Fondi antiracket non dovuti, sequestrati beni per 260mila euro a cinque società salentine
Indebita percezione di contributi pubblici destinati alle vittime di racket e usura. È questo il motivo che questa mattina ha fatto scattare il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e di disponibilità finanziaria nei confronti di cinque società, quattro di Lecce ed una di Cellino San marco, in provincia di Brindisi. L’operazione è stata condotta ed eseguita dai Militari della Guardia di finanza di Lecce che hanno ultimato il sequestro per un valore complessivo di 260mila. Per una di queste società la sanzione è stata molto più pesante in quanto è scattata anche l’interdizione temporanea nel contrattare con la Pubblica amministrazione. Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari di Lecce Giovanni Gallo, su richiesta dei pm Roberta Licci e Massimiliano Carducci.
Il provvedimento di oggi, però, è la conseguenza di alcune indagini molto accurate condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Lecce nello scorso mese di maggio. Queste analisi portarono all’arresto del presidente di un’associazione antiracket locale e di alcuni suoi stretti collaboratori che furono accusati di aver prodotto, associandosi tra loro, falsa documentazione finalizzata a percepire indebitamente contributi, erogati dall’Ufficio del Commissario straordinario per le iniziative contro il racket e l’usura, per un importo di oltre due milioni di euro. L’operazione portò all’arresto di quattro persone, alla notifica di 36 avvisi di garanzia e al sequestro di beni nella disponibilità degli indagati per un valore pari ai contributi indebitamente percepiti. Ora, è scattato questo provvedimento ad ultimare la richiesta delle Fiamme Gialle che avevano chiesto l’adozione di misure cautelari patrimoniali e interdittive nei confronti delle cinque società fornitrici dell’associazione indagata.