BUON NATALE AL MONDO
E’ Natale per tutti. Anche per i ragazzi musulmani ches ono scappati dalle loro nazioni, per la guerra, per la fame,per un domani migliore che sono fra noi. Auguri a tutti. Sono momenti questi in cui il bisogno di calore famigliare diviene più sentito. Chissà per quale arcano motivo. Ma è bello. Immaginiamo che amareggi non poco chi non ce l’ha. A chi, come noi, ha la fortuna di averlo oggi ed a chi, per ricordare altri tempi, ha passato con tristezza momenti come questi. Ricordo quando i nostri giovani emigravano,sopratutto le avanguardie che andavano in quella che inostri vecchi consideravano una s da e dicevano, “è partutu alla furtuna”, che poi era l’incognito verso unfuturo, che quei giovani con davano potesse essere migliore. “Tanto”, immaginava chi partiva, “peggio che danoi non si può stare certamente”, luoghi i nostri in cui,all’epoca, non lasciavano speranza di migliorare la vita.Ed avevano ragione, i giovani avevamo fame e volontà dicambiare la propria esistenza e quella di loro gli. L’esterodi quegli anni, per i salentini, no allora manodoperasfruttata bestialmente nellecampagne dei pochi proprietariterrieri, ha costituito la propriafortuna e quella di tanti altri chenon avevano avuto il coraggiodi affrontare l’incognito. Giinnegabili dispiaceri eranocostituiti soprattutto dal distaccodai propri affetti famigliari, ilprimo giro di ruota del treno,per molti il primo viaggio fuoridal paese, era un giro sul cuore.Ma, le ansie svanivano ben presto di fronte ad una vita piùdignitosa, più rispettosa della gente, il rispetto per il lavorogiustamente riconosciuto e compensato adeguatamente.Insomma, a confronto della misera esistenza che avevanolasciato in patria, quella era l’”America”. Le rimesse chegiungevano nel Salento hanno contribuito notevolmentea scrivere la nuova storia della nostra gente. Purtroppo,quell’esodo che aveva raggiunto il picco negli anni 50/60,con un graduale decremento negli successivi decenni, èricominciato. Ma, questa volta ad emigrare sono i giovanicon diploma, una laurea. Esportiamo scienza, cultura,verso altre nazioni che li accolgono a braccia aperte.E, quel che è preoccupante, lo fanno senza rimpianti.Forse, per non tornare mai più in una patria ingrata. La mancanza di lavoro riguarda tutti gli strati sociali. Perciò, avolte, rimane incomprensibile l’arrivo di tanti migranti dalle nostre parti. Tanti che attraversano il deserto, affrontano laviolenza dei traf canti di uomini, e quel mare scuro senzasaper nuotare, rischiando la vita. Alcuni l’hanno lasciata.Basterebbe pensare a tanto coraggio per immaginarequanta miseria ha lasciato chi scappa.Non farebbe male, peraltro, guardare un attiminoindietro alla situazione che abbiamo lasciato quandoanche noi cercavamo le risposte giuste alla nostraesistenza. E’ gente disperata. Ed a nulla vale il tragicoracconto di chi è arrivato a chi vorrebbe intraprendere lostesso cammino: scappare dalla guerra, dalla fame. Siparte, vendendo tutti i propri averi per pagare il viaggio.Un esodo epocale inarrestabile, dicono gli osservatoriinternazionali. La soluzione non c’è, al momento. A meno che non si vogliono schierare le navida guerra davanti alla Libia e sparare sui migranti.Chi arriva, certamente, non credeva di trovare larealtà che ha trovato. A volte divengono delinquenticomuni. E la gente ha paura del diverso, di chi chiedeciò che non possiamo dare. Chiede che, almenorispettino la legge. “Gli svizzeri” nostrani ricordanole visite mediche alla frontiere, il comportamentorigido verso le regole di chi li ospitava, giustamente,per condannare chi in Italia si sente autorizzato adelinquere. Si tende a criminalizzare tout-court, manon è così. Si generalizza, non va bene. Chissà senei loro lontani paesi hanno mai festeggiato il Natale. O se sanno cosa sia. Se hanno mai visto quellevetrine scintillanti che fanno immaginare quell’estesobenessere che non c’è. Non hanno pensato chei poveri ci sono dovunque nel mondo. Si, anche inItalia. Ma, non lamentiamoci. Buon Natale a tutti.