L’Olio della Poesia: una serata carica di forti emozioni
E’ stata una bella serata musicale, quella dell’assegnazione del Premo “Olio della Poesia” che quest’anno, giunto al diciottesimo anno, ha premiato Franco Loi, poeta dialettale milanese. In contemporanea, l’altro premio, “Salento d’Amare”, è andato al cantante, anche lui milanese, Roberto Vecchioni, premiato dal Presidente della Provincia, Antonio Gabellone.
Si, musicale. Perché tale è stata dall’apertura con l’esecuzione di alcuni brani con la fisarmonica di Mattia Manco ed il violino di Giannuzzi ed è continuata con la lettura della composizioni in dialetto milanese del premiato, ivi compresa la intensa traduzione dei versi in italiano dell’attore, Francesco Piccolo, componente della compagnia “La Busacca”. A finire con Vecchioni che ha donato a piazza Lubelli, piena come un uovo, quattro sue canzoni e tenuti inchiodati i numerosi spettatori, fino a dopo mezzanotte.
Grazie anche alle brillanti intuizioni di Peppino Conte, perfetto nella organizzazione del Premio. Ospite inatteso quanto gradito è stato Giorgio Forattini, seduto in prima fila. In mezzo la premiazione di un emozionatissimo Cosimo Lupo, titolare dell’omonima casa editrice, destinatario del premio “Millennium”, consegnato dal sindaco di Cursi, Edoardo Santoro.
C’è stata una piccola sfilacciatura a fine cerimonia con il sindaco, Roberto Isola, ed i suoi ospiti in cerca di una sedia che non è arrivata.
Ma, torniamo a parlare della musicalità poetica con Loi che, intervistato da Stefano Verdino, ha manifestato tutta la sua brillante dialettica, la sua lucidità mentale e raccontato le sue esperienze di vita contenute nelle sue composizioni. Il suo sobrio essere protagonista, coniugato alla capacità del presentatore, Ludovico Malorgio, hanno trasformato un evento culturale di elite in un momento di partecipazione popolare. Tanto da far commentare a Vecchioni che, “questa piazza è il popolo della poesia”, prima di leggere il suo madrigale per Loi.
A premiazione ultimata da parte del presidente della cooperativa San Giorgio, donatrice dell’olio, Luigi Spisso, Loi ha disquisito sul senso della poesia: “il poeta è quello che ascolta e non sa di aver dentro la capacità di esprimere quel sentimento. Ho letto, ho studiato tanto”, ha continuato imprimendo musicalità alle parole e rivelandosi, fra l’altro, grande attore, “senza mai pensare alla poesia.
La svolta è venuta leggendo le composizioni di Gioacchino Belli”, ricorda,” grande poeta romanesco in cui intravedevo nei diversi passaggi la forma e sostanza di più noti poeti italiani. E quella esperienza mi ha fortemente segnato e convinto a scrivere perché mi ha fatto conquistare la libertà linguistica”. Tant’è, scrive:” dent la parola mi me pèrdi, deventi i ròbb del mund l’aria che passa, quèla parola che sta a dedrè de l’aria e se fa ciara aj ogg che stan nel temp (Dentro la parola aperta io mi perdo, divento le cose del mondo, l’aria che passa, quella parola che sta dietro l’aria, e si fa chiara agli occhi che stanno nel tempo).
Alla domanda che cos’è oggi Milano, risponde che la città è il contenitore di altre cento città, fra cui molte se ne sono andate, “non ci si conosce più. I bambini se ne sono andati dalle strade. Una volta c’era grande identità data dalla presenza delle numerose manifatture, oggi c’è il terziario”. Parole, dichiarazioni che rappresentano il dispiacere di una Milano che non c’è più e da cui non trae ispirazione.
Fernando Durante