Zollino: vengono alla luce le vestigia dell’antico castello
I lavori di scavo per la sostituzione dell’asfalto con basoli in piazza Pertini, a Zollino, riportano alla luce le fondamenta di quello che fu l’antico castello del paese. E’ stato abbattuto a favore di un’ampia rigenerazione urbana nel 1971. Quell’atto ha sempre costituito una ferita profonda nella storia del paese, un rimpianto per quanti hanno passato gli anni della propria infanzia. I ricordi della gente si intrecciano con l’amarezza di quell’abbattimento. La data che riferisce della presenza del castello è del 1419. Originale proprietaria del casale di Zollino era stata la famiglia Chiaromonte, di chiara discendenza francese (Clairmont). In un’ala di quell’antico fortilizio, al primo piano, alcuni -oggi- anziani hanno frequentato le prime classi della scuola Elementare tenute dalla storica insegnante, Olga Castrignanò in Vilei. Il possedimento era stato- probabilmente- acquistato dal padre di “donna” Olga, così era conosciuta, ufficiale dell’esercito. Prima di arrivare alla famiglia Castrignanò passo attraverso numerosi baronie, l’ultima delle quali era stata quella dei De Leon, nel 1600. La gente che si accalca intorno ai lavori racconta di episodi a cui sono legati i loro primi anni di vita. Di quel magnifico pozzo al centro del palazzo chiuso da una splendida vera in pietra leccese. Di quelle nobili scalinate che, in fondo al cortile, davano l’accesso, una a destra e l’altra a sinistra, agli alloggi. A piano terra c’erano i locali destinati a stalle e depositi. L’intervento per dare seguito al progetto al progetto dell’ingegnere Tommaso Stoja del ’71 rase al suolo l’intero palazzo. L’attuale progetto di rigenerazione urbana è stato redatto dall’Ufficio tecnico. Il suo attuale responsabile è Luca Musarò ne è anche responsabile esecutivo.
I lavori affidati alla direzione dell’architetto, Giuseppe Russetti, sta restituendo al paese quella parte di storia che si credeva definitivamente perduta. Con questi rinvenimenti il progetto originale viene rivisto nella parte che riguarda le quote. In effetti non si può pensare di salvaguardare le parti rinvenute senza intervenire su queste. I lavori che l’impresa Guida di Copertino stava effettuando sono stati bloccati in attesa dell’intervento della Sovrintendenza ai Beni archeologici per la Puglia seguiti dal funzionario responsabile, Laura Masiello. Chiaramente, quell’antica presenza non potrà essere mai più (né si voleva) essere ricostruita. Ma, si può ricucire quello strappo alla storia del paese. “Tutto ciò che verrà riportato alla luce”, è l’impegno dell’archeologo sul luogo, Francesco Esposito, “sarà segnalato sul posto a perenne memoria dei posteri”, perché costituisca un ammonimento per le generazioni future. Al momento sono state ritrovate sporadiche presenze di ceramiche risalenti al XIII secolo.
Le fosse granaie rinvenute, le mura di recinzione, il fronte dell’antico fortilizio, costituiranno un percorso ben visibile agli occhi di chiunque, attraverso la messa in posa di basoli di differente tipologia rispetto al resto della piazza. Tale, comunque, da disegnare la perfetta sagoma dell’antica presenza in quel posto: forse di colore differente rispetto al resto del piazzale. L’unica fossa granaia fin’ora rinvenuta sarà recuperata alla vista attraverso un sistema di protezione e areazione. “Così, in qualche modo”, è il commento dell’archeologo, “verrà rimarginata la vecchia ferita nel cuore e nella storia del paese”. Ai più giovani quel richiamo sulla piazza- forse- dirà poco o nulla. Ma a coloro che intorno a quel luogo sono cresciuti, ogni volta che vi poggeranno il piede batterà, certamente, il cuore e torneranno prepotenti i ricordi.
Fernando DURANTE