Sul disseccamento degli ulivi nel Salento. Xylella e dintorni.
Da tempo l’attenzione dell’opinione pubblica, di politici, amministratori e operatori del settore agricolo è attirata dal disseccamento degli ulivi in alcune aree del Salento. Tanto si è parlato del batterio Xylella, causa presunta o concorrente della malattia di questi alberi. Vaste polemiche e discussioni si sono sviluppate anche in merito alle responsabilità e alle azioni da porre in essere per evitare che il contagio si propaghi in altre province e in altre regioni d’Italia.
Vero è che territorio e istituzioni si sono trascinati nell’incapacità di decidere, anche a causa di un dibattito pubblico e tecnico-scientifico sclerotizzato da incertezze, lacune e, in qualche caso, sospetti.
Per questo motivo abbiamo scelto di dare voce a idee e posizioni, confrontando saperi esperti e presidi della cittadinanza attiva. In attesa di un cortese riscontro da parte del Forum Ambiente e Salute – invitato a intervenire – in questo numero rivolgiamo le nostre domande al professore Luigi De Bellis, dell’Università del Salento.
A. B.
1.Cos’è Xylella, da dove viene e come si propaga?
La Xylella fastidiosa è un batterio Gram negativo, molto noto in quanto microrganismo dannoso per molte specie coltivate, in particolare per essere l’agente della devastante malattia di Pierce nella vite, una malattia registrata addirittura intorno al 1880 nella zona di Anaheim, Contea di Orange, California (nonostante il batterio sia stato classificato come tale nel 1987). Xylella fastidiosa è una specie patogena per vite, agrumi, mandorlo, caffè, pesco e molte altre specie sia erbacee che arboree (oltre 150), e contribuisce al disseccamento degli ulivi nel Salento (o al “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo” che è quasi sicuramente determinato dalla azione combinata con alcuni funghi ed un insetto, la Zeuzera pyrina). Importante notare che Xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena, un organismo patogeno delle piante in grado di determinare danni economicamente rilevanti contro il quale, in caso di ritrovamento, si devono attuare obbligatoriamente misure ufficiali di lotta idonee ad impedirne la diffusione. Quindi, indipendentemente dal fatto che sia o no la Xylella a determinare il disseccamento degli olivi è obbligatorio impedire che il patogeno diffonda, al pari di una epidemia di Ebola. Inoltre, Xylella fastidiosa è al momento un termine generico perché il batterio ha mostrato una notevole variabilità genetica tanto che sono state classificate ben 4 varianti patogeniche o subspecie che attaccano soltanto alcune specie o ceppi di specie vegetali. Ad esempio, la subspecie pauca è patogena per agrumi e caffè mentre la variante salentina, il ceppo CoDiRO della subspecie pauca, è patogena per l’olivo ma non per agrumi e vite.
Da dove viene è difficile stabilirlo con certezza perché i dati attualmente disponibili non sono sufficienti. L’ipotesi degli studiosi baresi, che per primi hanno identificato la presenza di Xylella nel Salento, è che provenga, attraverso la spedizione di piante ornamentali, dal Costa Rica, dove, su oleandro, è stato rinvenuto “un gemello” del ceppo CoDiRO; ma è importante ricordare che l’oleandro è una pianta originaria dell’Asia, naturalizzata, e ora spontanea, nel bacino mediterraneo da dove presumibilmente è stata importata nel Costa Rica. Altra possibilità alternativa è invece che la Xylella sia endemica nel Salento e solo recentemente sia per così dire esplosa (e quindi individuata) a seguito di cambiamenti pedoclimatici nella zona; infatti, in analogia a quanto sopra riportato per la malattia di Pierce una sintomatologia simile all’attuale, con ampi disseccamenti degli oliveti, è stata registrata in passato nel Salento sia alla fine del 18° secolo che dal 1899 al 1910. La malattia è stata chiamata “brusca”, da bruciatura, in relazione ai sintomi, ma all’epoca l’agente patogeno non è stato individuato e negli anni successivi la malattia è inspiegabilmente sparita. Ovviamente, per verificare tale ipotesi è necessaria una “reliquia” di olivo malato del 1900 sulla quale trovare eventualmente tracce di Xylella.
La propagazione della malattia avviene soltanto attraverso insetti vettori, le cicaline, che pungono piante infette trasferendo il batterio nelle piante sane punte successivamente; di conseguenza, la malattia si propaga a brevi distanze dalla prima pianta malata in relazione al volo degli insetti vettori o a lunghe distanze tramite il trasferimento di materiale di propagazione (talee, innesti etc.) infetto o di piante infette che dopo la messa a dimora saranno punte dagli insetti vettori.
