Basta al mistificatorio terrorismo contro i nostri ulivi
Lettera aperta delle associazioni a difesa del territorio salentino.
Grave la sordità con cui taluni stanno cercando di ignorare la Verità scientifica denunciata dall’autorevolissima Accademia dei Georgofili di Firenze, per mantenere in piedi e fomentare in Puglia e nel Salento in particolare il clima terroristico, cui stiamo assistendo con massima indignazione, che insieme agli olivi minaccia l’intero territorio salentino, la sua economia, i suoi cittadini e la libertà di noi tutti!
Denunciamo pubblicamente il vergognoso clima terroristico che, artatamente, si sta fomentando nella Regione Puglia a danno degli ulivi e degli oliveti del basso Salento, nonché dell’intero settore agricolo salentino, come di ogni altra sua più sana economia. Tutto questo, soprattutto, all’indomani dell’intervento ufficiale della autorevolissima Accademia dei Georgofili di Firenze, la quale ben ha spiegato che negli ulivi salentini, oggi sotto analisi, non si riscontra il batterio Xylella nella sua forma genomica fastidiosa e preoccupante dal punto di vista fitosanitario, per ulivi, come per altre culture, mandorli, vite, agrumi, etc.; non solo, il ceppo batterico invece osservato nel Salento, come dagli accademici fiorentini ma anche dai ricercatori dell’Università del Salento reso noto, è asintomatico per gli ulivi sui quali è presente (questo anche confermato da pubblicati articoli scientifici); e non solo, tale sottospecie salentina, come evidenziato da alcuni ricercatori dell’Università del Salento, potrebbe persino essere endemica, ovvero qui presente da millenni e assolutamente presenza innocua. È, pertanto, vergognoso dover ancora leggere sui giornali e vedere nei TG irresponsabili tecnici locali, nonché disinformati politicanti parlare della presenza ancora di un batterio “killer” che sarebbe presente nel nostro ecosistema e da sterminare, questa l’assurda “terapia” da “quarantena” propagandata: sterminando nei fatti l’ecosistema stesso!
Questo è quanto scritto dagli accademici dei Georgofili, ma ad oggi ignorato gravemente in loco in territorio pugliese: “Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite a Bari forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di X. fastiidiosa appartenga ad una sottospecie (o genotipo) che non infetta né a vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi (California) indicano come dotato di scarsa patogenicità per l’olivo. Di ciò è stata data notizia al Servizio Fitosanitario Regionale ed al Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, e se ne è parlato, sembrerebbe invano, nei numerosi incontri con tecnici ed agricoltori che si sono tenuti nelle zone colpite. In conclusione, non vi sono al momento elementi che facciano ritenere X. fastidiosa come l’agente primario del disseccamento rapido dell’olivo.”
Siamo stati tra i primi a chiedere indagini chimiche, fisiche e biologiche atte a comprendere il motivo per cui alcuni olivi e mandorli, nella zona in particolare del gallipolino, stavano manifestando, nelle recenti scorse settimane, una sintomatologia caratterizzata dal disseccamento di alcune cime. E tra i primi a nutrire sospetti sempre più forti, di fronte all’assurda “terapia” imposta come “inevitabile”, da alcuni tecnici, ed oggi da loro affermata, persino, in una serie di preoccupanti convegni itineranti organizzati sul nostro territorio. Sebbene proprio in questi convegni ben si è potuto comprendere, come ad oggi, non vi sia da parte dei tecnici locali una corretta spiegazione e una corretta diagnosi di quanto osservato, i medesimi avrebbero, invece, ben chiara la “terapia”. La “Terapia Finale”, l’hanno già ribattezzata tanti indignati agricoltori e altamente insospettiti cittadini: irrorazione di veleni, addirittura, con gli aerei sul nostro territorio, dispiegamento in massa dell’esercito, lancia fiamme volti a distruggere gli strati d’erba e di muschio e tutta la preziosa vegetazione spontanea lungo i ‘sipali’, i margini di campi e tratturi, lungo i canali, come il verde pubblico e privato. Il deserto chimico industriale, la nostra terra, le nostre vite!! Tutto questo scenario apocalittico, da Armageddon, con la scusa, oggi ben scopriamo con massima indignazione, del tutto infondata e falsa della presenza di un batterio “killer”, sconosciuto ieri come oggi al nostro territorio, (si leggano in merito le dichiarazioni dei giorni scorsi degli autorevolissimi accademici dei Georgofili, link: http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=1510 del 30 ottobre 2013, da cui il passo riportato sopra in corsivo). Interventi pazzeschi e biocidi che potrebbero essere imposti, addirittura coercitivamente, in questo regime di profilassi da quarantena, da film di fantascienza, persino con la forza sui cittadini che non volessero abbandonare i territori, o lasciare entrare le squadre di “annientatori” in claustrofobiche tute asettiche e maschere sul volto!
