Incontrando un gigante: Caparezza
Riceviamo e pubblichiamo il reportage realizzato dai ragazzi di quinta di Serrano, istituto comprensivo “Don Gnocchi” di Castrignano de’Greci, che hanno trascorso un intero pomeriggio con Caparezza nella sua casa di Molfetta.
Ragazzi che emozione! Questa proprio non ce l’aspettavamo!
Tutto è cominciato un paio di settimane prima quando la maestra Maria Renna ci ha proposto di percorso di scrittura creativa!
E’ stato divertentissimo giocare con scioglilingua, barzellette, giochi di parole, allitterazioni, onomatopee e metafore.
Grazie ad un gioco di gruppo, in cui avrebbe vinto chi inseriva in un testo coerente il maggior numero di scioglilingua, abbiamo prodotto ben tre racconti surreali e buffi ma…ma.. ancora non sapevamo cosa ci aspettava.
A proposito, se avete voglia di leggerli, meglio ad alta voce per farvi quattro paper…ehm risate, basta cliccare sui titoli seguenti
Il Pianeta Fiumopoli
Viaggio nella storia
La storia degli scioglilingua pazzi
Ritornando a noi, dunque, la maestra, qualche giorno prima del 17 marzo ( è questa la data fatidica!) ci ha fatto ascoltare tre canzoni di Caparezza : Fuori dal Tunnel, in cui l’autore parla di quanto sia preferibile divertirsi con gli amici semplicemente senza “sballarsi” o andare in discoteca , Vieni a ballare in Puglia in cui si affrontano i problemi della nostra terra come l’inquinamento, lo sfruttamento degli immigrati, la poca sicurezza sui posti di lavoro ed Eroe, in cui si parla di un papà che si sacrifica ogni giorno per la propria famiglia.
Analizzando i testi abbiamo compreso che anche Caparezza scrive utilizzando proprio la scrittura creativa che noi stavamo studiando.
Provate, se vi va, a farlo anche voi cliccando sulla scheda seguente, grazie alla quale capirete il vero significato di Vieni a Ballare in Puglia.
Già da tempo era prevista un’uscita di domenica insieme alle maestre e genitori per ripercorrere i luoghi dove è vissuto Don Tonino Bello e per incontrare un professore dell’Università esperto in scrittura creativa.
Destinazione: Molfetta.
Dopo un fantastica passeggiata nel centro storico della città, ci rechiamo a casa di quello che pensavamo fosse un anziano professore, magari pelato e con la voce noiosa!
Suoniamo…che strano…non ci viene ad aprire: il cancello si apre ed entra solo la maestra…mah!
Percorriamo un tunnel creato dalle piante ed entriamo in una specie di garage dove regna un gran soqquadro. Notiamo un paio di poster di Caparezza! Che il professore sia un suo fan? Boh!
Cari lettori, ci capite qualcosa? Noi in quel momento proprio no!
Oltrepassata una porticina, ci siamo immessi in un enorme locale dove abbiamo intravisto un manichino alto più o meno un metro e ottanta, con due ali dorate e barba e baffi disegnati con pennarello. Siamo circondati da scaffali su cui fanno mostra di se’ giocattoli di tutti i tipi disposti, questi sì, in grand’ ordine e poi dischi, biliardino, flipper e giochi “antichi” da bar .
Dietro una poltrona da ufficio, di spalle, però sbuca una chioma riccissima di capelli…ehi…si sta girando ma…ma…non è possibile il professore di scrittura creativa è proprio lui:
Michele Salvemini, in arte Caparezza , in carne e capelli
che si sta alzando dalla sua poltrona, con il suo cespuglio in testa e il ciuffo d’erba sotto il mento e ci accoglie con un gran sorriso!
Mamma mia è altissimo!
E’ impossibile descrivere l’emozione di quell’istante: qualcuno ha pensato, in un primo momento, ad un manichino o ad un sosia ma invece era proprio lui: Caparezza, il mito del rap !
Non capivamo nulla, ci girava la testa, il cuore batteva a mille: eravamo sbalorditi, meravigliati, senza parole!
L’espressione delle nostre facce era buffissima, pensiamo di mandare le riprese a Paperissima!
E dire che la maestra, che aveva organizzato la sorpresa insieme a genitori, sapendo cosa ci aspettava, si era raccomandata molte volte di essere brillanti, disinvolti, di fare domande… ma noi non pensavamo che il professore fosse Caparezza!!!
Eroicamente Marco e Gabriel sono riusciti, nonostante l’emozione, a consegnargli dei piccoli doni di prodotti tipici del nostro Salento (tra cui delle uova, riuscendo a non fare una frittata!) per ringraziarlo per l’ospitalità, mentre Capa ci distribuiva una maglietta ciascuno con la sua faccia, che poi ci ha anche autografato!
Grazie alla sua simpatia, disponibilità e umanità dopo pochi minuti lo shock iniziale è svanito e ci ha messi subito a nostro agio. Ci ha mostrato la sua collezione di giocattoli risalenti agli anni Settanta e Ottanta che lo aiuta, ci ha confidato, a mantenere la fantasia e la creatività necessarie per scrivere le sue canzoni.
