Tap, il Ministero dell’ambiente dà una mano alla multinazionale. Regione Puglia esclusa dalle verifiche
Altro duro colpo per la tutela dell’ambiente e per la salvaguardia del nostro mare. Altra imposizione da parte di chi ha il coltello dalla parte del manico e continua a non curarsi della volontà di migliaia e migliaia di cittadini preoccupati per la propria terra. La questione relativa al gasdotto nelle marine di San Foca si arricchisce di un’altra paradossale vicenda e decisione. Il Ministero dell’Ambiente, infatti, attraverso la Direzione generale del dipartimento per le valutazioni e le autorizzazioni, ha inviato lo scorso 18 settembre, una nota alla Regione, all’Ispra, all’Arpa Puglia, alla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas, a Tap Italia, per avocare a sé la verifica di ottemperanza di una decina di prescrizioni: quest’ultime riguardano quelle relative relativa all’apertura del pozzo di spinta per la realizzazione del microtunnel, necessario all’approdo del gasdotto a San Foca (la cosiddetta Fase 1/A).
Nella sostanza, a causa dei ritardi denunciati da Tap con proprie informative nell’adempimento di alcune indicazioni previste (prescrizioni sul monitoraggio ambientale, impatto paesaggistico del terminale di ricezione, opere di mitigazione ambientale e compensazioni) il Ministero “solleva” dall’incarico gli enti preposti al controllo. Si dispone, quindi, nella nota che “per gli Enti vigilanti cessi l’avvalimento per i compiti loro assegnati ai fini delle prescrizioni summenzionate. Con successivi atti si procederà a stabilire le modalità istruttorie delle medesime verifiche”. Una scorciatoia, insomma, che il Governo sta ponendo per favorire la multinazionale nella prosecuzione dei lavori per la costruzione del gasdotto. Un ostacolo in meno verso un’opera che i poteri forti ritengono necessaria, mentre i cittadini continuano a rifiutare.
Regione Puglia e Agenzia regionale per l’Ambiente sono state dunque esonerate (secondo quanto si legge nel documento) non avendo concluso l’attività di verifica entro i trenta giorni dalla ricezione della documentazione del proponente, secondo quanto previsto dall’articolo 28 del decreto legislativo 152 dell’aprile del 2006 (Testo Unico dell’ambiente). Nello specifico si tratta di prescrizioni relative al monitoraggio ambientale, all’impatto paesaggistico del terminale di ricezione previsto in agro di Melendugno, al piano delle opere di mitigazione ambientale e compensazioni che deve essere approvato dal Comune e dalla Regione. Di particolare rilevanza la numero 18 che impone a Tap uno studio approfondito sulla risposta sismica locale per quanto riguarda la zona del terminale e del pozzo di spinta. Il ministero ricorda che a tutte queste prescrizioni Tap ha risposto con l’invio della documentazione tra il 2015 e il 2016.