Già nei primi di questi irresponsabili convegni, che stanno immoralmente diffondendo tanto terrore nel Salento e non solo, alcuni agricoltori e cittadini indignati hanno cominciato a riscontrare tutta una serie di preoccupanti contraddizioni e anomalie, oltre a quelle già sopra ben elencate. Ad esempio, le olive dalle aree “contaminate”, a detta dei medesimi tecnici locali, posso essere asportate dalle aree più attenzionate, non però campioni di rami e foglie per le giuste e doverose contro-analisi indipendenti! Ma come, nelle olive verdi, foglie e rametti che le accompagnano nella raccolta, che si sta svolgendo in queste settimane, non vi sarebbe, nel loro asporto, anche in aree lontane ed oggi non colpite, il rischio di estensione della sbandierata “contaminazione”, mentre vi sarebbe se si prendesse una foglia, o un rametto, per portarlo, da cittadini animati da desiderio di verità, in un laboratorio chimico-biologico indipendente?!
Si parla di “obbligo” di estirpazione degli alberi colpiti, anche se monumentali e vincolati, senza ancora conoscere, dunque, le cause del disseccamento di alcune loro foglie, ed ignorando la grande forza rigenerativa di un ulivo vetusto come di ogni altro albero. Ignorando che ci si avvia verso i freddi mesi invernali, ed ogni buon agronomo, o meglio diciamo Vero deontologicamente agronomo, sa essere il freddo una importantissima alta cura naturale volta a abbattere e/o ridimensionare innumerevoli parassitosi in un periodo anche in cui le piante sono a riposo vegetativo.
Ai contadini si obbliga di bruciare i rami secchi sul posto, come comprensibile, ma poi, obbligo alquanto anomalo, il grosso della legna dovrebbe restare sul campo per mesi a seccare per, poi, essere asportato quale biomassa! Non dunque anch’esso incenerito sul posto?! Ma come è possibile, in questo lacunoso clima, affermare che basta seccare la legna per combattere delle parassitosi che di fatto, lo dichiarano i medesimi tecnici, (pur nella loro strana saccenza della fatale “terapia”), essi stessi di non comprendere?! Tecnici che hanno poi confermato di non aver del Salento e dei suoi ulivi una conoscenza di anamnesi storica, anche recente, paragonabile a quella, invece, dimostrata, per nostra fortuna, dai ricercatori dell’antica Accademia fiorentina dei Georgofili. Tecnici che hanno completamente dimenticato il principio di precauzione alla base dell’ordinamento comunitario, come anche il principio basilare del pronto soccorso: “primum non nocere”, ovvero innanzitutto non agire se l’intervento attuato senza conoscenza può nuocere, anziché giovare alla vita del paziente.
Si scopre, poi, in questo clima di lacunosa diagnosi, che negli ulivi con alcuni rami disseccati si riscontrano anche insetti xilofagi, quali il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), e muffe-funghi, (funghi tacheomicotici del genere Phaeoacremonium, la cui specie più rappresentata è P. parasiticum); tutto un quadro che fa ben comprendere quanto infondata, ad oggi, sia la presunta causa della sintomatologia osservata sulle piante.
Se da un lato, ancora, per fortuna il Salento e l’Italia tutta, possono contare su un ente di vera scienza agronomica quale l’Accademia fiorentina, dall’altro lato, assistiamo invece ad una, questa sì, vera “contaminazione” del settore agronomico ad ogni suo livello. Per un agronomia, forse, non più chiamabile tale che ha svenduto la sua anima alla speculazione della chimica pesante di sintesi in agricoltura al servizio dell’industria, e ad annientamento del saggio antico spirito e della salute di coltivatori e di tantissimi cittadini nel Salento, ormai, riconosciuta scientificamente, terra di morte per tumori prima sconosciuti! Risale a soli pochi mesi or sono il blocco alla frontiera statunitense di numerosi container di olio extravergine dichiarato di alta qualità e prodotto in Puglia e anche nel Salento, ma riscontrato altamente contaminato da pesticidi in quantitativi, giustamente, giudicati intollerabili per gli standard normativi sanitari alimentari americani!
