Dietrofront del Prefetto, eliminata la zona rossa che delimitava il cantiere Tap
Un passo indietro significativo ma doveroso. Ha colto tutti di sorpresa la decisione del Prefetto di Lecce di non rinnovare l’ordinanza, entrata in vigore un mese fa, che prevedeva l’istituzione di una zona rossa attorno al cantiere per il gasdotto a San Basilio.
La decisione è arrivata da Roma tra lo stupore generale ed è attiva dalla mezzanotte di oggi, 13 dicembre. È decaduta quindi l’ordinanza sulla fascia di esclusione che un mese fa aveva lasciato tutti a bocca aperta e scatenato polemiche e contestazioni. Era lecito pensare, infatti, che il rinnovo dell’ordinanza fosse una cosa scontata ed automatica soprattutto per ragioni di prevenzione, visti gli ultimi episodi di scontri, ed urgenza dei lavori che incombono ed invece la decisione presa è stata di tutt’altro tenore. Non c’è più una zona rossa, quindi, e questo sembra essere il primo piccolo ma importante traguardo raggiunto dalla popolazione civile.
I lavori però continuano e la lotta non può ritenersi conclusa. Per ora la zona sembra almeno non essere più un campo di guerra e, dalla mezzanotte di ieri, dunque, sono stati aperti gli otto cancelli che delimitavano la “zona rossa”. Ora, però, bisogna capire come ed in che modo verrà risolta nelle prossime ore e nei prossimi giorni l’annosa questione riguardante la recinzione in cemento e metallo lunga oltre due chilometri. Tutto lascia presagire che dovrebbe essere gradualmente smantellata, nonostante i costi sostenuti da Tap per farla costruire. La multinazionale dal canto suo ha fatto sapere che i lavori continueranno senza problemi e che questa è prima di tutto una decisione politica. Non conveniva a nessuno, infatti, avvicinarsi al voto e fare campagna elettorale con il marchio della zona rossa che limitava le libertà personali.
La notizia di sospendere l’ordinanza ha lasciato sorpreso, ma anche abbastanza soddisfatto anche il Sindaco di Melendugno Marco Potì che, interpellato sull’argomento, ha così commentato i risvolti sulla vicenda: “Si tratta di una decisione – dice – che ci ha stupito anche se siamo sempre stati convinti che la forte militarizzazione col filo spinato, gli otto cancelli, i turni di sorveglianza con centinaia di uomini erano sproporzionati. Il fatto che il ministero abbia voluto correggere la rotta significa l’ammissione di un errore che ha comportato fatti come quelli di sabato, quando ragazze e ragazzi che vogliono difendere la loro terra sono stati portati con la forza in questura e denunciati”.