La Grecìa Salentina saluta Rocco Aprile, “il partigiano del grico”
Il dolore della gente grica ha accompagnato l’ultimo viaggio di Rocco Aprile, appassionato studioso e ricercatore dell’antico idioma. Tanti manifesti, infatti- erano scritti nell’antica lingua- a testimoniare la partecipazione alla grave perdita per l’intera area della Grecìa Salentina. Per tutti, “Charistò ja olo cino pu èkame” (grazie per tutto ciò che hai fatto) recita il manifesto dell’Associazione culturale “Asteria”, di Sternatia. Ma, anche quello della Pro-loco, il manifesto dell’Unione dei Comuni griki, quello dell’amministrazione comunale e tanti altri ancora.
La bandiera greca sventola all’uscita di casa, a testimoniare il forte rapporto che c’era fra lo studioso calimerese e quella che considerava la sua seconda patria dove, fino a quando ha potuto, ha trascorso le ferie con la famiglia. Anche in Grecia ha lasciato tanti amici che, periodicamente, lo attendevano per scambi culturali e le numerose conferenze sull’antico idioma che accomunava le due sponde dell’Adriatico. L’altra bandiera presente è quella del Circolo Ghetonia. Altra sua creatura. Con la quale aveva collaborato, da quando era nata, fino a scrivere numerose pubblicazioni per l’omonima editrice. Con il presidente, Silvano Palamà e con Vito Bergamo, era un tutt’uno. Ed il distacco li ha particolarmente toccati. Dopo aver chiesto il lutto cittadino per le ore della cerimonia funebre, “non c’erano le condizioni”, li sarebbe stato risposto dal comune, hanno invitato gli esercenti ad abbassare le saracinesche dalle ore 16 alle ore 17, a cui hanno risposto tutti esponendo sulla porta il manifesto con il semplice: “Grazie Rocco”. In chiesa,poi, nel vangelo, il parroco- don Gigi Toma- ha ricordato l’umiltà dell’uomo della cui intelligenza e sapienza “non ha mai fatto pesare” a nessuno.
E’ toccato al più anziano dei figli- Marcello- tenere l’omelia funebre, sobria e priva di enfasi. Ha ripercorso la vita del padre, dalla nascita fino alla morte, attraversando anche le varie fasi della via politica. Prima comunista, fino all’invasione dell’Ungheria da parte dell’Urss, poi, socialista. “Quando non si parlerà più grico”, ricorda l’amara considerazione del padre, “Calimera sarà un paese come tanti”. Ma, se questo idioma resisterà all’avanzata della modernità, “allora papà e l’appena scomparso Salvatore Sicuro (altro importante studioso del grico), non avranno seminato invano”. Poi, lo straziante epilogo della cerimonia funebre con il canto di “Arimu rindineddra” (Chissà rondinella mia), l’ipotetico inno della nazione grica, eseguita da Emanuele Licci e la figlia di Rocco, Raffaella, ha scritto l’ultimo atto, con la gente che lo ha accompagnato piangendo.
Fernando DURANTE
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