Da Auschwitz a Maglie il passo è breve, scritta nazista davanti ad un centro per migranti
“Arbeit macht frei”, dal tedesco: ‘Il lavoro rende liberi’. Era questo il motto posto all’ingresso di numerosi campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale. La scritta assunse nel tempo un forte significato simbolico, sintetizzando in modo beffardo le menzogne dei campi di concentramento, nei quali i lavori forzati, la condizione disumana di privazione dei prigionieri e il destino finale di morte, contrastavano con il significato opposto del motto stesso. La frase è tratta dal titolo di un romanzo del 1872 dello scrittore tedesco Lorenz Diefenbach e venne usata per la prima volta a Dachau, nel 1933, nel campo di concentramento che vi fu costruito. Solo nel 1940 la scritta venne utilizzata anche per Auschwitz. I prigionieri che lasciavano il campo per recarsi al lavoro, o che vi rientravano, erano costretti a sfilare sotto il cancello d’entrata, a volte accompagnati dal suono di marce marziali eseguite da un’orchestra di deportati appositamente costituita.
Epoche storiche lontane, momenti drammatici della nostra umanità che dovrebbero soltanto essere dimenticate. Ed invece, purtroppo ancora troppo spesso, c’è chi si diverte a ricordare un passato così doloroso e lo fa anche senza vergogna o un minimo di pietà. Che questo succeda poi nel nostro territorio, nel nostro amato Salento, lascia ancora più sbigottiti. Ed è proprio la scritta “Arbeit macht frei” ad essere riproposta in un muro di Maglie. Una scritta dal tono e dal contenuto inequivocabile ed inquietante che è comparsa nelle scorse ore in Via Domenico Savio nella cittadina salentina. Riportare alla mente la scritta che si trovava ad Auschwitz all’ingresso dei deportati in una cittadina civile come Maglie appare quantomeno un gesto stupido e avventato e che non può far altro che aumentare intolleranza e odio all’interno di un’inutile e strumentale guerra tra poveri.
La scritta inquietante è apparsa in questa via di Maglie nelle vicinanze di un centro adibito all’accoglimento di migranti. Ed è proprio questa la nuova frontiera del razzismo e dell’intolleranza che sfoga tutto la sua frustrazione verso l’extracomunitario, reo, secondo il pensiero comune dettato dall’odio verso chi è diverso, di averci rubato il lavoro, i soldi, in alcuni casi anche la casa ed effettuare violenza verso donne e bambini. La stessa frase in tedesco, infattim è stata riprodotta con una vernice nera sul muro di un’abitazione che sorge a pochi passi da una struttura adibita all’accoglienza di migranti. Parole e riferimenti sinistri che appaiono come un messaggio minaccioso. Nei giorni scorsi l’arrivo dei migranti ha suscitato le reazioni di una parte della cittadinanza, contraria all’accoglienza: tensioni esplose anche su alcune pagine social e che, molto probabilmente, sono all’origine di questa recrudescenza razzista.