Palazzo Carafa, il futuro è ancora incerto. Il Tar rimanda la sua decisione e Salvemini resta al suo posto
La questione dell’anatra zoppa, secondo cui principio la coalizione del Sindaco di Lecce Carlo Salvemini eletto nel giugno scorso non avrebbe la maggioranza per governare il capoluogo salentino, continua a tenere banco e a riempire le pagine della politica locale. I consiglieri leccesi di centrodestra avevano chiesto di congelare i Consigli comunali fino al 9 novembre, definendo la maggioranza di centrosinistra “abusiva”, pensando che finalmente sarebbe arrivata una decisione favorevole come quella del Tar di Lecce, ma non è andata così. Salvemini può governare tranquillo, almeno fino all’8 febbraio, data in cui il Consiglio di Stato dovrebbe dare l’ultima parola. Secondo il Ministero il Sindaco non avrebbe la maggioranza e fu la Commissione elettorale ad attribuirgli un ricco premio di maggioranza,interpretando la legge in modo tale da unire nel calcolo per la composizione del Consiglio primo turno e ballottaggio tra i soli candidati sindaci, al fine di garantire la governabilità.
Alle scorse elezioni, infatti, la coalizione di centrodestra vince al primo turno sfiorando il 53 per cento, ma il suo candidato sindaco, Mauro Giliberti, prende solo il 46 per cento dei voti a causa di lotte intestine e doppi giochi. Alcuni componenti del centrodestra (soprattutto in Forza Italia) che non avevano digerito l’accordo su quel candidato sindaco troppo vicino a Fitto: pensavano di farlo perdere rimanendo in maggioranza in Consiglio. Con questa mossa i congiurati fanno fuori il loro candidato sindaco e successivamente avrebbero fatto cadere il sindaco uscente per poi andare a nuove elezioni con un candidato a loro più gradito. Va tutto secondo i piani dei doppiogiochisti del centrodestra fino al ballottaggio: vince il candidato del centrosinistra, Carlo Salvemini, che chiude un apparentamento con un ex assessore della giunta uscente di centrodestra, Alessandro Delli Noci.
A sparigliare le carte arriva la decisione del Tar, che smonta l’interpretazione della Commissione elettorale, spiegando che non è possibile unire i due turni delle elezioni comunali. La legge, dunque, secondo i giudici di primo grado, non contempla il cumulo dei due segmenti, perché nel primo si votano i consiglieri e nel secondo solo i sindaci. Ma non è finita qui, perché, con un’ordinanza, il Consiglio di Stato sospende la decisione del Tar, lasciando la situazione immutata: ovvero la maggioranza al centrosinistra, coalizione che sostiene il sindaco Salvemini. Ieri l’ultima puntata di un’autentica telenovela giudiziaria: tutto rinviato all’8 febbraio, con un’ordinanza dai contenuti che il sindaco leccese in carica definisce molto interessanti, augurandosi, ora, che il centrodestra torni in aula e renda possibile i lavori consiliari per il bene della città di Lecce.