Soleto: questa sera in programma “Incanto di Natale”
Ultima tappa del progetto sulla valorizzazione e salvaguardia della lingua e cultura grica, promosso dal Comune di Soleto, con il sostegno della Regione Puglia e dell’Unione dei Comuni della Grecìa salentina. Tra gli ospiti Antonio Melegari, Andrea Stefanizzi, Ninfa Giannuzzi e i bambini che hanno partecipato al laboratorio sul canto della Strina.
Domenica 29 dicembre (dalle ore 19.00 – ingresso gratuito) le sale del Convento dei Frati Minori di Soleto (Le) ospitano InCanto di Natale, ultima tappa del progetto sulla valorizzazione e sulla salvaguardia della lingua e cultura grica, promosso dal Comune di Soleto, con il sostegno della Regione Puglia e dell’Unione dei Comuni della Grecìa salentina.
La serata prenderà il via alle 19.00 con una processione di zampognari nel centro storico del paese grico, che partirà da Porta San Vito e terminerà al Convento dei Frati Minori. Subito dopo spazio all’esibizione, coordinata da Antonio Melegari e Gigi Russo, dei bambini delle classi elementari e medie che, durante il mese di dicembre, hanno partecipato al percorso formativo, esperienziale, laboratoriale e spettacolare sul canto della Strina. Alle 19.45 sarà la volta dello spettacolo “Strina e canti natalizi”, sempre con Antonio Melegari, che, affiancato da Andrea Stefanizzi, Stefano Calò, Gigi Russo e Manuela Amerì, proporrà un corpus di canti popolari di Natale. Lo spettacolo nasce da un’accurata ricerca che vede i contributi, tra gli altri, di Daniele Durante e Luigi Chiriatti, ma soprattutto dall’esigenza di tramandare e proporre a pubblici diversi, in nuovi contesti, i canti del periodo. Il repertorio proposto è un viaggio tra canti, cunti e filastrocche e canti di tradizione orale. A seguire la proposta natalizia dei Totarella, con un repertorio tradizionale del Pollino. Totarella è, infatti, il nome attribuito dalle genti del Pollino all’oboe popolare, strumento che accompagna abitualmente la zampogna a chiave. Il suo suono è acuto, è come un grido che irrompe nell’aria a risvegliare nelle nostre coscienze un’identità culturale sopita, ma mai rimossa. Il repertorio nasce da un lavoro di ricerca e raccolta dei pezzi della tradizione, ma soprattutto dall’esperienza di vita che ha portato a raccogliere direttamente, senza filtraggi accademici, l’eredità musicale pastorale e contadina naturalmente trasmessa dalla generazione che ci ha preceduti, non trascurando in alcuni brani le suggestioni e i ritmi della musica mediterranea.
Chiuderanno la serata, intorno alle 20.45, Ninfa Giannuzzi e Valerio Daniele con lo spettacolo “Kalò Bambinuddhi” un repertorio di canti e ninne nanne del periodo, legato alla lingua e alla cultura grica. Ninfa Giannuzzi canta con voce piena, graffia e carezza la forza grica che le appartiene; modula le lingue, interprete di un repertorio che valica i confini, impasta i generi. Se ne appropria connotando l’unicità del suo stile esecutivo. Cantante capace di tradurre il “sentire” salentino, l’osare del canto in una contaminazione all’inverso: dall’Io al mondo. È così che la passione per le musiche tradizionali, per le modalità delle voci “popolari” e delle culture del mondo, le ha permesso di approfondire lo studio delle tecniche vocali, della musica e del canto in quanto ‘visione’ ed espressione dell’Io. Il Canto della Strina è un rituale di questua appartenente al ciclo di canti relativi al periodo Natale/Epifania e più precisamente al Capodanno. Un periodo di tempo e di festa che una volta veniva interpretato e raccontato da intere compagnie di musicanti, cantatori e suonatori, che occupavano l’intero territorio salentino, spostandosi poi da un paese all’altro, da una masseria all’altra, di festa in festa, portandosi dietro i loro strumenti, i loro canti, le loro storie e tradizioni. Insieme portavano il racconto della nascita e dell’infanzia di Gesù Bambino, e altre avventure più o meno sacre, ma comunque fatte di angeli, pastori, Re Magi, miracoli e quant’altro. La strina veniva eseguita generalmente da una o più persone accompagnate da un’orchestrina di strumenti: organetto, cupa-cupa, violino, tamburello e triangolo. Perduta la sua sacralità oggi questo canto viene ripreso e rifunzionalizzato in termini di pura fruizione spettacolare. Finalità del laboratorio è stata offrire un bagaglio di conoscenze legate alla lingua, ritualità e tradizione grica. Approfondire le tematiche legate al canto orale e agli usi e costumi legati al mondo contadino rurale in modo da salvare la memoria di quello che si è stati, ma anche ritrovarsi perché nel rito e mito prendono forma immagini della vita.
La Redazione
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