata fatta con un cellulare, un nokia c7-00 per l’esattezza, il mio cellulare. Io non voglio fare sterili polemiche voglio solo puntualizzare.
Sicuramente è come dice lei. Mi dia solo il tempo di venire a Borgagne e scattare qualche foto. Grazie ancora.
Ricordo bene quando mio nonno me ne parlò da bambina, a mò di favoletta: da allora spesso mi capitava di fantasticare, di immaginare che sotto ai miei piedi ci fosse qualcosa di prezioso, di misterioso, qualcosa che prima o poi sarebbe rinvenuto…certo non da solo!!! Bene, credo che questa sia l’occasione giusta per accertare sulla base di notizie abbastanza attendibili l’esistenza o meno del “tesoro borgagnese”. Fermare i lavori è l’opportunità per il paese di ritrovare la propria identità.
io sapevo già da quando ero bambina dell’esistenza di qualcosa di simile e ricordo che stavano sistemando la strada che va dalla piazza all’edicola…ricordo degli scavi e poi in seguito seppi che gli fecero una bella colata di cemento..altrimenti non potevano fare i lavori. Cose da Galera!!!!!! Sul 40°Parallelo (chi lo ricorda è un giornale di anni fa) c’erano anche delle foto e forse se cerco dovrei avere una copia. Io sono per il blocco dei lavori e per l’accertamento della cripta.