Si chiama Dignità.
Il gesto di rifiutare la maglia del Lecce da parte di Guillermo Giacomazzi, nonostante le conseguenze che ne derivano (moglie e famiglia leccese per trasferirsi- probabilmente- lontano da loro) si chiama “DIGNITA’”.
Che, per molti, proprietari, dirigenti, tecnici e tifosi, anche onorevoli o pseudo tali, perde di significato rispetto all’arrivo di un calciatore come Fabrizio Miccoli a cui, peraltro è stata assegnata proprio quella fascia di capitano tolta a Giacomazzi. Dignità. Vediamo come la definisce il Devoto- Oli: rispetto che l’uomo, conscio del proprio valore sul piano morale, deve avere nei confronti di se stesso ed imporre agli altri mediante un comportamento ed un contegno adeguati. Già: rispetto, morale.
Parole sconosciute per chi antepone la passione sconsiderata alla dignità. Per chi come Miccoli ha usato parole indegne di una persona normale verso chi ha pagato con la vita la ricerca della giustizia, il giudice Falcone e la sua scorta. E no, amici, qua ne va di mezzo il senso minimo di pudore. Giacomazzi lo ha difeso e per questo ha detto no, grazie. Con quel gesto ha dimostrato di avere dignità da vendere. Bravo.
Fernando Durante