Carpignano: tagliati gli alberi della scuola media
Riceviamo e pubblichiamo la lettera – testimonianza di Sara Saracino sul taglio degli alberi avvenuto in questi giorni a Carpignano Salentino.
Era una mattina fresca dell’anno 1992, se non mi sbaglio… non ricordo neppure se era primavera o autunno, ricordo solo che, mezzi incappottati, uscivamo in fila classe per classe.
Facevo la seconda media e insieme alla mia compagna di banco piantavamo un albero lungo il muro delle scuole in piazza Ognissanti. Era il numero 17 il nostro, cominciando a contare dalla villa, il terzo se contavamo dal bar Bistrot, e si chiamava Re Sole Carolino. Era il più alto, ci convincevamo noi ogni volta che passavamo. Il più alto ho continuato a pensare che fosse per tanti anni dopo, ogni volta che lo guardavo, “è il più alto” dicevo a tutti quelli a cui lo presentavo passando da lì vicino quando, diventata più grande, iniziavo ad uscire in villa.
Non era affatto il più alto, era alto quanto gli altri, penso ora , era bello quanto gli altri, era semplice quanto gli altri. Ognuno aveva un nome, una storia, un ricordo e aveva un paio di piccoli bambini come genitori che in quel 1992 lo aveva piantato.
Sabato mattina sono ripassata dalla villa, dopo qualche giorno di assenza in paese e lo stupore è stato infinito. Quello stupore che ti lascia senza parole, che ti lascia incapace di agire, di protestare di ribellarti, quello stupore che ti lascia inerme. E così sono rimasta… inerme di fronte a quella vista, di fronte a quella brutalità ingiustificata. Ingiustificata. A volte un taglio può essere necessario, non è mai giusto, non è mai buono, ma con dolore può rendersi necessario se le motivazioni sono tante e serie. Ma quale, quale motivo mi chiedo ha potuto portare a tanto? Le radici dei pini si sa, alla lunga possono causare problemi, ma quale problema alla scuola, in questo caso? Quale problema alla strada, in questo caso?
Forse serve a farci vedere la nuova facciata colorata?
Mi dispiace di non essere riuscita ad impedirlo, mi dispiace di non essere riuscita ad impedire questo scempio, mi dispiace di non poter far vedere domani alla mia piccola l’albero che la mamma ha piantato tanto tempo fa…
Dalla strada, seduta di fronte, oggi, guardo dietro quelle finestre e dai vetri riesco a vedere solo i volti di quei bambini del 1992, di francesca, raffaella, sara, federica, andrea, martina, daniela, giuliana e tanti altri che gioiosi uscivano per piantare il loro primo albero, con quella luce speciale, quell’odore di terra nel naso: un segno fantastico del loro passaggio su questo mondo, un segno di nascita, un segno di crescita, un segno di vita, di fronte a tutti i gesti poco attenti che forse avrebbero poi compiuti negli anni a seguire… un segno che la mano di uomo ha reciso nella terra e nei loro occhi… negli occhi di quei bambini, di quei ragazzi, di questi adulti che oggi, in silenzio, guardano dentro quei vetri…
Sara Saracino