La Verità sul Populismo, vi prego.
Da Gramsci a Laclau, per ridare dignità alla parola populismo.
Nel dibattito politico odierno, la parola populismo viene utilizzata in modo improprio ed errato.
Molti politici e molti giornalisti utilizzano erroneamente il termine populismo come sinonimo di demagogia. Eliminiamo subito qualsiasi dubbio: il populismo non c’entra nulla con la demagogia.
In questo articolo, cercherò di ridare dignità a questo termine e vi farò conoscere il suo massimo teorico: Ernesto Laclau.
Siete pronti a rimettere in discussione le vostre credenze. Allacciate le cinture.
Ernesto Laclau é un teorico argentino postmarxista, che elabora in modo originale e non canonico – quasi eretico – i concetti gramsciani di popolo e di egemonia. La domanda fondamentale alla quale cerca di rispondere è come e in quali condizioni i settori esclusi della società (“los de abajo” / il basso) sono capaci di emanciparsi dalla propria subalternità e di costruirsi come un “blocco storico” / un popolo che diriga e organizzi la comunità. In termini più semplici, Laclau studia la logica sociale attraverso la quale il basso, rivendicando il fallimento della vecchia élite / “los de arriba”, cerca di diventare la nuova classe dirigente.
Laclau è noto in Italia grazie alla traduzione de ”Egemonia e strategia socialista. Per una democrazia radicale” (1985), scritto a quattro mani con la compagna Chantal Mouffe. A questa con la frase ”A Chantal, dopo trent’anni” (dopo trent’anni dalla pubblicazione de “Egemonia e strategia socialista” NDR), dedicherà l’opera: “La ragione populista” (2005).
In “Egemonia e strategia populista”, egli presenta la politica “come una lotta per il significato”. In questa lotta, il discorso politico non è che cosa si afferma – in modo vero o falso e in modo rivelatore o occultatore – su concetti già esistenti, analizzati e costruiti in altri ambiti (ambito sociale, economico, culturale, etc.), ma è una pratica performativa di costruzione di significato. Il discorso politico è l’attività attraverso la quale si costruisce un determinato significato piuttosto che un altro. In questa ottica, dunque, la politica è una “guerra di posizione” per la costruzione delle identità collettive, delle parole, dei significati e del terreno stesso di battaglia.
Fatte queste doverose premesse, iniziamo a chiarire che cosa non è il populismo. Il populismo non è un ideologia, non è un determinato tipo di movimento o partito politico, non è una certa base sociale, non è demagogia, non è retorica, non è un programma politico.
Allora, che cosa è? Il populismo è elemento costitutivo di democrazia ed è una attività di costruzione politica attraverso cui i settori marginalizzati della società cercano di far valere la proprie rivendicazioni e cercano di ripristinare il controllo popolare sulle sorti della collettività. Momento fondamentale della strategia populista è la divisione (“dicotomizzazione”) della società in due poli: il popolo / le élites, alto / basso. Lo dico con Gramsci, una plebs che aspira egemonicamente a costruirsi come l’unico popolo legittimo.
Potrebbe sembrare un concetto forte, ma la teoria populista presuppone l’inesistenza del popolo. Per Laclau, infatti, il popolo non pre-esiste, ma va costruito.
Il populismo è, appunto, lo strumento politico di costruzione del popolo come soggetto storico e come attore politico. Il popolo si costruisce attraverso l’unificazione intorno ad un significante vuoto di una catena equivalenziale formata da pluralità di domande insoddisfatte.
Le domande insoddisfatte sono i bisogni che l’apparato istituzionale/amministrativo di una determinata società (ad esempio lo Stato, il Comune, la Regione, etc.) non riesce soddisfare. Ad esempio: lo stato non riesce a garantire a tutti i cittadini un lavoro, non riesce a garantire il diritto a vivere in un ambiente salubre, non riesce a garantire il rispetto della legalità, etc. In altri termini, tutto ciò di cui le istituzioni sono manchevoli.
La catena equivalenziale è il rapporto performativo (di costruzione / di significazione) che unisce (“mette in tensione”) le diverse domande che si cristallizzano intorno ad un significante vuoto.
