Martano: apre la sezione dell’ Anpi
Riparte la sinistra. L’appuntamento è sabato 5 aprile a Carpignano Salentino, sala Don Pino Palanga. Ma è soltanto il primo approdo di un percorso che viene da lontano. Un tentativo, questa volta ufficiale, di rimettere in connessione e provare a far materializzare sotto forma di associazione le tante sensibilità di una storia politica che è stata determinante in tanti momenti cruciali della nostra città. Un sentimento di appartenenza che non è stato cancellato né dalle vicende travagliate dell’ultimo decennio della sinistra locale (irriconoscibile, scontrosa, rinchiusa nel recinto dei personalismi e nelle lotte tribali) né dalle sirene grilline (seppur apprezzabilissimi nelle loro battaglie parlamentari, e non eversivi come vengono comodamente dipinti) che riducono una visione del mondo, un pensiero che ha determinato il Novecento, a mera etichetta nostalgica. Si riparte con l’intento di ridare a quel sentimento una casa. Un luogo in cui incontrarsi e discutere. Rimettersi in connessione uno con l’altro.
Riscoprendo l’humus della solidarietà e della condivisione, parole care alla sinistra. Etimologicamente fondanti. Martano, come si diceva prima, può vantare in questa tradizione politica una storia di tutto rispetto. Che non si è mai spenta. Nemmeno in momenti bui, a volte ancora più desolanti di questo. È bene ricordare qualche storia che ha dato lustro e riscatto al nostro Paese. Mi piace pensare a quella di due anziani signori: Gianni Giannocolo e Salvatore Sicuro, partigiani in Jugoslavia. La loro vicenda corrisponde, come scriveva Giorgio Bocca, a quella <<minoranza di italiani, i soliti mille delle imprese disperate, che hanno raccolto dal fango in cui erano state gettate le stellette del popolo in armi e, senza eroismi e senza retorica, ha messo in piedi la Resistenza più forte in Europa>>. L’intento di quel processo che si rimette in moto sabato è anche questo: far conoscere, divulgare. Ridare piena cittadinanza a quelle storie che hanno riscattato l’Italia. È anche un modo per riappropriarsi del presente. Sempre più incerto e acefalo. Edificato intorno all’homo hominis lupus di hobbesiana memoria. In cui il potere d’acquisto torna a demarcare la differenza sociale. Lontano da quell’Europa che aveva immaginato Altiero Spinelli dal confino di Ventotene. Oggi hanno preso il soppravvento l’ideologia del rigore, il culto dei mercati, il mito della tecnocrazia che sta destrutturando la filiera democratica. Dogmi che stanno ridando fiato alle pulsioni nazionaliste e xenofobe che ritrovano sempre più spazio e consenso in larghe fasce della popolazione. Marine Le Pen ha appena trionfato alle amministrative francesi. Se si continua così è soltanto l’inizio. C’è da scommettere che saranno sempre di più coloro in attesa del Messia, dell’uomo forte che chiuda i recinti. Facile previsione di chi di tanto in tanto frequenta i luoghi della strada. C’è ancora tempo per sollevare la democrazia dal suo disagio. Per ridare speranza ad un’Europa angustiata dalla disoccupazione. Però è necessario fare i conti con i fallimenti dell’esasperazione dell’economia di mercato. Un’ideologia che spacciandosi per neutrale in realtà rappresenta il tornaconto di pochi. È importante fare massa critica intorno a ricette vecchie e superate.
I partiti oggi sono in difficoltà proprio perché incapaci di costruire un’agenda alternativa alla globalizzazione del libero mercato. Proprio in questi giorni ricorre l’anniversario del Nafta (Accordo nordamericano di liberoscambio), in un articolo su Repubblica Rampini e Stiglitz rilevano come ormai nessuno ne rivendichi la paternità. Nessuna celebrazione, il trionfalismo e l’ottimismo con cui ci si era aperta la fase nuova sono ormai un lontano ricordo. Pertanto si riparte. Si riparte da casa nostra. Dal nostro piccolo microcosmo. Per riempire innanzitutto le parole di significato. Per coltivare la memoria e il presente. Nella fattispecie la sezione dell’Anpi che aprirà a Martano nei prossimi giorni ha il duplice intento di far uscire dall’oblio le tante storie di nostri concittadini che in quei giorni che sconvolsero il mondo scelsero la democrazia e la giustizia sociale e, contemporaneamente, per costruire un percorso politico che metta insieme rappresentatività e partecipazione. Martano deve ritrovarsi, uscire dall’angolo della passività, della marginalità e dell’interesse particolare. Parole non da poco, progetti ambiziosi, sicuramente. Ma se abbandoniamo le logiche correntizie, ci allontaniamo dai personalismi e riscopriamo la politica come mezzo per cambiare il mondo, allora tutto ritorna ad avere un senso.
Marco Termo
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Chi sarebbe la sinistra? Vorrei capire. Non capisco.
Vieni il 5……