Colacem e rifiuti: il no dei sindaci in commissione regionale ambiente
Galati: “Più differenziata, meno inceneritori: stop alla norma ad Colacem”
“Il colpo di mano tecnico con il quale si ipotizzava di bruciare rifiuti nel cementificio di Galatina dovrà essere neutralizzato”. Tiene duro il consigliere regionale vendoliano Antonio Galati, confortato anche dall’audizione dei sindaci dell’area galatinese, che hanno espresso una chiara volontà politica contraria all’ipotesi: “Autorizzando più inceneritori del necessario rischiamo di attrarre rifiuti da tutta Italia – sottolinea – investiamo invece sulla differenziata, dando attuazione concreta alla filosofia del Piano regionale”.
In mattinata si è svolta un’importante audizione nella Commissione Ambiente della Regione Puglia, nella quale si è preso atto che, in varie forme, i primi cittadini di Galatina, Sogliano, Soleto, Cutrofiano e Corigliano hanno esposto la loro contrarietà all’ipotesi di co-incenerimento di CSS (la nuova denominazione del combustibile da rifiuto) nel cementificio Colacem di Galatina.
“È stato ricordato come nel 2006 ci fu una sperimentazione analoga, che venne sospesa a causa di sforamenti degli inquinanti rilevati al camino della Colacem”, spiega Galati. Per il consigliere “la volonta’ del territorio è chiara e conferma la posizione già espressa nel 2010, quando il consiglio regionale si disse contrario alla trasformazione dei cementifici in inceneritori. Anche per questo è inspiegabile, al limite del colpo di mano tecnico, la norma ad Colacem che andrà cassata quando il piano rifiuti arriverà in consiglio”.
Un’altra incongruenza è stata poi rilevata nella discussione generale nella quinta commissione. “Il Piano rifiuti da un lato non conteggia le autorizzazioni (già rilasciate ma non ancora operative) per ampliamenti o nuove costruzioni di termovalorizzatori – sottolinea il consigliere vendoliano – e dall’altro prevede nuovi impianti di compostaggio, unici strumenti che con le relative filiere possono ottenere i due risultati di far crescere le percentuali di raccolta differenziata e creare nuova occupazione in un settore di pubblica utilità. Ma se la differenziata cresce e l’aumento dei termovalorizzatori è già autorizzato – incalza Galati – perchè autorizzare a bruciare CSS anche in impianti che non sono nati a questo scopo? Anche un bambino intuirebbe qual è il rischio: in mancanza di combustibile locale, cementifici e centrali elettriche importerebbero rifiuti da tutta Italia: un meccanismo già visto a Maglie con la Copersalento, il cui esempio non vogliamo ripetere”.
La Redazione