Una non-agronomia che vede enti di spacciata ricerca ed associazioni di categoria organizzare convegni e siglare, persino, accordi con le ditte delle centrali termoelettriche a biomasse, cui destinare alberi abbattuti con ogni possibile scusa, come gli oli vegetali da produrre sui terreni, depauperati dalle antiche tipiche colture, e “riconvertirti” alla produzione di biocarburanti, ovviamente, senza più alcun possibile limite per l’uso di nocivi prodotti chimico-industriali. In questo quadro di snaturamento e smarrimento dai sani principi della scienza agronomica, si deve persino registrare, quanto in questi giorni scoperto e messo in evidenza da alcuni virtuosi cittadini salentini, ovvero lo svolgimento in anni recenti di corsi atti a creare figure professionali e preparare strategie per l’imposizione proprio di quei coercitivi regimi di quarantena, (li stessi di cui oggi sentiamo irresponsabilmente parlare a tamburo battente nel Salento), per batteri definiti ad “alto rischio” fitosanitario, sebbene mai si fossero osservati in Italia e in Europa. Guarda caso, proprio quei batteri di cui oggi irresponsabilmente si è affermata, con tanta malsana insistenza, la presenza in Salento, autorevolmente smentita, nelle scorse ore, dall’accademia fiorentina, la quale nella sua ufficiale comunicazione ha espresso tutto il suo sconcerto e disappunto per la “incomprensibile” e “persistente” sordità con cui dei tecnici locali stanno ignorando i dati tranquillizzanti da essa forniti, come anche le buone pratiche agronomiche e i consigli ad abbassare i toni e fare corretta informazione, tutto il contrario di quello che invece sta accadendo e che vede personaggi locali fomentare anche sui mezzi di informazione paure che si traducono nei seguenti titoloni terrorizzanti, che qui riportiamo con copia-incolla dallo stesso comunicato dell’Accademia fiorentina: «il crescente allarmismo degli organi di stampa. Titoli come: “X. fastidiosa killer degli olivi …”, “Olivi in quarantena per il batterio killer”; “Identificato il killer degli olivi” ormai dilagano». Ed è così che alcuni contadini, con olivi anche perfettamente sani, nella loro, spesso abusata e strumentalizzata, buona fede, dicono di voler vendere i loro uliveti, e hanno paura di utilizzare la loro legna per il loro focolare domestico! E si sono persino registrati tagli abusivi e non autorizzati di alberi! Pazzesco!
Nel territorio salentino il virtuoso intervento in massa dei cittadini, di innumerevoli associazioni ambientaliste e della LILT, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, ha contrastato e fermato la nascita di decine e decine di progetti di nuove nocive e inquinanti centrali a biomasse nei recenti anni trascorsi, nonché agito per la chiusura di centrali già esistenti di conclamata pericolosità per la salute pubblica e per l’ambiente; alcune, però, sono state, ahinoi, realizzate in Puglia e nelle regioni vicine, quali la Calabria, ed è qui che nei mesi scorsi son finiti centinaia di alberi di pini mediterranei, e non solo, del nostro Salento, esecrabilmente condannati a morte con mille scuse e falsità falso-agronomiche e falso-forestali, che vedono anche complice in questo la stessa politica regionale; in quegli orchi insaziabili di legno, mostri della speculazione della falsa Green Economy Industriale, finisce anche il legno di potature di alberi d’ogni specie, come anche d’olivo, potature, al fine di procacciare biomassa facile, spesso troppo eccessive, e che hanno conseguentemente indebolito proprio i nostri olivi; pratiche sconsiderate che aggiunte ad un uso abnorme della chimica di sintesi hanno minato i sistemi immunitari degli alberi d’olivo come l’intero ‘eco-sistema oliveto’. In questo sfondo, altamente preoccupante è l’indicazione che è giunta nei convegni, di cui sopra, da alcuni tecnici locali che hanno sottolineato l’importanza di interventi drastici anche sugli alberi non palesemente presentanti sintomatologie di esteso disseccamento; un fumus cui si aggiunge tutto quanto sopra esposto! Si aggiunga poi anche quanto oggi diverse estensioni di oliveti, anche vincolate, son viste da taluni come un ostacolo da eliminare, con il facile annientamento degli ulivi, per diversi progetti anche da anni pendenti, di speculazione legata al cemento, alla cementificazione, all’attività estrattiva di cava, all’attività industriale persino nella speculativa Green Economy, nonché alla realizzazione di ridondanti infrastrutture speculative; un quadro in cui si inserisce la immorale attività trasversale di diversi politici regionali che hanno con invisi emendamenti distrutto nei fatti la legge regionale volta alla tutela degli ulivi simbolo della nostra Regione. Erano poi questi proprio i mesi in cui si avviava a cessare l’incentivazione, “integrazione”, elargita dalla Comunità Europea ai possessori di uliveti, motivo per cui già si temevano volgari estirpazioni degli ulivi, integrazione poi soltanto ridimensionata e non cancellata definitivamente.