2. Quali sono gli interventi da attuare?
Gli interventi da attuare rapidamente (troppo tempo è già passato!), sono tutti gli interventi in grado di ridurre l’inoculo e ridurre la presenza di insetti che trasmettono la Xylella. Ad esempio, eliminare tutte le parti verdi di piante sintomatiche o sicuramente portatrici di Xylella, quindi capitozzature o tagli del tronco alla base in modo che gli adulti dei cicadellidi non abbiano modo di “succhiare” dalle parti verdi i batteri, effettuare lavorazioni dei terreni per distruggere le erbe infestanti potenziali incubatrici di uova e dei primi stadi di sviluppo dei cicadellidi, quindi effettuare trattamenti insetticidi esclusivamente sulle piante malate e quelle vicine in modo da eliminare gli insetti vettori che abbiano magari punto piante malate. In aggiunta, è necessario definire una fascia tampone, ampia 10-20 km, a nord della zona dei focolai di Xylella, all’interno della quale ogni pianta sintomatica va immediatamente abbattuta oltre a effettuare i trattamenti sopra descritti. Ritengo sia importante realizzare la fascia tampone a nord di Oria, ultimo focolaio individuato, perché nonostante il disseccamento sia stato definito rapido, nessuno conosce quanto tempo intercorra tra la puntura della cicalina e la prima apparizione dei sintomi, probabilmente mesi; in altre parole, dato che la Xylella viene individuata successivamente all’evidenza di sintomi di disseccamento delle piante, esiste la possibilità che in provincia di Brindisi, al di sopra del posizionamento della zona tampone indicato dalla delibera regionale, siano presenti piante asintomatiche già infettate da Xylella che riveleranno i sintomi della malattia soltanto tra qualche mese. Un principio di precauzione indica quindi la necessità di una zona tampone più a nord di quanto previsto attualmente: se non riusciremo a fermare la diffusione della Xylella l’Europa imporrà certamente sanzioni e saranno dolori!
3. Quali sono gli interventi attuati/proposti dagli enti preposti e qual è il Suo giudizio in proposito?
Meritoria è stata l’individuazione della Xylella, ma praticamente nessun intervento è stata attuato salvo l’abbattimento di qualche decina di piante. La Regione Puglia nelle sue delibere ha indicato interventi utili quali lavorazioni dei terreni e potature insieme ad interventi inapplicabili o in qualche caso addirittura illegittimi o fonte di imprevedibili conseguenze: ad esempio l’uso di insetticidi non autorizzati su muretti a secco e macchia mediterranea e l’obbligo di trattamenti con insetticidi indiscriminatamente su tutto il territorio (anche in caso di coltivazioni biologiche) indipendentemente dalla presenza di piante sintomatiche o attaccate da Xylella. L’invito alle lavorazioni del terreno per ridurre la presenza di cicaline è invece corretto ma manca un esplicito invito a potare drasticamente le piante malate via capitozzatura o taglio alla base. Al momento non conosco invece i dettagli del piano elaborato dal Commissario Silletti.
4. Qual è e quale deve essere il ruolo dell’Università del Salento?
L’Università del Salento ha già in atto attività di ricerca e potrebbe in futuro contribuire con una più significativa e rilevante ricerca multidisciplinare (dalla fisiologia vegetale alla microbiologia, dalla chimica alle nanotecnologie, dalle biotecnologie alle tecnologie informatiche, dalla climatologia fino ai modelli matematici previsionali) non solo per lo studio del problema ma anche per fornire un contributo all’individuazione di una possibile cura, le idee già ci sono; in aggiunta, visto che Lecce è all’interno della zona infetta, potrebbe essere realizzato nel Campus Ecotekne un centro di studio ad hoc che eviti il trasporto di piante o campioni infetti in zone ancora esenti dalla presenza di Xylella e permetta di ridurre i viaggi dei ricercatori da centri di ricerca lontani 150 o 300 km.
5. Cosa pensa delle indagini della magistratura?
La magistratura sta indagando su una questione difficilmente risolvibile, perché: a) nel caso inverosimile di diffusione colposa del patogeno non vedo proprio come possano essere individuate le prove della diffusione di un patogeno geneticamente diverso da quello a suo tempo impiegato per il Convegno allo IAMB; b) per quanto riguarda la mancata attuazione di provvedimenti idonei a limitare il contagio, gli studiosi si giustificheranno con “l’avevano detto”, i vari uffici competenti con “avevano segnalato ed inviato la comunicazione”, i politici con “non siamo tecnici” mentre rimarranno quali sospettati gli unici presenti sul luogo del delitto, ovvero gli agricoltori che hanno subito i danni, ai quali però non può essere imputato un bel nulla visto che non spetta certo ai singoli prendere decisioni antipandemia. Quindi, quale la possibile utile conclusione dell’indagine della magistratura?
* Luigi De Bellis, laureato in Scienze agrarie all’Università degli studi di Pisa e Dottore di Ricerca in Ortoflorofrutticoltura, è attualmente professore ordinario di Fisiologia vegetale presso l’Università del Salento. Dal 1998 a Lecce, ha svolto esperienza all’estero. Negli ultimi anni, accanto a un’attività di ricerca di base nell’ambito della Fisiologia vegetale, ha avviato ricerche applicative riguardo la valorizzazione dell’olio di oliva salentino, la messa a punto di sistemi di depurazione dei reflui oleari e la valorizzazione di prodotti agroalimentari del territorio. È stato responsabile scientifico di svariati progetti di ricerca, quali PRIN, progetti di ricerca finanziati dalla Comunità Europea, Progetti di Ricerca Esplorativi e Strategici della Regione Puglia, Interreg, PON e altro.
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