Vittoria! I migranti richiedenti asilo trasferiti nella struttura di Andrano
I trenta migranti da ieri notte hanno cambiato dimora: sono stati trasferiti nella struttura alberghiera di Andrano.
Ieri sera hanno lasciato l’area del “Dopolavoro ferroviario”, nelle vicinanze di piazzale Rudiae, a Lecce, dove hanno trovato un riparo precario per 45 giorni.
La pressione mediatica, esercitata in questi giorni dai volontari che si sono impegnati a garantire assistenza ai migranti, ha sortito gli effetti sperati.
Ora, tiriamo tutti un sospiro di sollievo, per aver tolto dal quel campetto i ragazzi. Le condizioni igienico sanitarie erano ormai al collasso.
Se esiste un parametro per misurare la civiltà di un popolo, quello dell’accoglienza ai migranti, per giunta richiedenti asilo politico, è sicuramente uno di quelli.
La città di Lecce non ha dato una bella dimostrazione, al contrario ha scelto l’indifferenza e si è dimostrata infastidita dall’intervento di volontari “non leccesi”, Pati Luceri, attivisti politici di Martano e il consigliere regionale Antonio Galati, che hanno sollevato la questione sui giornali e sui tavoli istituzionali. Una città che si è ridotta al centro storico, al barocco, all’immagine, ma poi dimentica tutto il resto.
Al Sindaco di Lecce vorremmo rivolgere l’appello a guardarsi intorno, a fare il giro della circonvallazione della città ogni tanto per prendere consapevolezza dei veri bisogni del capoluogo. Quei trenta migranti sono stati per 45 giorni cittadini di Lecce, e sono stati dimenticati dalla politica e dall’associazionismo leccese, troppo impegnato a fare “altro”.
Fabio Tarantino
Città di Lecce non pervenuta. Nessuna istituzione, nessun partito, nessuna persona. Che vergogna. L’accoglienza e l’umanità di un popolo non si misurano a Bed & Breakfast e simili… dietro l’estetica patinata del centro si nasconde la desolazione delle periferie, che in questo caso è emersa in tutto il suo squallore umano. Entrare in quel campetto di calcio in cui erano accampati i 30 ragazzi è stato come entrare in una dimensione parallela, surreale e crudele… era come uno scorcio di Sarajevo nei suoi tempi più bui, e invece eravamo nel cuore della bella Lecce, a due passi dalla vita di tutti i giorni, dalle eterne e inconcludenti riunioni dei partiti e dalla gente “normale”.