Lettera aperta al mio Trinchese
Caro Trinchese,
forse ti chiedi perché ti sia giunta una mia lettera, dato che ci vediamo quasi ogni giorno. In realtà, il motivo è abbastanza semplice: ci tenevo soltanto a dirti, dal profondo del mio cuore, grazie.
Innanzitutto, grazie, Trinchese, per avermi accolto sin dal primo giorno, tra quelle mura che pochi anni fa mi sembravano estranee, ma che con il tempo sono diventate la mia seconda casa.
Grazie, Trinchese, per avermi aiutato a crescere culturalmente e umanamente giorno dopo giorno.
Grazie, Trinchese, per essere ogni mattina l’incrocio nel cammino della mia giornata: quante strade, come piante rampicanti, si intrecciano tra quei banchi.
Grazie, Trinchese, per tutte le meravigliose persone che mi hai permesso, e ancora mi permetti, di incontrare: compagni di classe, di scuola, d’intervallo, che non tardano a trasformarsi in compagni di vita: grazie, Trinchese, per Lavinia, Antonio, Francesco, Luigina, Alessandro, Eleonora, Lorenzo, Giuseppe, Elisabetta…
Grazie, Trinchese, per ogni magnifica esperienza che mi fai vivere: non basterebbero pagine per farne un elenco. Ancor prima di mettere piede nella mia aula, per accogliermi, mi hai permesso di prendere parte alla Summer School, una strabiliante vacanza di una settimana nel resort di Carovigno, con lezioni tenute da una docente madrelingua per migliorare il mio inglese. Gli anni a venire, e per due altre volte di fila, mi hai dato nuovamente la possibilità di partecipare alla Summer School. Questa volta, però, in Calabria. Ne è passato di tempo, Trinchese, e quelle vacanze hanno lasciato un segno indelebile in me. E quante esperienze, avrò la possibilità di vivere ancora: ho già pronta la valigia per partire in Erasmus a Londra, tra poche settimane.
Grazie, Trinchese, per avermi dato la possibilità di essere al contempo me stesso e tanti altri: durante le lezioni di storia mi sono trasformato nell’imperatore Nerone, durante quelle di geografia in esploratore del Canada, nel periodo prenatalizio addirittura in Maria, la madre di Gesù!
Grazie, Trinchese, per la passione per la conoscenza che, come fiamma ardente, riaccendi quotidianamente in me: mi hai permesso di confrontarmi con docenti preparatissimi, ma soprattutto appassionati. L’armonia di un tempio greco, la straordinarietà della volta celeste, i segreti delle onde del mare, il coraggio nelle imprese di Giulio Cesare, la genialità nei componimenti di Dante, la perfezione di parabola, circonferenza, ellisse e iperbole, l’amore puro nei testi di Catullo: solo tu, Trinchese, mi hai permesso di conoscere, e comprendere, tutto questo, e molto di più.
Grazie, Trinchese, per spingermi sempre a dare il meglio di me: mi hai dato carta bianca perché, con l’inchiostro della mia giovinezza, potessi scrivere, giorno per giorno, uno, due, tre, poi cento versi. Grazie, Trinchese, per aiutarmi così a comporre la poesia del mio futuro, per permettermi di capire quale sia veramente il mio traguardo.
Grazie, Trinchese, per avermi insegnato che l’altruismo e il rispetto verso il prossimo vengono prima di qualsiasi nozione e conoscenza.
Grazie, Trinchese, per ogni singolo istante, per ogni singolo sguardo, per ogni singolo sorriso, per ogni singola risata scambiata tra i tuoi banchi, e – perché no- anche per ogni singolo compito e per ogni singola interrogazione.
Grazie, Trinchese, perché sin dal primo istante in cui ho cominciato a camminare tra le tue mura sono stato fiero di averti scelto.
Infine grazie,Trinchese,perché sono certo che anche tra trenta, quaranta, cinquant’anni, non sarà cambiato nulla e griderò ancora a gran voce: “I miei anni migliori, li ho vissuti al Trinchese”.
Paolo Miceli