Questione migranti: Bellanova e Capone scrivono al Ministro dell’Interno e al Prefetto di Lecce
Riportiamo integralmente la lettera e l’interrogazione.
Egregio Prefetto Perrotta,
apprendiamo dalla stampa delle condizioni vergognose in cui 35 migranti richiedenti asilo sono costretti a vivere, in attesa che la burocrazia compia i suoi interminabili percorsi.
Si tratta di uomini iracheni, siriani di etnia kurda o afghani di etnia pashtun, in fuga dalle guerre o dalle persecuzioni che devastano i loro paesi, attualmente costretti a dormire per terra nel campetto del dopolavoro ferroviario di Lecce in via Diaz, senza alcun riparo e senza servizi igienici.
Queste persone sono sbarcate sulle coste salentine in 50, facendo poi richiesta dello status di rifugiato alla Commissione Territoriale Governativa di Bari. Da ciò che emerge sembrerebbe abbiano chiesto ospitalità presso il CARA (centro di accoglienza per i richiedenti asilo) di Bari ma, a causa del sovraffollamento, come si evince anche dal documento consegnato loro dalla Questura di Lecce, sono stati costretti a rientrare nel Salento e cercare una sistemazione di fortuna in attesa dell’esito della richiesta previsto per la metà di giugno. Tra questi immigrati 15 persone hanno trovato accoglienza nella casa della carità gestita dalla Caritas diocesana. Gli altri, a quanto emerge, hanno cercato per giorni una sistemazione tra i vicoli della città di Lecce, nei pressi della stazione ferroviaria per collocarsi alla fine presso il campetto del dopolavoro ferroviario.
Sappiamo, purtroppo, che la burocrazia ha dei tempi che spesso non collimano con le necessità umane delle persone, ma riteniamo che questa situazione non possa protrarsi oltre, poiché risulta essere altamente lesiva della dignità di questi esseri umani, oltre a mettere a repentaglio la loro stessa, in termini di sicurezza e salute.
Sono senza dubbio encomiabili gli sforzi e l’impegno del mondo del volontariato, ancora una volta costretto ad un ruolo di completa supplenza, ma tutto ciò non può bastare ed occorre che in tal senso si agisca con celerità.
Riteniamo che questa situazione sia da considerarsi assolutamente deprecabile e per questo motivo già stiamo provvedendo, con gli strumenti a nostra disposizione, per sollecitare il Ministero competente ad accelerare gli adempimenti di sua spettanza, ma nel frattempo, data la Sua estrema sensibilità, siamo qui a chiederLe, con la presente, di valutare se non sia il caso di porre in essere quanto nelle Sue possibilità per approntare una temporanea sistemazione in previsione dell’esito della richiesta di asilo, per queste persone, maggiormente rispondente ai più elementari principi di dignità, in osservanza di quegli stessi valori di civiltà ed umanità cui anche Lei ha meritoriamente dimostrato di ispirarsi nell’affrontare altre vicende simili.
RingraziandoLa per quanto potrà fare, aspettando un Suo gentile riscontro, cogliamo l’occasione per porgerLe i nostri più cari saluti.
Roma, 3 giugno 2013
INTERROGAZIONE
a risposta in
commissione
BELLANOVA, CAPONE – Al Ministro dell’Interno.
Per
sapere, premesso che:
– sugli organi di stampa odierni si legge la notizia che riguarda 35 extracomunitari “accampati alla meglio in città da 45 giorni, senza un tetto ed un bagno, in attesa di conoscere l’esito della loro richiesta di asilo politico”. Queste persone, molte delle quali giovani, si trovano a Lecce ed attualmente si sono sistemati come potevano nel campetto del dopolavoro delle ferrovie in via Diaz;
– si tratta di persone irachene di etnia kurda ed afgani di etnia pashtun in fuga da territori di guerra, nei quali molto spesso se gli uomini si rifiutano di prestare consenso alla guerriglia sono sottoposti a misure durissime e inumane;
– sugli organi di stampa emergono racconti dolorosi, come quello di Abdel, uno di questi ragazzi, che parla del padre, guerriero talebano e della sua decisione di fuggire dall’Afganistan per scampare all’arruolamento della milizia. “Non voglio combattere – dice srotolando una coperta che usa per ripararsi dall’umido della notte – sono scappato dal mio paese e adesso non so dove
andare, ieri notte è venuta qui la polizia e ci ha detto di andarcene. Ma dove?”
– queste persone sono sbarcate sulle coste salentine in 50, facendo poi richiesta dello status di rifugiato alla Commissione Territoriale Governativa di Bari. Da ciò che emerge sembrerebbe abbiano chiesto ospitalità presso il CARA (centro di accoglienza per i richiedenti asilo) di Bari, ma a causa del sovraffollamento sono state costrette a rientrare nel Salento e trovare una sistemazione di fortuna in attesa dell’esito della richiesta previsto per la metà di giugno;
– tra gli immigrati, 15 hanno trovato accoglienza nella casa della carità gestita dalla Caritas diocesana. Gli altri restanti hanno cercato per giorni una sistemazione tra i vicoli della città di Lecce, nei pressi della stazione ferroviaria per collocarsi alla fine presso il campetto del dopolavoro ferroviario, luogo evidentemente nel quale gli stessi hanno considerato potessero non dare alcun fastidio;
– in questo posto di fortuna, però, non c’è un tetto, nessun bagno, ma solo pochi alberi che consentono di avere un riparo dal sole ed una piccola struttura prefabbricata nella quale ripararsi dalla pioggia;
– in questa difficile situazione, sia dal punto di vista prettamente umano che psicologico, si sono attivate le associazioni di volontariato che hanno teso una mano a queste persone in termini di assistenza e di soddisfacimento dei bisogni primari, quali il pasto quotidiano;
– sappiamo, purtroppo, che la burocrazia ha dei tempi che spesso non collimano con le necessità umane delle persone, ma riteniamo che questa situazione non possa protrarsi poiché è altamente lesiva della dignità di questi esseri umani, oltre a mettere a repentaglio la vita stessa, in termini di sicurezza e salute, di queste persone;
se il Ministro interrogato non ritenga di intervenire con urgenza affinché episodi gravissimi, come quello riportato, non si verifichino nuovamente sulla pelle di persone che già provengono da realtà difficilissime ed affrontano estenuanti viaggi con la speranza di
trovare un aiuto da parte delle istituzioni italiane, e che invece si trovano a vivere ulteriori condizioni di esclusione ed emarginazione.
se il Ministro interrogato, in attesa che il nostro Paese si doti di una legge organica in materia di asilo politico, non ritenga utile avviare con celerità un monitoraggio dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo con la finalità di individuare le situazioni critiche e
di sovraffollamento, approntando a tal proposito un piano utile a poter accogliere e non dover rispedire per strada queste persone che chiedono solo un supporto.
On. Teresa Bellanova
On. Salvatore Capone