Salvemini: “Con noi l’inizio di una partita nuova per la città di Lecce”
Ieri pomeriggio Carlo Salvemini ha partecipato all’iniziativa “Ballottiamo!” al parco di Belloluogo. Prima di dare inizio alla festa, Salvemini ha parlato ai suoi sostenitori e ai candidati che lo hanno affiancato al primo turno nelle liste a suo sostegno. È stata l’occasione per ribadire alcuni concetti chiave intorno ai quali intende portare la sua comunità al voto del 25 giugno.
“Voglio ribadire perché con Alessandro abbiamo voluto l’accordo, mettendo da parte la premessa, scontata, che entrambi ci siamo confrontati per essere ciascuno il sindaco della città di Lecce al primo turno. – dice Salvemini – Non ci siamo riusciti. Ma chi ha la maturità l’equilibrio, la serenità, l’onestà intellettuale di leggere quello che è accaduto in questi cinque mesi non può non tener conto che molti dei temi che hanno accompagnato questo confronto erano comuni. Uno su tutti: l’obiettivo di dare un’alternanza di governo a Palazzo Carafa.
Era prevedibile che l’annuncio di questo apparentamento avrebbe innescato reazioni rabbiose. Guardando il comportamento di ciascuno di loro, mi viene da dire: lo stile è l’uomo. Oggi ci sono attacchi scomposti, violenti verbalmente, velenosi, si cerca di ammorbare clima anche diffondendo falsità. Noi abbiamo stilato un accordo alla luce del sole. Pubblico e trasparente, in nome della legge: l’apparentamento delle liste. E perché l’abbiam fatto? Perché insieme vogliamo questo: cambiare la città. Non ci siamo riusciti da soli, ci riusciremo in due.”
Inevitabili i riferimenti nei confronti del suo avversario diretto al ballottaggio, Mauro Giliberti, che ha definito l’accordo come “un disegno di potere per mettere le mani su Lecce”.
“Quindi vi invito a sentirvi protagonisti: contaminatevi, contaminiamoci. – Salvemini – Comincerà una nuova avventura e vi garantisco che il modo attraverso il quale parleremo alla città scioglierà ogni dubbio sulle appartenenze. Poi intendiamoci: io posso rispondere con Alessandro di alcuni scambi che abbiamo avuto. Ma a guardare il modo patetico con il quale qualche comunicato stampa di mesi addietro viene sventolato, sembra che ci vogliano far credere che dall’altra parte ci sia stato il collegio delle Orsoline. Se io dovessi fare una rassegna stampa di quello che si sono detti negli anni, Fitto, Perrone e la Poli Bortone ci divertiremmo alla grande. Ma per me non è questo il tema: questo esercizio non mi appassiona.
Oggi la dicotomia non è noi/loro, bene/male. Ma futuro/passato. Non cadiamo in questo errore: intenderanno schiacciarci in un referendum in cui sembra che con il nostro arrivo ci sarà l’Armageddon. No, noi dobbiamo ricordare al leccesi che incontriamo strada per strada che il 25 giugno sarà una festa. E noi la celebreremo senza acrimonie, senza rabbia, senza il coltello fra i denti, ma determinati. Come si entra in campo: determinati ma corretti. Consapevoli che bisogna disciplinarsi per non fare errori e far male all’avversario, ma senza tirare indietro la gamba. E dire, di nuovo, a tutti che noi siamo una comunità. Che siamo uniti gli uni agli altri. Ed è quello che a loro non piace.
Con noi sarà una nuova primavera. Non sarà la fine di nulla, o meglio, sarà la fine di molte cose, ma soprattutto sarà un inizio. Io non vivo e non dobbiamo vivere questa campagna elettorale con l’ossessione di mettere la parola fine. Noi invece vogliamo dare il calcio d’inizio, per far cominciare una partita nuova alla città. Ci sono migliaia di persone che sono pronte a riconoscersi e ad essere riconosciute. Andiamoci a parlare, ciascuno per quel che può fino alla fine. Poi osserveremo un religioso e rigoroso stile davanti ai seggi. Mi raccomando: stile davanti ai seggi, perché con lo stile si può vincere un’elezione”.