Poi siamo passati alla parte tecnologica della sua casa che era veramente sorprendente. Vi era un gigantesco mixer, il computer collegato ad una tastiera musicale, la batteria e il pianoforte che ha suonato per noi improvvisando una melodia famosa ed inserendo il testo di Ben Ten.
Era bravo, molto bravo!
Eravamo emozionatissimi: Caparezza che cantava una canzone solo per noi! Incredibile! E non basta, subito dopo ha invitato Pietro, un nostro compagno, a suonare “Per Elisa” di Beethoven.
Durante il nostro incontro abbiamo parlato a lungo con lui, ponendogli, per la gioia della maestra, molte domande, le cui risposte abbiamo deciso di condividere con voi grazie all’intervista che pubblichiamo non prima di concludere urlando insieme :
”Per noi questa esperienza è stata un vero e proprio MIRACOLOOOO!!!”
INTERVISTA A CAPAREZZA
Cosa significa il tuo nome d’arte?
“Capa rezza”, in dialetto molfettese vuol dire “Testa riccia”, così mi chiamavano da bambino.
Stai scrivendo nuove canzoni?
Sì
Contengono parole “colorite”?
No, da quando ho scoperto che anche i bambini ascoltano le mie canzoni tendo ad non inserire parole “colorite” nei miei pezzi.
Ti piace questa esperienza?
Sono molto contento, non di essere famoso ma di fare ciò che mi piace. Il bello della vità è sapere ciò che si vuole fare e avere la fortuna di poterlo fare!
Da dove cominci a scrivere le tue canzoni?
Non c’è una regola, se ci fosse sarebbe tutto più facile. A volte inizio dal testo, a volte dalla musica.
Quando componi, lo fai nel silenzio o preferisci il rumore?
…anche in questo non c’è una regola. Ehi, che domande profonde. Lo sapete che non ci avevo mai pensato? Quando ve ne andrete mi toccherà riflettere su quello che mi avete chiesto.
In ogni caso, vi dirò una cosa che vi farà ridere, ma spesso l’ispirazione viene in…bagno, che per me è la “chiave di volta”.
E nei sogni?
Una volta sola mi è capitato di svegliarmi e di andare direttamente al pianoforte per comporre un pezzo in MI bemolle, dal titolo “Mani in tasca”.
Le tue canzoni sono tutte scritte da te?
Sì, tutte, testi e musiche. Non riuscirei a cantare pezzi scritti da altri.
E’ vero che “Eroe”, l’hai dedicata a tuo padre?
Sì, l’ho dedicata a mio padre perchè lui è un operaio, ora in pensione. Tramite lui ho vissuto i problemi di coloro che svolgono questo lavoro.
Come fai a realizzare i video?
Ai video non ci penso io ma i registi che interpretano la canzone . E’ come se mettessero un vestito al pezzo.
Quando hai iniziato a scrivere canzoni?
Ho iniziato a scrivere quando avevo circa 10-12 anni. La mia prima canzone, credo, parlasse di Molfetta. Il primo concorso si chiamava Castrocaro e lo feci a 19 anni . Fra quelle audiocassette alle mie spalle vi è una in cui è incisa la mia voce che canta vicino ad una radio mentre batto il ritmo con i piedi.
Quando è nata la tua passione per la musica?
Non so precisamente, prima volevo fare il fumettista perchè adoravo i fumetti, poi ho cominciato ad interessarmi di musica.
Qual è il tuo strumento preferito?
La batteria.
Come andavi a scuola?
Alle elementari la mia maestra mi adorava anche perchè…stavo sempre zitto e buono (ride) in seguito, a periodi! In ogni caso , ho sempre preferito le materie letterarie come italiano, storia, geografia e infatti alle superiori ho scelto….il commerciale (ride di più) …eh sì per seguire gli amici….
I tuoi genitori ti hanno sostenuto nella tua passione?
Sì, inoltre, ho tenuto spesso mio padre come punto di riferimento.
Ti sei arrabbiato quando Fuori dal Tunnel veniva ballato nelle discoteche?
Sì, molto. D’altra parte, come dico proprio in Fuori dal Tunnel, io non vado in discoteca. Una volta, dopo avermi dato un premio, mi hanno invitato in quello che credevo fosse un pub e invece era una discoteca. Ad un certo punto hanno mandato Fuori dal tunnel a tutto volume ed io…sono scappato.
Quindi è vero che ti piace mangiare in macchina la focaccia insieme agli amici?
Sì.
Hai qualche altra passione?
Sì, adoro il cinema da sempre e poi tutto chè è creativo che sia danza, teatro, ecc.
Cosa succede quando cammini per strada? La gente ti ferma?
Sì. Se mi ferma qualcuno perchè conosce la mia musica mi fa molto piacere se invece lo fa perchè sono famoso solo per scattare una foto per poi metterla su facebook sono un po’ meno contento . Voi bambini non avete facebook, vero? Mi raccomando utilizzatelo il più tardi possibile…
…cosa sono quelle?
Sono bustine di figurine…prendetene quante volete!
GRAZIE CAPA! GRAZIE DI TUTTO!!!
I ragazzi di classe V di Serrano
Pietro Bolognese, Samuele Di Pietro, Gabriele Giannuzzi, Gloria Mangia,
Valeria Mangia, Gabriel Mihalcea Razvan, Clara Russo, Giacomo Scuro, Marco Toma