Facciamo un esempio. Fermo restando che il popolo non è un soggetto precostituito, ma un soggetto che deve essere costruito. Si consideri un apparato amministrativo che non garantisce ai suoi cittadini un lavoro, un ambiente salubre, l’onestà della propria classe politica, esistono, pertanto, una pluralità di domande che le istituzioni non riescono a soddisfare. Nella società si crea una frontiera tra le domande insoddisfatte dei cittadini e le istituzioni. Queste domande singole non costituiscono ancora un popolo. Il populismo è lo strumento (logica) politico di unificazione di queste domande intorno ad un significante vuoto. Il significante vuoto è una domanda particolare (ad esempio la domanda di maggiore onestà della classe politica) che in un determinato momento si costituisce sia come rappresentativa di sé stessa, sia come rappresentativa della catena equivalenziale. Onestà rappresenterà sia se stessa e sia tutte le altre domande che compongono la catena equivalenziale. La domanda onestà sarà “caricata”, oltre che del suo significato particolare, anche degli altri significati: diritto al lavoro, diritto a vivere in un ambiente salubre, etc. Chi è il soggetto che “carica” la parola di onesta di altri significati? E’ il politico. Il politico è il soggetto che significa un significante vuoto riempiendolo di una pluralità di significati.
L’aneddoto che segue è un perfetto esempio di significante vuoto. Una signora argentina, tirando una scarpa al medico che si rifiutava di praticarle l’interruzione della gravidanza, gridò: “W Peron, hijo de puta!”. In questo episodio, il termine Peron funge da significante vuoto che si “riempie” di un altro significato, ossia si “carica” del bisogno della signora di interrompere la gravidanza. La signora effettua un’attività di costruzione di significato: il termine Peron indicherà al tempo stesso sia il leader politico Peron (a prescindere dal fatto che questo sia favorevole o meno al diritto all’aborto), sia il bisogno della signora di interrompere la gravidanza.
Molto spesso i significanti vuoti vengono utilizzati nelle campagne pubblicitarie. Ad esempio, “Coca Cola, questa è l’America”. Il significante Coca Cola è caricato dei valori americani. Funge, dunque, da significante vuoto poiché indica al tempo stesso sia la bibita, oggetto particolare, sia i valori americani.
A questo punto è facile intuire che quando lo Stato attraversa un periodo di “crisi organica” e, cioè, quando non riesce a soddisfare le esigenze dei cittadini, le forze populiste hanno gioco facile, poiché attraverso la costruzione di un popolo, dicotomizzano la società in due poli: Noi / Loro Popolo / Casta, Alto / Bajo. Vi ricorda qualcosa? Quello che è successo nel panorama politico italiano nel 2013 con l’irruzione del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo ha costruito intorno al
significante vuoto “onestà / tutti a casa” una catena equivalenziale di domande insoddisfatte. “Tutti a casa. Cari politici non siete stati in grado di soddisfare i bisogni del popolo quindi andate a casa”. Il momento populista, rivendicando un nuovo ordine sociale, deve necessariamente criticare tutto il vecchio sistema di potere. Questo è il motivo per il quale nella costruzione populista non c’è spazio per i distinguo tra minoranza e maggioranza che costituivano il precedente ordine, al quale il nuovo e migliore ordine vuole sostituirsi.
Forse irriterò qualche intellettuale da salotto, ma per Laclau uno dei più importanti partiti populisti fu il PCI. Nell’immediato dopoguerra, Palmiro Togliatti scelse l’alternativa populista e la descrisse in termini inequivocabili: “il partito nuovo” doveva realizzare i compiti nazionali della classe operaia”, doveva cioè diventare il punto di raccordo di una moltitudine di lotte e di domande separate. Il partito doveva intervenire su una pluralità di fronti democratici e condurli a una qualche unità. Nei nostri termini, il PCI avrebbe dovuto sostenere una pluralità di domande e unificare una catena equivalenziale intorno al significante vuoto “la classe operaia”.
Nel decennio scorso, la teoria populista ha trovato un’applicazione concreta nell’ondata socialista latinoamericana di Chávez, Morales e Correa. Odiernamente, numerosi sono i movimenti che applicano più o meno consapevolmente il populismo: Trump, Podemos, Movimento 5 Stelle, Le pen.
Spero di aver ridato dignità ad una parola.
Francesco Garrapa