Arrestato in Argentina per aver cacciato un armadillo? Il sindaco di Gallipoli Minerva smentisce e spiega la situazione
“Non è assolutamente vero che sono stato arrestato. Non è vero che avevo cacciato specie protette o in estinzione. E’ stato solo un malinteso della polizia aeroportuale che l’autorità giudiziaria ha subito chiarito”, Le vacanze di giugno scorso per una battuta di caccia in Argentina (non la prima in quelle zone) da adesso per il Sindaco di Gallipoli, Stefano Minerva non sono più solo un ricordo non piacevole – le ispezioni alla frontiera gli hanno fatto perdere l’aereo di rientro on Italia – ma sono anche oggetto di una interrogazione parlamentare. La firma il deputato barese di Forza Italia, avv. Francesco Paolo Sisto. L’atto ufficiale rivolto al Ministro degli Affari esteri Angelo Alfano, “con risposta in commissione”, chiede chiarimenti sull’episodio ed arriva ad adombrare una ipotesi di “sospensione del Sindaco” per l’accaduto giudicato assai poco onorevole per un rappresentante delle Istituzioni.
Anche su quest’ultimo punto Minerva replica in una nota ufficiale diffusa ieri pomeriggio, con annessa copia dell’atto integrale del giudice argentino Pablo Yadarola del 20 ottobre scorso: “Il tutto si è risolto con l’archiviazione ‘perché il fatto non costituisce reato’ e come ribadiscono i giudici argentini, i fatti oggetto dell’indagine non ledono il buon nome e l’onorabilità del sottoscritto. Questa la verità dei fatti”. Infine la conclusione con un commento: “Spiace, pertanto, che la politica si occupi di queste questioni che non hanno alcuna valenza giuridica e giudiziaria, che sottraggono inutilmente tempo ai veri problemi che riguardano ila collettività”. Il sindaco di Gallipoli, come detto, fu fermato all’aeroporto di Buenos Aires a causa di cacciagione che stava trasportando in Italia. L’episodio è accaduto in estate ed è stato risolto nel giro di breve tempo con tante scuse da parte della polizia argentina ma è comunque finito all’attenzione del ministro dell’Interno, Marco Minniti.
Il sindaco e alcuni amici, infatti, tornavano da una vacanza Oltreoceano, portando in Italia della selvaggina che, a un primo controllo effettuato dalla polizia aeroportuale, sembrò appartenere a specie protette. Da qui il fermo degli italiani nello scalo aeroportuale, che avrebbero potuto tradursi in arresto. Cosa che non è mai avvenuta poiché i successivi accertamenti hanno consentito di verificare che le specie cacciate e riposte in valigia non erano protette né in via di estinzione. La comitiva di europei, dunque, ha perso il volo prenotato ma non ha subito alcun provvedimento giudiziario.