Le Formiche Martanesi
C’è tanta gente umile in paese che, ad un certo momento della propria vita decide che è il momento di lasciare qualcosa di proprio alla comunità di appartenenza. Di lasciare una impronta, pacatamente. Per dare un segnale più concreto di questa loro discreta presenza, diremo di quanto abbiamo insistito per fare una foto. Bene, in questo numero della Festa parleremo di tre personaggi, tutti ultrasettantenni, anche se è difficile crederci, che abbiamo voluto incontrare: Uccio Tommasi, Rodolfo Giannoccolo e Giuseppe Bispini. Tutti e tre, ognuno a suo modo, vogliono lasciare al paese un segno distintivo. Perché questo loro desiderio non rimanga sconosciuto ai più, abbiamo voluto renderlo pubblico. Questi personaggi hanno una elemento in comune: sono pensionati.
La casa editrice, “Kurumuny” , ha pubblicato di recente il libro di Giuseppe Bispini, “Ninì e il mondo di ieri”. Uccio De Santis è in procinto di pubblicare la seconda parte delle sue ricerche dei fatti che legano Martano con la storia locale e nazionale con il suo “Martano &…Oltre”. Rodolfo Giannoccolo, invece, ha solo il piacere di parlare di filosofia. Non vuole scrivere, perché, a suo dire, “non sono uno scrittore, sono un dilettante, molto appassionato della materia”. Tutti, a nostro modesto parere, sono degni di essere presi ad esempio.
I ricordi di una vita passata nel libro di Giuseppe Bispini, “Ninì ed il mondo di ieri”.
Giuseppe Bispini, 78 anni, ha la passione per la penna. E non è un modo di dire. Lui scrive i propri appunti, le proprie memorie, come in questo caso con “Ninì ed il mondo di ieri”, con l’antico mezzo manuale: carta e penna. La prefazione, “Angeli sfortunati”, è di Paolo Protopapa. Ma più che con questi mezzi, Bispini, il suo libro lo ha scritto con il cuore. Ed è una bella storia quella raccontata. Una tenera storia d’altri tempi a cui l’autore è molto legato. Che ha voluto renderla pubblica perché le future generazioni sappiano com’era dura la vita di una volta e di quali valori era portatrice quell’epoca ormai trasferita alla storia. Dunque: Ninì è figlio di una famiglia numerosa il cui padre, persona onestissima, e su questa onestà Ninì ha qualcosa da commentare, decide di trasferirla da Martano alla Marina di Sant’Andrea che, all’epoca, stiamo parlando degli anni della seconda guerra mondiale (42/44), era l’unico nucleo famigliare presente sul posto. Una decisione osteggiata dalle figlie e moglie. Era chiamata a gestire una piccolissima osteria frequentata, per lo più, da pescatori poveri in canna. Ma erano gli unici clienti che ripagavano i debiti per le bevute di vino, in natura. Ad ogni buona pescata fornivano la famiglia di pesce fresco. Che, a sua volta, trasferiva nelle vicine masserie: Barone di Muro, Patulicchie, Frassanito, Conca Specchiulla. Le quali, a loro volta, ricambiavano con i prodotti che producevano. Insomma, si viveva di scambi alimentari. Per la maggior parte dell’anno, la famiglia viveva isolata dal mondo e divisa. I due figli minori frequentavano la scuola a Martano, ospiti della nonna materna. Le due figlie e la mamma erano impegnate alla gestione della casa e dell’osteria. Il figlio maggiore, invece, curava i collegamenti fra i due tronconi famigliari con una bicicletta. Su strade disconnesse, con ogni tempo, tornava in paese ogni due giorni per ritirare il pane con la tessera e scambiare le informazioni del momento. “Non avevamo soldi”, ricorda Bispini, “c’era lo scambio alimentare, ma c’era anche tanta solidarietà e amore”. Ricorda quei periodi con tanta tenerezza anche se, confessa, “ sono tornato a piangere ripassando la mia vita di allora nella desolazione”. Il libro è stato presentato a San Foca ed a Martano ed “ha ottenuto molto successo, non me lo aspettavo”, confessa schivo. Da questo ad annunciare un nuovo libro, il passo è stato breve. “ Si ci sto pensando seriamente”, confessa. Alla prossima, allora, in bocca al lupo.
Dal 1976 al 2000, le ricerche di Uccio Tommasi nel secondo volume, “Martano&…Oltre (parte seconda)”.
