Stasera a Martano si presenta il libro “Per palazzi e antiche strade”
A chiusura di “Cortili aperti 2012”, questa sera alle 21, presso l’atrio del palazzo baronale Comi, il nuovo libro di Paolo Protopapa.
Qui di seguito riportiamo l’introduzione a cura di Anna Stomeo
I luoghi e la mente
Diciamo che i luoghi ci appartengono quando finiscono per occupare nella nostra mente zone sempre più ampie di ricordi. Allora le emozioni si sciolgono per adeguarsi alle forme e agli spazi e i luoghi reali si trasformano in punti di aggregazione mentale dove il visibile e l’invisibile giocano a rincorrersi. Ciò è vero per i luoghi da sempre attraversati, ma anche per quelli visti di sfuggita e appena sfiorati con lo sguardo.
I luoghi ci appartengono perché hanno comunque a che fare con quella che chiamiamo identità: sono metafore e trasfigurazioni simboliche del nostro essere con noi stessi e con gli altri. Le piazze e le strade, gli atri e i giardini, celati nel cuore della città, tra le mura di vecchi palazzi, sono spazi fisici che si confrontano con gli spazi dell’anima e che si lasciano raggiungere attraverso percorsi interrotti e poi inaspettatamente ripresi, come tragitti di vita fatti di variazioni e permanenze, di partenze e di ritorni.
È attraverso questi percorsi che si costruisce la memoria collettiva dei luoghi, intesa sia come insieme di valori racchiusi in un’eredità comunitaria da trasmettere, sia come groviglio di suggestioni intime e soggettive nascoste in un patrimonio personale da custodire.
Ogni luogo ha un dentro, celato al primo sguardo, che emerge oltre la facciata e le apparenze: è una stanza o un cortile o un giardino tenuti segreti (occultati) nel cuore di una vecchia casa o dentro un imponente palazzo, ma è anche un’interiorità fatta di memoria e di immagini, che riemergono per confrontarsi con il presente e le sue visioni.
A tessere questo filo tra passato e presente è quella che lo psicologo e filosofo americano James Hillman ha chiamato l’anima dei luoghi e che nasce da una sorta di interazione tra spazio e pensiero come determinante l’essenza dell’uomo. Gli uomini sono gli spazi che si costruiscono ed abitano, in una sorta di ecologismo primigenio che sembra ricomporre lo scarto tra natura e cultura. I luoghi sono l’anima degli uomini che, a sua volta e per paradosso, si fa anima dei luoghi, cultura che si fa natura, e viceversa. Raccontare la storia che si cela in un palazzo e nelle sue forme architettoniche non è diverso dal raccontare le forme naturali di un territorio, di una pianura, di un bosco. In entrambi agisce la ‘hillmaniana’ anima dei luoghi, una sorta di pensiero sopito, di azione dimenticata che si fa gradualmente consapevolezza e racconto e che sembra scardinare l’ordine consueto e scontato del discorso per sostituirlo con qualcosa di vitale e di segreto insieme, di essenziale e di nascosto: l’anima, appunto.
È con questo approccio, ci sembra, che (per pura e immediata riflessione o per premeditata teoria?) Paolo Protopapa delinea un vero e proprio itinerario poetico e storico tra i luoghi di Martano: palazzi e strade che si offrono nella loro anima antica e si rivelano nella loro storia nascosta, riscoprendosi attraverso il registro ironico e spiazzante della divagazione affabulatoria, ma passando sempre anche per intensi momenti di autentica poesia narrativa, come ci piace definirla, con un ossimoro non tanto ingiustificato.
Il poetico e il narrativo sembrano infatti le due dimensioni intrinseche a questa scrittura in versi liberi di Paolo Protopapa, nella quale le immagini dei luoghi si fanno ricordi impossibili e voci surreali, mescolando le suggestioni del passato vissuto con le invenzioni di un passato immaginato.
Ed è proprio questa mescolanza, questa eccedenza di invenzione, che pone al riparo questi versi dal rischio del bozzettismo di maniera, sempre in agguato quando si evocano le anime di luoghi storici e ‘abitati’, attraverso i quali è passata la vita di un’intera comunità.
La mente incontra i luoghi e li trasforma, ne modifica la consistenza e i contorni architettonici e lo fa attraverso l’immaginazione e non la mera fantasia, usando cioè le informazioni e la memoria come strumenti per disegnare, attraverso la visione, una coreografia delle emozioni che si fa pietra e storia. Nascono così parole e versi dove il tempo non segna tracciati rettilinei, ma insegue forme e volumi per trasformarsi in spazio, fatto di atri e cortili, nei quali il corpo-mente e il corpo-voce si muovono in un’unica danza.
La Redazione