Stasera a Lecce presentazione del libro di Angelo Zaccaria “La revoluciòn bonita”
Stasera a Lecce presentazione del libro di Angelo Zaccaria “La revoluciòn bonita” alle 20:00 presso la Palestra Popolare in via Siracusa 32 – 34 – Intervista all’autore Angelo Zaccaria
Cosa vi ha spinto a scegliere il Venezuela e il sud America come oggetto del vostro libro?
Ho scelto il Venezuela perchè è un paese abbastanza grande ed importante, teatro di un processo politico piuttosto originale. Un presidente che da un lato dichiara di voler costruire un modello di società alternativo al capitalismo, ispirato ad un socialismo di tipo nuovo ed alla costruzione di forme di democrazia partecipativa , che critica l’influenza nordamericana nella regione e promuove la riconquista della sovranità sulle proprie immense risorse, ma che dall’altro lato non rinnega la democrazia rappresentativa, e che quindi arriva e si mantiene al potere attraverso regolari elezioni.
In Europa, come lei stesso afferma, Chàvez viene visto come un dittatore, ci spiega perchè così non è, almeno dal suo punto di vista?
Chavez arriva al potere nel 1998 attraverso regolari elezioni, e poi si mantiene al potere continuando a prevalere in appuntamenti elettorali, che peraltro in Venezuela si verificano con cadenza annuale o anche più spesso. Le elezioni vengono ogni volta monitorate e certificate come regolari da vari organismi internazionali come il centro Carter, l’Organizzazione degli Stati Americani, l’Unione Europea. Nessun organismo indipendente ha mai denunciato brogli elettorali significativi. Il panorama dei mass- media venezuelani, dove esistono varie televisioni private che avversano il governo, varie televisioni pubbliche che lo sostengono, ed una miriade di media cartacei di vario orientamento, è persino più pluralista di quello italiano. Gli apparati repressivi, ed in particolare quelli adibiti a servizi di ordine pubblico durante manifestazioni e mobilitazioni di piazza, son stati ricondotti ad una funzione più neutrale e rispettosa dei diritti umani. In una situazione del genere, definire Chavez un dittatore è falso, anche sotto il profilo strettamente tecnico.
Il “Laboratorio Sudamericano” quali potenzialità nasconde e come può incidere nei percorsi politici del socialismo in tutto il mondo?
Il mio libro si intitola non a caso: La revolucion bonita…. L’attualità e l’interesse per noi tutti che riveste l’attuale vicenda venezuelana, inserita nel contesto latinoamericano e globale, consiste nel tentativo di rilanciare la sperimentazione di modelli sociali, economici e di democrazia alternativi a quelli dominanti, in una forma socialmente accettabile e senza sottoporre la società al trauma della guerra civile…Quindi non può che interessare anche noi il tentativo di coniugare il concetto di rivoluzione con quello della costruzione di forme nuove di democrazia, consenso e partecipazione…Un modo di “uscire dal ‘900”, alternativo a quelli sinora proposti non solo da parte neo-liberale, ma anche nella stessa sinistra istituzionale, che non a caso in Italia non ama molto Chavez.
Hugo Chàvez da cosa si distingue dagli altri leader mondiali, basa tutto sulla sua grande personalità oppure nella sua icona si intravedono anche dei profili di potere plurale?
Chavez in questo momento è il grande comunicatore del processo, il grande pedagogo popolare, il referente e garante del consenso che la base tributa a lui ma non sempre all’interezza della classe politica che lo circonda. Chavez è colui che ha ridato dignità ad un paese dalle grandi risorse e che oggi guarda al futuro, ed è il punto di sintesi ed equilibrio fra le varie anime presenti nel processo bolivariano.In questo senso egli è a tuttoggi “insostituibile” e concentra su di sè molto potere, ed il fatto che il processo dipenda troppo da lui è certo un fattore di potenziale debolezza. Tuttavia la necessità di costruire nuove forme di partecpazione e di leadership più collettive, orizzontali e condivise, è ben presente nel dibattito chavista, soprattutto fra i movimenti di base e gli intellettuali che appoggiano il processo bolivariano.
Fabio Tarantino