Gli stessi politicanti che oggi danno man forte agli irresponsabili quadri tecnici, che fomentando questo regime terroristico fitosanitario infondato nei fatti (vedi Accademia dei Georgofili), chiedono alla Regione Puglia, al Governo italiano, e alla Comunità Europea milioni e milioni di euro per portare avanti e poter imporre quello scenario disumano, spaventoso e apocalittico sopra esposto. Vi è il serio rischio di una frode comunitaria che può essere portata a termine solo lasciando che in noi tutti si alimenti irresponsabilmente e acriticamente questo clima di infondato terrore.
Che non vi sia nei fatti alcuna emergenza sanitaria lo dimostra poi anche il mancato intervento degli stessi organi fitosanitari locali preposti, che non hanno predisposto degli urgenti cordoni sanitari intorno alle vastissime aree del nostro territorio, che, invece, nei convegni, di cui sopra, puntualmente sono state delimitate su cartine, nonostante ad oggi nessun vero completamento di indagini a tappeto sia stato ultimato. E, intanto, vediamo alcuni tecnici e politicanti spendere tempo e risorse solo per fomentare nei cittadini, con un’azione immorale da “untori dei media”, quelle paure sociali che poi possono essere utilizzate come grimaldello per accedere ai lauti e appetibili fondi comunitari, per un’emergenza e un gridato stato di calamità che fa più comodo lasciar crescere in un clima di oscurantismo fatalista, anziché studiare, conoscere e curare; una cura che non può passare dall’uccisione del paziente, né dall’avvelenamento e annientamento dell’ecosistema, come oggi assurdamente si vuol far attuare, adducendo addirittura che i ben possibili e noti interventi secondo le filosofie sane delle pratiche proprie dell’agricoltura biologica non si potrebbero, invece, attuare per appositi divieti ministeriali! Mala tempora currunt!
Alla luce delle preoccupanti contraddizioni emerse e della palese irresponsabilità con la quale finora, da taluni è stata trattata la questione:
chiediamo che si avviino delle analisi da far effettuare da più enti e laboratori indipendenti, non soltanto di natura biologica, ma anche chimico-fisica, sui suoli, acque, e matrici vegetali provenienti dalle aree in cui gli ulivi ed altre specie, come i mandorli, ubicate nei medesimi siti, dovessero presentare la sintomatologia in questione, e da confrontare con le medesime analisi su medesime matrici prelevate nelle altre aree del Salento dove, invece, gli alberi non presentano alcuna anomala sintomatologia di essiccamento fogliare. Il tutto al fine d’individuare le vere cause per una corretta diagnosi della sintomatologia in questione; al fine anche di appurare il peso avuto da pratiche olivicole troppo industrializzate e irrispettose delle leggi di natura, come anche da altre azioni antropiche accidentali, o addirittura dolose.
chiediamo che ogni albero sia, sempre e comunque, curato con massimo rispetto e nelle filosofie della agricoltura biologica. Allo stesso modo per l’intero “ecosistema oliveto” chiediamo che siano seguiti i principi virtuosi che abbiamo raccolto all’interno del nostro “Manifesto per l’urgente riconoscimento del vasto ecosistema dell’uliveto quale Agroforesta degli Ulivi di Puglia”
Chiediamo che nessun albero, anche laddove apparentemente disseccato, sia abbattuto data la proverbiale e ben nota forza vegetativa dell’olivo; per gli alberi eventualmente disseccati, solo dopo diversi anni di mancata rivegetazione, si deve procedere, al più, allo smaltimento in loco della biomassa legnosa, biotriturata e compostata; sia adottata, dunque, la stessa filosofia di intervento con la quale si combatte e scoraggia l’attività di bracconaggio dell’avorio che vede la distruzione delle zanne di elefante e dei corni di rinoceronte predati, allo stesso modo per il legno degli ulivi e, in particolare, di quelli monumentali, il loro legno deve essere compostato in loco per tagliare le gambe ad ogni possibile speculazione delle biomasse.
Si fa forte appello a tutti gli enti preposti al fine di attenzionare la paradossale situazione che si sta manifestando in Puglia e, al fine, di correggere gli irresponsabili comportamenti di quanti, invece, dovrebbero e devono agire in tutt’altro verso e che stanno mettendo in ginocchio l’intera economia salentina, nonché minacciando, follemente, l’intero nostro Ecosistema, il Paesaggio, la Salute dei cittadini ed oggi, persino, la loro serenità!
Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino
Rete d’azione apartitica coordinativa di associazioni, comitati e movimenti locali e non, ambientalisti, culturali e socio-assistenziali
Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone