Martano: sangue sulla statua della Madonna, il giorno dopo
Le testimonianze di Don Cesare e Suor Giovanna.
Il giorno dopo le tracce di sangue della Madonna Immacolata, a Martano, il clima appare più sereno.
Poca gente intorno alla statua in via De Gasperi, su quel giardinetto pubblico poco in vista ed a volte trascurato. Forse perché impegnate al lavoro, solo qualche fiore in più ai piedi della statua.
Peraltro, il decano dei sacerdoti del paese, per circa cinquant’anni parroco della Parrocchia della Madonna del Rosario sotto la cui giurisdizione ricade la strada, don Cesare Palma, oggi in pensione, ridimensiona l’accaduto e fa propria la teoria del sangue di qualche uccello, ferito dai colpi di qualche cacciatore e che si sarebbe posato sulla testa della statua sporcandola.
L’attuale titolare, don Donato Manca, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. “Stamattina, io sono andato prima di mezzogiorno, il sangue, probabilmente di un uccello, era raggrumato e diluito nel colore dalla pioggia di questa notte”, dichiara don Cesare. “No, non c’è alcunché di soprannaturale”, sorride.
La gente che ieri sera si è precipitata per osservare “il miracolo”, “sono fedeli che hanno una religiosità naturale che sostituisce la fede profonda che ogni cristiano dovrebbe possedere, gente semplice”. La sua tesi è fondata- fra l’altro- sul fatto che quando una persona piange le lacrime scendono dagli occhi, ovviamente. In questo caso, invece, il rivolo di sangue- parte dalla testa e scivola lungo la guancia sinistra per finire su parte del mantello lasciando traccia sul percorso, ma non tocca affatto gli occhi. Nessun messaggio celeste, quindi, “la fede cresce attraverso il messaggio di Dio, abbandoniamo queste velleità della gente e torniamo a valutare l’episodio per quello che è”. E- poi- quando uno vuol credere vede cose che altri non vedono.
Anche i Carabinieri hanno ridimensionato il caso, se di questo si tratta, e non avrebbero dato alcun rilievo alla cosa né, come si è diffusa la voce, effettuato rilievi della sostanza, tanto meno inviato alcun campione alla sede della Polizia Scientifica a Foggia per l’esame. Anche il sindaco, Massimo Coricciati, è dello stesso parere, “non facciamo passare il messaggio di essere creduloni, senz’altro si è trattato di qualche volatile ferito”. Ma ieri sera il paese era, praticamente, paralizzato. Tanto da costringere la Polizia municipale alla chiusura di via De Gasperi. Peraltro, “non posso dare alcun giudizio, immagino che sia stato soprattutto un senso di curiosità a far muovere tanta gente, è semplicemente la traccia di un rivolo di sangue, dovuta alla ferita di qualche volatile”.
Quella statua è la testimonianza delle suore, Figlie della Carità”, in paese.
La storia raccontata da suor Giovanna, superiora del convento.
Si sente profumo di cucinato all’esterno dell’asilo infantile gestito dalle suore, “Figlie della carità”, a Martano: è ora di pranzo.
Ci accoglie – dopo aver opposto iniziale scetticismo la superiora, suor Giovanna. Una donna dimostratasi -poi- solare e sorridente, quanto schiva( non ci permette di fare una foto ndr), disponibile al dialogo. “Quella statua”, inizia il racconto ,“ è un dono che, nel 1993, abbiamo voluto fare alla città per testimoniare la centenaria presenza dell’Ordine in paese.
Per la verità è stata messa in un luogo poco visibile, la gente passa e nemmeno se ne accorge”. Quel giorno di diciannove anni fa, alla presenza di autorità religiose, era vescovo di Otranto, monsignor Cacucci- attuale metropolita di Bari- Bitonto- e del sindaco dell’epoca, Vincenzo Saracino, con una cerimonia fu issata la statua su quel piedistallo in quel giardinetto. Furono fatti otto giorni di preghiere in preparazione di quell’evento.
Quel posto si rivelò infelice, però- “poco in vista, per la verità, perciò poco frequentato, la gente passa veloce, fors’anche perchè si è abituata troppo velocemente a quella presenza, non ci fa più caso a quella santa presenza”, continua la religiosa. Proprio oggi- 7 dicembre- quella statua compie diciannove anni. Gli chiediamo se crede che quel rivolo di sangue sia veramente lacrime di sangue della Vergine. “Figuriamoci se posso credere a questa cosa”, dichiara. “A me, invece“, prosegue, “piace immaginare che l’Immacolata abbia permesso a quell’uccello di depositare sul suo capo quel rivolo di sostanza, proprio con l’intento di richiamare le attenzioni della gente sulla sua presenza. Se è così, lo scopo è stato raggiunto e ne sono felice”.
Fernando Durante