Mega gasdotto Tap: la soluzione è politica
Riceviamo e pubblichiamo l’articolo di Leandro Candido.
Venerdì 4 gennaio, a San Foca di Melendugno, ha preso forma un’assemblea spontanea di cittadini allarmati dalla comparsa di piattaforme esplorative lungo la costa del territorio comunale nella notte di San Silvestro. Le piattaforme, incaricate dal consorzio TAP e autorizzate dall’autorità demaniale, hanno eseguito sondaggi esplorativi e analisi del fondale marino in ordine al completamento della documentazione tecnica da sottoporre al ministero dell’ambiente per la valutazione del progetto del mega-gasdotto proveniente dall’Azerbaijan. Coordinata dal Sindaco, ed alla presenza dei rappresentanti della minoranza e dei rappresentanti del comitato No Tap, è stato presentato alla cittadinanza lo stato dell’arte e lo stato autorizzativo dell’opera.
Attualmente, il processo di valutazione è in capo al ministero dell’ambiente, cui compete, a norma di legge, il percorso autorizzativo delle opere infrastrutturali strategiche in tema di approvvigionamento di energia. Il Ministero dovrà valutare l’impatto dell’opera dal punto di vista tecnico, tenendo conto dei pareri espressi a livello regionale e delle osservazioni dei Comuni. A tal proposito, la contrarietà all’opera da parte delle istituzioni comunali interessate dall’intervento e da quelle dei paesi limitrofi è stata espressa tramite delibere congiunte. La Regione Puglia, con deliberazione di giunta, ha poi fatto proprie le istanze dei Comuni e delle associazioni, sottoponendo al Ministero il suo parere negativo all’opera. Del resto, la popolazione locale e dei territori limitrofi si è ampiamente mobilitata per sensibilizzare le istituzioni stesse e richiamare attenzione mediatica.
Sul piano politico è inoppugnabile che la collocazione della stessa sia assolutamente incompatibile con il territorio del sito di approdo individuato in San Foca di Melendugno. Non è comprensibile, in effetti, come un’opera industriale sia coerente con un paese a fortissima vocazione turistica e che, da almeno venti anni, ha orientato le proprie politiche verso l’acquisizione di un vantaggio comparativo nel settore. L’immagine dei Comuni di Melendugno e Vernole viene così gravemente minacciata da un’opera strategica che, pur rispondendo al raggiungimento di un interesse nazionale e comunitario, non tiene in alcun modo conto del territorio e del pregio naturalistico dell’ambiente interessato. Per quanto sia da riconoscere lo sforzo di minimizzare l’impatto ambientale, l’infrastruttura crea una cicatrice sul territorio che sfregia fisicamente il volto di questo lembo di costa, danneggiandone l’economia.
Pur tuttavia, il Ministro Terzi ha recentemente confermato l’importanza strategica del mega-gasdotto TAP, che consentirebbe all’Italia di ottenere il gas a prezzi più competitivi di quelli attuali e di avvantaggiarsene dall’opportunità di venderlo, soddisfacendo i bisogni della politica comunitaria. L’Unione Europea ha infatti disposto la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas, garantendo e stabilizzando la sua politica energetica.
E’ fin qui chiaro, dunque, che la questione diventa meramente politica e che il governo è chiamato a compiere una scelta equa e giusta, nel principio di equilibrio tra l’interesse collettivo, nazionale e comunitario, il rispetto dei territori e delle autonomie locali, la sostenibilità ambientale e la fattibilità economica dell’opera. E’ pertanto altrettanto chiaro che la soluzione al problema vada cercata sul piano prettamente politico e, come tale, l’obiettivo dei Comuni e delle popolazioni interessate diventa la sensibilizzazione e l’interessamento dei referenti politici del territorio e, di conseguenza, dell’ente regionale allo scopo di difendere le ragioni del territorio.
Nella stessa Puglia esistono aree a vocazione industriale, anche collocate in prossimità della costa, che sono già predisposte per l’accoglimento di infrastrutture di tale rilevanza. Peraltro, il progetto TAP prevedeva come preferenziale, tra le varie opzioni, un approdo presso un sito industriale. Ma l’opzione venne poi scartata per ragioni “sociali e naturalistiche” non meglio specificate, ma che sono di certo valide anche per il sito successivamente individuato in San Foca. E’ dunque scopo della politica assumersi la responsabilità di individuare la soluzione ottimale, una soluzione di responsabilità nei confronti degli interessi in gioco, soprattutto della salvaguardia ambientale e della vocazione lavorativa di un territorio che conosce prevalentemente servizi turistici, pesca e agricoltura. Dal canto proprio è legittimo, da parte delle istituzioni locali, appigliarsi ai cavilli burocratici ed ai tecnicismi giuridici in questa fase, in modo da procurarsi il tempo necessario allo scopo di perorare le motivazioni del territorio.
Tuttavia, al Ministero ed al governo stesso restano da illustrare i motivi per cui l’opera debba interessare una Regione che produce moltissima energia da fonti rinnovabili, che ospita la più grande centrale a carbone d’Europa, e il cui territorio è già duramente provato dalla presenza di cementifici e dello stabilimento Ilva. Per di più, è da ricordare che il Mega-gasdotto TAP è un’opera privata, ovvero di una multinazionale straniera, che lucrerebbe dal trasporto della materia prima in una forma di pedaggio.
Una politica illuminata ha lo scopo di controbilanciare l’interesse del provider con l’interesse del Paese e con quello dei territori. Il governo deve assumersi la responsabilità di proporre una soluzione che porti beneficio al paese ed al territorio, per esempio obbligando TAP al passaggio dall’area industriale di Cerano e alla compartecipazione ai lavori di riconversione della centrale da carbone a gas. E’ certamente questa la soluzione tecnicamente e politicamente ottimale, ma richiede un grosso sforzo politico e forza d’animo. Vale a dire che la logica della minimizzazione dell’impegno economico va superata in luogo della mediazione degli interessi in gioco, valorizzando gli aspetti ambientali e le peculiarità territoriali più che il profitto della multinazionale.
Con questo obiettivo dovranno essere concertate le strategie delle popolazioni e delle istituzioni comunali interessate. La Regione, dal canto suo, dovrà effettuare una vera scelta politica di indirizzo, a prova di una seria volontà di collaborare all’individuazione di una soluzione in grado di accompagnare il beneficio del bene collettivo con le specificità dei territori. Non è accettabile una semplice traslazione del mega-gasdotto da San Foca a Otranto, invocando un accordo tra il consorzio TAP e IGI Poseidon. Quest’ultimo ha concluso, un po’ in sordina, la procedura autorizzativa ma è stato poi scartato dal consorzio appaltatore Shaz Deniz. Tale soluzione rappresenterebbe una mera scorciatoia: rimarrebbero in piedi, infatti, le stesse ragioni contestualizzate per il sito di San Foca. Questa opzione paleserebbe inoltre l’incapacità del governo di decidere e di difendere gli interessi del proprio territorio, e la mancanza di pragmaticità dell’ente Regione che si tradurrebbe in un “no ideologico”, di fatto lasciando libero di agire il Ministero competente.
E’ opportuno, infine, mantenere alta l’attenzione mediatica sul progetto TAP, perché le realtà politiche nazionali comprendano le ragioni di un territorio già sufficientemente sfruttato, al fine di individuare la soluzione tecnica e politica più efficace. A tal proposito, nel corso dell’assemblea spontanea, si è invocato un incontro con i responsabili politici dei partiti a livello regionale, che si terrà nell’arco delle prossime settimane.
Leandro Candido