E’ stata una ricerca impegnativa, un lavoro improbo, che solo una determinata passione può aver prodotto un tomo di ben 605 pagine. Il libro ripercorre le fasi più importanti della storia martanese del periodo trattato. Ore ed ore a spulciare registri, frequentare archivi, siti internet (per quanto guardati con sospetto, ma tornati utili) con l’unico scopo di “non mandare anche il cervello in pensione dopo essere andato io e di rendere pubblica, far conoscere a tutti, una parte di storia del mio paese”. A stimolare la ricerca della seconda parte sarebbe stata, a suo dire, “l’attenzione che ha richiamato la prima pubblicazione”. Ma, a dare una spinta decisiva sarebbe stata una busta trovata nella buca della posta, contenente mille euro (due pezzi da cinquecento euro), firmata: “Anonimo amico di Martano”. Si commuove l’autore e commenta: “allora ho capito che dovevo andare avanti ad ogni costo, per rispetto anche di quell’anonimo amico”. Peraltro, l’intero ricavato è devoluto a favore della Lilt, la lega per la lotta contro il tumore. Lo scopo benefico ha reso possibile anche la presenza del dottore Francesco Schitulli, noto oncologo, presidente nazionale della Lega, nonché presidente della Provincia d Bari, che ha firmato anche la prefazione. Alla sua disponibilità di essere presente è legata la presentazione del libro. “Avevo due passioni che volevo riprendere, una volta andato in pensione. Una era la pittura, l’altra la ricerca storica del mio paese”, confessa Tommasi. “La prima l’ho scartata perché avevo difficoltà nel riprenderla, perciò, mi sono buttato sulla seconda opzione. Con la penna avevo fatto qualche piacevole esperienza da giovane, perciò c’era una predisposizione alla scrittura, e poi avevo conservato qualche ritaglio di giornale che parlava degli avvenimenti storici del dopo guerra che interessavano anche Martano e mi sono buttato”. Le ricerche hanno richiesto ore ed ore, giornate intere trascorse nelle sale polverose degli archivi. Fra le pagine del tomo, sono presenti popolari personaggi del paese. Le difficoltà, naturalmente, non sono mancate e sono state tante. Per fare un esempio,“mi sono trovato di fronte a pagine che riportavano i risultati elettorali di elezioni amministrative di alcune tornate, completamente asportate”. Senza parlare degli ostacoli affrontati per reperire le sponsorizzazioni indispensabili per la pubblicazione. Ma, poi, tutto è filato liscio. La notizia di questa inevitabile necessità, evidentemente, è arrivata anche a quell’amico anonimo, che ha offerto il notevole contributo. Un notevole contributo l’ha dato la tipografia Chiriatti che ha curato l’impaginazione. Il libro sarà distribuito casa per casa. All’interno sarà presente anche un conto corrente intesto alla Lilt nel caso in cui si volesse inviare un’offerta.
Rodolfo Giannoccolo: ovvero la silenziosa filosofia.
“Ho studiato, perduto notti intere, tanto tempo, trascinato dai profondi pensieri dei grandi filosofi”, attacca lo studioso. Che si definisce “un appassionato dilettante” che, “ non ho pubblicato alcun libro né mai lo farò. Mi piace dialogare con la gente che si appassiona alle idee, alle grandi idee dei filosofi”. E ricorda l’ultimo suo colloquio aperto con due giovanissimi: uno di 14 e l’altro di 19 anni (appena diplomato), alla presenza di un centinaio di persone che, riferisce con malcelato orgoglio, “non hanno perduto una battuta, silenzio per oltre due ore”, proprio su questi temi, presso il maneggio/resort di Luigi Castelluzzo, su via Persia. Parlare di filosofia con Giannoccolo è come aprire le paratie di una diga, diviene un coinvolgente torrente in piena, irrefrenabile. “La mia passione è cominciata da quando frequentavo l’Istituto tecnico commerciale, a Maglie”, inizia il racconto della sua incontenibile passione. “ I miei fratelli frequentavano tutti gli studi classici. Solo io, invece, era stato destinato al Commerciale”, ricorda. Al ritorno dalle lezioni, i suoi fratelli – a tavola- disquisivano di filosofia dei grandi pensatori greci escludendo, di conseguenza, Rodolfo la cui scuola era lontana anni luce dalla filosofia. “Rubavo i libri ai miei fratelli e di notte- alla luce di una lampadina tascabile- studiavo i grandi pensatori greci e mi appassionava, mi divertivo, ero affascinato ed ho continuato a leggere, leggere, leggere”. Negli anni, poi, ha curato questa sua passione, mentre da ispettore delle poste vagava in giro per varie regioni d’Italia. Giunto alla pensione, naturalmente, vive la sua passione a tutto tondo. Definisce l’antica Grecia, “una superpotenza del pensiero”. Con Atene che partorisce idee attraverso i grandi filosofi e Sparta- “la città di Leonida” che la segue (“non è vero che era solo una città guerriera ha avuto grandi pensatori”). E poi Socrate, il suo concetto di uomo, la legge che ne regola i rapporti e va rispettata. Tant’è che, accetta la condanna a morte, nonostante la sua ingiustizia. “Leggendo la Repubblica, di Platone, mi affascinava il dialogo con Glaucone ed ho preso a scrivere qualcosa sull’antica Grecia, sostenuto da letture di filosofi contemporanei e, sopratutto, da quelli dell’inglese Helebig che, in quanto anche archeologo, coniuga le scoperte con i grandi pensatori”. La sua passione, però, resta quella del parlare, del confrontarsi con la gente comune e trasmettere la grandezza dei grandi pensatori. Si, proprio come è accaduto quella sera del 27 Luglio, presso il resort di Castelluzzo, “si, mi sono divertito, ha passato il tempo, piacevolmente”.
Fernando Durante
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