“La guerra dei cafoni”, secondo appuntamento al Cineforum
Film di formazione o una semplice commedia?
Una storia d’amore o un film d’azione?
Il film del regista Davide Barletti è questo e molto altro.
“La guerra dei cafoni”, uscito nella sale il 27 aprile 2017 ed ispirato all’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis, è stato la seconda pellicola visionata dai ragazzi del “Trinchese” durante il Cineforum, al Cinema Elio di Calimera.
Il film è stato presentato dallo stesso regista a inizio serata, il quale premettendo di non volerci “spoilerare” il finale, lo ha presentato come un film con un risvolto fantasy legato al mito. Ha anticipato, inoltre, che la vicenda è ambientata a Torrematta: piccola e fantomatica isola della Puglia, in cui da millenni si combatte la lotta di classe tra signori e cafoni.
Sebbene il luogo sia immaginario, lo sfondo culturale e sociale è del tutto fedele, in quanto ciò che il regista ha portato sullo schermo è proiettato nella situazione che viveva il Meridione italiano nella metà degli anni ’70: la lotta tra classi che ,in parte si sta esaurendo, in parte sta cambiando i propri connotati, aprendosi a nuovi fenomeni, come l’ingresso della malavita organizzata nel tessuto sociale. Lo scontro esiste fin dall’antichità, motivo per cui la prima parte del film è ambientata nel Medioevo, dove gli attori hanno dovuto recitare in greco bizantino, segno di un’accurata ricerca linguistica.
Nel film i protagonisti della lotta sono 24 adolescenti (dagli 11 ai 16 anni) alla loro prima esperienza cinematografica, chiamati a recitare, talvolta improvvisando delle battute, in un dialetto stretto, tanto da necessitare di sottotitoli. I ragazzi sono schierati in due gruppi : da una parte i figli dei ricchi, i signori e dall’altra i figli della terra, i cafoni. In particolare, nel suo discorso, il regista si sofferma sulla differenza tra i cafoni “di ieri” e quelli “di oggi”: i primi, racconta, erano cosi definiti perché, non potendosi permettere una cintura, usavano una fune stretta in vita, ma, nonostante ciò, non erano privi di valori tanto alti, quanto ancestrali, quali l’onestà, la dignità, la sopportazione di una vita fatta di stenti e di duro lavoro.
I giovani spettatori hanno dimostrato grande attenzione durante la proiezione del film e, al termine, sono stati invitati a dialogare, facendo un’ analisi critica del film e delle tematiche affrontate. In questo dibattito, ancor più del precedente, i ragazzi hanno manifestato una sorprendente partecipazione, si è cosi dato luogo a un interessante confronto, dal quale sono emersi diversi elementi: primo fra tutti la presenza di allegorie, in special modo quella legata al cambiamento stesso che c’è nella vita dei protagonisti, che si riflette nella trasformazione di un assetto sociale, di un’epoca che segna in qualche modo , il passaggio da una società rurale ad una più moderna e omologata. Nel film l’innovazione è dovuta all’arrivo di un personaggio, “u Cugginu”, che “o con le buone o con le cattive cambierà il corso degli eventi”. Sarà lui a condurre i cafoni a sopraffare i signori, utilizzando i loro stessi metodi e la stessa violenza. Un aspetto, infatti, emerso nel dialogo, è proprio il fatto che i due gruppi finiranno per essere molto più simili di quanto, inizialmente possa sembrare e che, nella guerra, si corre sempre il rischio di imitare i nostri nemici.
Pacella Francesca